Palazzo Ricci torna alle glorie del '500 di Ermete Grifoni

Palazzo Ricci torna alle glorie del '500 Macerata, dopo 5 anni di restauro Palazzo Ricci torna alle glorie del '500 Ospita anche una pinacoteca d'arte moderna NOSTRO SERVIZIO i MACERATA — Una delle più imponenti operazioni di recupero di un bene culturale è giunta oggi a compimento con l'inaugurazione a Macerata del restaurato Palazzo Ricci e della Pinacoteca d'arte moderna situata al pianterreno dello storico edificio. Rimesso a nuovo dalla Cassa di Risparmio di Macerata, che nell'intera operazione ha speso diversi miliardi, Palazzo Ricci è uno di quegli edifici gentilizi in cui si riconosce il carattere della città, si manifestano le radici di una cultura. E in questo caso lo spirito delle Marche auliche e papali, per oltre due secoli appartenute a cardinali e governatori pontifici, emerge nell'Intero complesso riportato al primitivo splendore da tutta una serie di ben ventidue soffitti stuccati e dipinti (undici dei quali interamente recuperati alle manomissioni e all'incuria) nonché da sottofinestre, sportelloni, porte, stipiti, ante, decorati con eccezionale raffinatezza, e arredi, mensole, salotti che vanno dal barocchetto al neoclassico autentici. Questo lavoro, che ha richiesto fiumi di denaro e procedimenti sofisticati di recupero come le radiografie delle parti manomesse o deturpate e come la rimozione delle vernici sovrapposte mediante sistemi di controllo elettronico, è durato più di cinque anni. La costruzione di Palazzo Ricci, nel centro storico di Macerata, sorto su un'area appartenuta nel Medioevo al monaci farfensi, fu cominciata sul finire del '500 dalla famiglia Petrocchlni che ebbe tra 1 suol componenti un cardinale, diversi gentiluomini e cavalleri della Corte di Spagna, imparentati con un'altra facoltosa famiglia, 1 Ricci. L'edificio, affrescato tra il '600 ed il '700 da una schiera di pittori, artigiani e maestri decoratori che a lungo operarono in molte ville e dimore patrizie delle Marche, ebbe gli onori e gli oltraggi della vicenda storica delle Marche: dalle spogliazioni del periodo napoleonico ai fasti delle corti cardinalizie. Da qui, nell'eoo, partirano i primi moti risorgimentali soffocati nel sangue e qui, dopo l'annessione al Regno, soggiornò a lungo Massimo d'Azeglio. Con l'ultima guerra il palazzo cominciò ad andare In rovina: ospitò sfollati, fu diviso in minialloggi, manomesso, poi fini nell'abbandono, un degrado che si interruppe soltanto sette anni fa, quando fu aidrafltocsstmvCCL acquistato dalla banca che iniziò il recupero a cominciare dagli infissi, molti asportati e recuperabili sul mercato di antiquariato della zona, altri finiti perfino a Roma nelle ville di un paio di attori cinematografici. Il pianterreno del palazzo è oggi occupato dalla Pinacoteca d'arte moderna che la Cassa di Risparmio ha messo a disposizione della città: un centinaio di opere dei maggiori maestri italiani dal primo Novecento ad oggi. Ci sono tutti i grandi, nessuno escluso: De Chirico, Morandl, Outtuso, Casorati, De Pisis, Fontana, Licini ecc. Quadri acquistati nel corso degli anni, alcuni anche poco noti e quindi un boccone appetitoso per gli studiosi. Tra questi pezzi rari c'è anche la famosa «piovra» del maceratese Gino Bonichi, detto Scipione, uno dei fondatori, con Mafai e la Raphael, della «scuola romana». Scipione, morto nel 1933 a 29 anni, lasciò in tutto una trentina di opere, oggi disperse nel mondo. E' solo un caso fortunato che una di queste l'abbia la sua città natale. Ermete Grifoni

Persone citate: Casorati, De Chirico, De Pisis, Fontana, Gino Bonichi, Licini, Mafai, Massimo D'azeglio, Ricci

Luoghi citati: Macerata, Marche, Roma, Spagna