Atlantic City, la regina di quadri

Atlantic City, la regina di quadri In cinque anni la città del New Jersey ha vinto la sfida con Montecarlo e, incredibilmente, ha soppiantato Las Vegas Atlantic City, la regina di quadri Tutti gli americani che contano, da Kissinger a Sinatra, sfilano nei sontuosi saloni dei suoi casinò: nel 1983 ci sono stati 24 milioni di visitatori, gli alberghi hanno incassato fortune - Gli introiti del «Golden Nugget», la casa da gioco più efficiente, hanno raggiunto i 460 miliardi - Ma proprio qui, nella «perla dell'Atlantico», si riassumono le contraddizioni del sogno americano: disoccupazione al 20%, criminalità, razzismo, ghetti popolari - Le mani di «Cosa Nostra» sulle roulettes e il «volto legale» delle «Famiglie» mafiose DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — All'inizio del secolo era nota come «la regina del mare», un appellativo salgariano che rendeva appena giustizia alla sua magnifica spiaggia, ai suoi superbi teatri e alberghi, alle sue strade e ai suoi edifici maestosi. Da quest'anno, da quando cioè i suoi proventi dal gioco d'azzardo hanno superato quelli di Las Vegas, è conosciuta come 'la capitale dei casinò», la risposta statunitense alla sfida di Montecarlo. Tutti gli americani che contano, da Henry Kissinger a Frank Sinatra, dal magnate Hilton allo scrittore Mailer, sfilano prima o poi nei suoi saloni grondanti di ori e di broccati. Non è solo la suggestione del rischio e del lusso ad attirarli, ma anche il clima di mistero e di potenza che la avvolge. Le sue ambizioni sono senza limiti: partita coi concorsi di Miss Mondo, essa sogna di arrivare alla «Convention •> del partito democratico. Atlantic City ha incominciato la seconda vita nel 1978. con l'apertura, il Memorial Day (il giorno dei Caduti), del casinò ..Resorts», 30 milioni di dollari di investimenti, circa 50 miliardi di lire, inviti ai reali d'Europa, le più belle donne di Hollywood. Quello del «Resorts» 6 un nome famoso in un certo mondo americano: l'impresa ha quasi il monopolio del gioco d'azzardo alle Bahamas, nel suo casinò andava a riposare Nixon quando era presidente, e lo Scià di Persia vi trovò il suo primo rifugio nell'esilio. Al momento di darle la licenza, John Degnali, il procuratore del New Jersey, la accusò di avere legami con la mafia, tirò in ballo due «associati», Louis Chester ed Edward Cenilli, della «lamiglia» di Meyer Lansky, il «boss» della Florida. Ma Joseph Lordi, 11 direttore della commissione di controllo, non gli prestò ascolto: «L'integrità e stabilità finanziarla della Resorts — decretò — sono palesi». In cinque anni, 11 «boom» di Atlantic City ha superato ogni aspettativa. Situata al fondo del New Jersey, con città come New York, Balttmora, Filadelfia e Washington in un raggio di 500 km, la capitale dei casinò ha fatto subito l'eri plein. Nel 1983, l'hanno visitata circa 24 milioni di persone — il doppio di Las Vegas. Gli «High rollers», quelli che puntano più alto, con giocate cioè di 5000 o più dollari alla volta, sono stati oltre 250 mila. I suoi nove grandi alberghi, con soli 5000 posti letto, contro la trentina di Las Vegas, in grado di ospitare una piccola popolazione, hanno incassato due miliardi e mezzo di dollari, quattromila miliardi di lire. Il «Golden Nugget», il casinò più moderno ed efficiente, ha segnato un ricavo di 300 milioni di dollari, 460 miliardi di lire. «L'Eldorado — ha scritto il Washìngtoìi Post — non è più nel deserto del Nevada ma sulle sponde dell'Atlantico». Col suo successo, «la nuova Las Vegas», come Atlantic City è anche battezzata, ha messo in crisi quella vecchia. Dal serbatoio di 56 milioni di persone del suo circondario, quasi la popolazione dell'Italia, vi affluiscono notte e giorno orde di gitanti, sui pullman con l'insegna del levriero, in auto e in treno, le vedove coi capelli cotonati avanti a tutti. Ai suol moli attraccano i transatlantici in crociera, al suo aeroporto atterrano gli aerei coi tours a prezzo fisso. Persino per gli stranieri in viaggio per l'America visitare l'ex «regina del mare» è un obbligo. Con le conigliette del palazzo di Playboy, le macchinette a gettone, i famigerati «banditi a un braccio solo», le arcades o portici con i videogames, le sue ragazze facili l'attrattiva di Atlantic City è irresistibile. «Las Vegas piange gli anni delle vacche grasse — ha scritto il New York Times — quando la sua rivale era in piena decadenza». In questa «perla dell'Atlantico», i sociologi riassumono le contraddizioni del sogno americano. Nessun popolo al mondo gioca d'azzardo più di quello yankee: tra corse di cavalli, lotterie, casinò 11 volume d'affari supera 1 20 miliardi di dollari l'anno, circa 33 mila miliardi di lire, poco meno dello stanziamento della Nasa per la conquista della Luna. Scommesse, roulettes e via di seguito sono ormai permesse in 45 Stati dell'Unione. Il Nevada, che legalizzò «il Vi¬ sio», come lo chiama ancora il predicatore Biily Graham, nel lontano 1931, è superato, in quanto a introiti, dallo Stato di New York, la California, la Florida, l'Illlnols e il New Jersey. La passione e lo spreco coesistono con la povertà: Atlantic City è anche una delle piaghe del Paese, con i suoi quartieri disastrati, l'altissima percentuale dei disoccupati, più de) 20 per cento, l'alto lasso di criminalità, la discriminazione contro la minoranza negra. «Il fascino torbido di Atlantic City» ci dice Robert Martinez, l'ispettore della procura del New Jersey «?iasee anche dal contrasto tra il lusso sfrenato della parte nuova e la disperata miseria della parte vecchia. E' un problema di riforme, certo: nel '78, i casinò si impegnarono a riinvestire il 2 per cento degli introiti nel Comune, ma le autorità "dimenticarono" di precisare come, ed essi compiono solo speculazioni immobiliari». Calca su «di?N«n/.icarono»: col boom, sono arrivate le accuse di speculazione, il sindaco in persona, Michael Matthews, è sospettato di aver intascato bustarelle, un agente dell'Fbi Jim Bianco, fingendo di essere un «investitore» gli avrebbe versato 2 mila dollari. «Ma la gente viene soprattutto per la mafia» aggiunge Martinez. «Mafia e gioco d'azzardo vanno insieme: nel secondo, la prima trova il riciclaggio ideale dei denari sporchi. Qui si respira l'aria dei gialli hollywodiani». A Atlantic City, spiega l'ispettore, la mafia opera su due piani. Da un lato, finanzia e partecipa agli utili dei casinò. Il luglio scorso, la polizia newyorchese ha presentalo alla commissione giudiziaria del Senato un rapporto in cui identifica la principale «azionista» della «nuova Las Vegas» nella «Famiglia» Gambino. oggi diretta da Paul Castellano, cognato del deiunto «capo dei capi» Carlo Gambino, forte di 250 «soldati». La polizia del New Jersey prepara a sua volta un «libro bianco» che denuncia la presenza della «Famiglia» Genovese, presieduta da Philip Lombardo, e da una coppia di aiutanti celebri, Anthony Salerno, detto Tony il Grasso e Gerardo Catena. La polizia di Chicago ha inviato a Ramirez un dossier sulla Bally Manufacturing, un'impresa cittadina che ha aperto un casinò ad Atlantic City, ma che deve la propria fortuna alla fabbricazione delle macchinette a gettone: sostiene che è legata a catena e agli eredi di Al Capone, un gruppo di «Famiglie» in Illinois. Questa è la faccia «legalitaria» della mafia, sottolinea l'ispettore. Ma ve ne è un'altra più aggressiva e tradizionale, quella del traffico della droga, della «protezione» dei commercianti, della prostituzione. «E' un terreno diverso, su cui combattono una guerra sanguinosa "Famiglie" mafiose di Filadelfia e Baltimora» afferma l'ispettore. Filadelfia, soprattutto, ha visto un bagno di sangue all'interno della locale «Cosa Nostra». 11 boss Russo è stato eliminato al termine di una faida spaventosa, per volontà, pare, dei cugini newyorchesi, ansiosi di ripristinare l'ordine, per impedire all'Fbi di svolgere in¬ dagini troppo approfondite. A Filadelfia adesso è in corso un conflitto per la successione, con «capitani» come Scartò e Narducci in primo plano. La posta in gioco è altissima: il controllo di una sola delle attività clandestine di Atlantic City garantisce guadagni di miliardi. Ramirez non dubita che sia soltanto questione di tempo prima che l'Fbi intervenga. Lo ha fatto a Las Vegas, dove a ottobre, al termine di un'indagine di cinque anni, ha incriminato 15 dirigenti della «onorata società», tra cui i «pezzi da novanta» di Chicago, Kansas City e Milwakee. I reati sono appropriazione indebita, evasione fiscale, estorsione, corruzione di pubblico funzionario, eccetera. L'elenco degli imputati sembra il Ghota della malavita organizzata dell'America di mezzo. Vi figurano il boss di Milwakee Balistrieri di 64 anni e i suoi due figli Joseph di 43 e John di 34; quello di Chicago, Aiuppa, settantacinquenne, col suo vice Cerone, sessantanovenne; quello di Kansas City Civella col suo braccio destro De Luna e con Venforcer, ossia l'uomo incaricato di applicare il codice d'onore a Las Vegas, Spllotro. Quel che avviene normalmente è che gli incassi vengono «truccali» e una parte sostanziosa finisce a Cosa Nostra. A Las Vegas, l'Fbi ha implicato nella vicenda i casinò più frequentati, dal Tropicana al Freemont. Ad Atlantic City, i vecchi residenti non dubitano che accadrebbe altrettanto. Ma la presa dei vari interessi, mafiosi e no, sul nuovo paradiso dei giocatori americani non si allenterà facilmente. E' in atto una corsa ad Atlantic City di cui non si può predire l'esito. La «Resorts» per esempio ha stanziato altri 500 milioni di dollari, 800 miliardi di lire, per ampliare il proprio impero. Dal Nevada. attirati dal miraggio, giungono sondaggi persino dai sindacati che godono dei favori della onorata società, come quello dei «teamster», gli autoferrotrasportatori. Se la Casa Bianca o il Congresso non prenderanno misure, quella dell'Fbi diverrà una fatica di Sisifo. Ennio Caletto