Schirinzi, Marinoni, le scale di Osvaldo Guerrieri

Schirinzi, Marinoni, le scale Schirinzi, Marinoni, le scale TORINO — Impegnato ad investigare il mito di Ercole per l'Emilia Romagna Teatro, Massimo Castri ha presentato l'ai tra sern all'Adua, ospite del Gruppo della Rocca, il primo tronco di una trilogia che, dopo le TYachinie di Sofocle, comprenderà Eracle e Alcesti di Euripide. SI può immaginare perché Castri abbia aperto la sua ricognizione eraclea con Sofocle, con un autore cioè che scardina la maestosità e l'intanglbillta del mito, scende dalle rarefazioni olimpiche per Immergersi nel subbugli del cuore e nella degradazione dell'ordine antico. In passato Castri ha dedicato attenzione alla grande drammaturgia borghese, ha studiato e mostrato la dialettica infernale che lega e annienta personaggi in crisi, e ha creduto di scorgere nelle Tracftinie un prolungamento (o un anticipo) di un certo clima drammaturgico otto-novecentesco. Eracle, tornato a Trachine dove lo aspettano 1 figli e la moglie Deianira, viene Inconsapevolmente ucciso da lei che gli ha mandato in dono, per accoglierlo, un peplo intriso del sangue del centauro Nesso. Deianira pensa che quel peplo abbia un potere magico, sia una specie di filtro amoroso con cui riconquisterà il cuore dell'eroe tutto preso dalla schiava Iole. Ma quel peplo contiene succhi mortiferi che penetrano nelle carni dello sventurato e gli instillano una morte atroce. Deianira, accortasi del pro¬ prio errore, si uccide sul letto nuziale ; Eracle, preda del proprio delirio, fa promettere al figlio Ilio di preparargli il rogo che lo liberi dalla pena, di prendere In moglie la schiava Iole e di ripristinare gli antichi prlnclpli cui 11 giovane si ribella. Crisi della coppia, mostri dell'inconscio e della ragione: le TYacftinte di Castri diventano un nuovo dramma borghese che si avvolge a gomitolo nella bellissima scena di Maurizio Baiò, un muro grigio e spoglio che, ruotando in molteplici direzioni, disegna una serie ininterrotta di scale, di pianerottoli, di corridoi. In questa casa, i personaggi non s'incontrano mal. Salgono e scendono le antiche scale, scivolano lungo i muri portando ciascuno la propria pena. In Sofocle, 11 coro fa da tramite dialettico agli isolati fantasmi della ragione, ma nella messinscena di Castri questo essenziale aspetto drammatico si perde a vantaggio dell'irrimediabile solitudine dei personaggi. Con la riduzione del coro a presenza quasi inai f era bile e inudibile, gli attori diventano prigionieri dei loro soliloqui. Se Paola Mannoni sa esaltare, con toni quasi espressionisti, la pena di Deianira, se Tino Schtrinzi spoglia Eracle di ogni traccia eroica e .sporcail suo parlare con cupi borborigmi, gli altri interpreti oscillano tra incertezza e maniera. Alla prima, applausi rispettosi. Osvaldo Guerrieri

Persone citate: Castri, Marinoni, Maurizio Baiò, Paola Mannoni, Schirinzi, Tino Schtrinzi

Luoghi citati: Emilia Romagna, Torino