La muraglia di Venezia
La muraglia di Venezia SI RISCOPRE L'ANTICO ARSENALE La muraglia di Venezia VENEZIA — Da S. Marco verso il sestiere di Castello, camminando come si può ancora camminare .da queste parti, ci si scontra a un certo punto con una grande muraglia: circondala da canali, irta di merli, sorvegliata da torrette. Se proviamo a seguirla, troviamo che continua per chilometri in un'infilata di prospettive, svolte improvvise, luci mutevoli. Due sole porte d'acqua, un accesso da terra: Venezia è una citta da secoli «aperta., ma questo è un luogo chiuso, appartato, segreto. E' l'antico Arsenale: quasi mezzo milione di metri quadrati di officine, darsene, scali, depositi. Palazzi del Paradiso e Case del Diavolo. Non basta: nel tentativo ormai senza speranza di aggirare la muraglia, ci accorgiamo che essa blocca quasi ogni passaggio nel punto più delicato della difficile «forma urbis, veneziana: in pratica, per raggiungere i quartieri a Est dell'Arsenale, è disponibile appena un varco pedonale sull'orlo della laguna. Anche arrivando dal nutre, uno strano giro di canali porta, lontano le navi: solo una coppia di torri segnalano la fortezza. L'arrivo dalla laguna è più fortunato: il motoscafo pubblico, da qualche anno, attraversa la «darsena vecchia»; ma non è che un breve tratto di canale, mentre intravediamo lontane distese d'acqua tra costruzioni ignote. Oggi è finalmente possibile, su domanda, visitare l'intera citta proibita, e un plano di massima è pronto per il suo riuso. Ma fino ad oggi l'immenso recinto è rimasto cosi ferreamente chiuso che i veneziani negli ultimi tempi si erano pressoché dimenticati della loro più gloriosa struttura di lavoro, avevano quasi •rimosso, tutto un groviglio di attività e di intelligenza. Quanto al milioni di turisti che calano a Venezia, riteniamo che nessuno di loro sia mal stato qui dentro: tanto più che nelle piante moderne l'Arsenale appare come una grande macchia bianca, senza indicai».. . e la Guida di Venezia piti .omosa, su 970 pagine, gliciic "xmeede appena due. Solo la recenUsslrr'" «Guida dell'Espresso. curata da Giorgio Bellavitis, gli dedica un capitolo con alcune foto e piante; ed è appunto del Bellavitis il nuovo libro L'Arsenale di Venezia, edito da Marsilio, che finalmente affronta su trecento pagine serrate il problema della fortezza in citta: presentandoci per la prima volta in un insieme organico gli sviluppi organizzativi,, urbanistici e architettonici della megastruttura nelle complesse vicende storico culturali di Venezia. Se ne ricava che il ruolo dell'Arsenale è stato fino a ieri determinante nella creazione del tessuto sociale ed economico della citta, impregnandone per secoli, da ruolo portante, ogni attivita. Dati e fatti, iscrizioni e tradizioni, tutto è qui sottoposto a verifica: la stessa data tradizionale di fondazione viene discussa e contestata; e infine «trasferita» dal 1104 al 1220. Rigorose ma mal pedanti, queste pagine ci percorrono con rara felicita: anche quando assistiamo alla lenta formazione del mostro, tra canali e conventi; o ci aspettiamo la sinistra apparizione del Turco alle porte di Venezia e d'Europa: mentre un centinaio di galere viene allestito in due mesi, e l'eco del pericolo mortale prende alla gola gli uomini che lavorano sugli scali, l'antica città, e noi stessi. Nei tempi moderni, è specialmente documentato il ruolo dell'occupazione francese: terrificante per le tremende spoliazioni, ma ricco di intelligenti apporti tecnici. Ma la scoperta più straordinaria è che il filo conduttore delle infinite vicende si svolge poco per volta quasi in senso contrarlo a quello che ci portava in ricognizione per le cai. 11 qui attorno. Il grande arsenale ci appare bensì come fortezza, muraglia, officina, luogo di lavoro; ma anche, e non meno, come luogo urbano. Quegli improbabili passaggi, quelle viuzze oscure da cui eravamo riusciti a sbucare finalmente sotto i suoi muraglioni. non sono in realta diverse dai varchi appena misurati sulla breve taglia umana, che portano faticosamente, oggi come ieri, agli altri due nuclei - crocevia della citta storica: il nodo commerciale di Rialto e il centro politico di S. Marco. Una volta penetrati qui dentro, troviamo bensì edifici di eccezionali proporzioni (le «Corderie» sono lunghe quasi 11 doppio di Piazza S. Marco), ma sempre in una straordinaria simbiosi con le strutture «minori», in un insieme che subito riconosciamo familiare: pensato e costruito con la stessa compenetrazione di tecnica e bellezza che splende nei palazzi traforati come nelle rive disperse: tra gli stessi amorosi particolari, le stesse pietre. Sicché non ci sentiamo in un'altra citta o al di là dei confini di questa; ma sempre In una sola, in uno del suoi nodi tipici Vero che l'Arsenale, nel suo secolare evolversi, ha stravolto canali, distrutto strade e case, abbattuto chiese e conventi; ma a sua volta ha dato origine a intere zone urbane che fanno parte della Venezia più originale e più sconosciuta. Paolo Barbaro
Persone citate: Giorgio Bellavitis, Paolo Barbaro
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