Parlano i pentiti della 'ndrangheta 51 in carcere nella grande retata

Parlano i pentiti della 'ndrangheta 51 in carcere nella grande retata Uno degli ordini di cattura spiccato contro un parlamentare Parlano i pentiti della 'ndrangheta 51 in carcere nella grande retata Trovati i responsabili di quattro sequestri di persona avvenuti in Calabria, i killer della strage di Taurianova (sparatoria durante un summit mafioso) - Scoperti anche gli assassini di un esponente comunista di Rosarno NOSTRO SERVIZIO. CATANZARO — Anche la 'ndrangheta ha i suoi pentiti e la magistratura comincia a creare delle smagliature nella rete dell'organizzazione. 11 procuratore della Repubblica di Palmi, dott. Giuseppe Tuccio ha firmato 124 ordini di cattura e uno riguarderebbe (i carabinieri smentiscono) un esponente politico che gode dell'immunità: per arrestarlo occorre l'autorizzazione dei Parlamento. L'operazione ha impegnato i carabinieri di tre province e tra martedì e ieri cinquantun persone sono finite in galera, per altre 37 l'ordine é stato solo formale in quanto si trovano già da tempo dietro le sbarre. 21 sono riuscite ad allontanarsi poco prima che arrivassero i militari, quindici sono i latitanti da sempre e tra questi il capo della 'ndrangheta, Giuseppe Pi' romalli. L'accusa é uguale per tutti: associazione per delinquere di tipo mafioso. La retata é stata possibile per le rivelazioni di alcuni grossi personaggi nel mondo della malavita (cé anche una donna) e in particolare si fa il nome di Pino Scriva, 36 anni, die ha la residenza a Rosarno e la fama di essere il «re delle evasioni». E' in carcere dal settembre scorso e ce lo ha mandato il comandante della compagnia carabinieri di Gioia Tauro, capitano Gilberto Murgia, il quale é riuscito a convincerlo a dire tutto quanto sapeva sulla 'ndrangheta che opera in provincia di Reggio Calabria. Grazie alla sua confessione, gli investigatori sono riusciti ad aprire uno spiraglio nel mi stero che avvolgeva ben 31 omicidi, hanno trovato i responsabili di quattro sequestri di persona, i killcrs della strage di contrada Razza di Taurianova e gli assassini dell'esponente comunista di Rosarno, Giuseppe Valarioti. La strage di Taurianova é del 1 aprile 1977. Jn un cascinale tra gli ulivi c'era un sum¬ mit di mafiosi che si spartivano gli appalti per i lavori nella nella Piana di Gioia Tauro. Ogni boss voleva mettere le mani su un pizzico di miliardi, era una riunione assai importante e bisognava difendere a tutti 1 costi l'anonimato dei vari personaggi seduti attorno al tavolo. Ma casualmente il vertice fu interrotto dall'arrivo di tre carabinieri in pattuglia: raffiche di mitra, colpi di pistola e di lupara, due militari uccisi (Stefano Condono, 47 anni e Vincenzo Caruso, di 27) e stessa fine anche per due mafiosi (Rocco Avignone, 35 anni e il nipote Vincenzo, di 20). Molti furono gli arrestati e due anni or sono il processo si concluse con sette condanne a pene varianti dai 30 ai 18 anni. Ora, grazie alle rivelazioni dei pentiti, pare che al summit partecipassero, oltre ai sette, anche Giusepope Plromalli, Saverlo Mammoliti, Francesco Albanese, Girolamo e Giuseppe Raso. Il clan dei Pesce, che ha le mani sulla cittadina di Rosarno, sarebbe implicato nell' omicidio di Giuseppe Valarioti, compiuto il giorno dopo le elezioni (giugno 80). Il segretario politico della sezione comunista di Rosarno si era op posto alle infiltrazioni mafie se in una cooperativa operaia che trattava agrumi. Fu as sa ss ma lo a colpi di lupara alla periferia di Nicotera, mentre usciva da un ristorante. Del crimine fu accusato Giuseppe Pesce (é tra i 21 che sono riusciti a scappare prima che arrivassero i carabinieri) ma la Corte di assise lo assolse. L' uomo non sarebbe stato l'autore materiale dell'omicidio, ma il mandante assieme al fratello Antonino, al boss Giuseppe Piromalli e Sante Pisani. Avrebbe schiacciato il grillotto della lupara Francesco Tominello, 25 anni, anche lui di Rosarno, eliminato nel settembre del 1981. Si può intuire anche il perché: era un testimone troppo pericoloso e forse aveva chiesto altro de¬ naro in cambio del silenzio. Luce anche sul sequestri di persomi avvenuti negli Anni Settanta: sono quelli del commerciante Vincenzo Cannata, di Taurianova (300 milioni di riscatto) del possidente Salvatore Fazzari, di San Giorgio Morgeto (non si conosce la cifra del riscatto) dello studente Francesco Napoli, di Palmi (500 milioni) e del farmacista Vincenzo Macii, di Grotterla, rapito nel 1976 e del quale non si sa più nulla. Forse é morto. Tra i cinquantuno finiti in carcere l'altro ieri c'é anche Saverio Mammoliti, che si é definito un ex boss in quanto sarebbe uscito dalla 'ndrangheta per dedicarsi all'attività turistica. Ha dato vita a un campeggio sulla spiaggia di Scinà, a Gioia Tauro. Ma un colpo di spugna non é sufficiente a cancellare un passato di malefatte. Aldo Popaiz