Tangente di cinquanta milioni accusa il sindaco di Borghetto

Tangente di cinquanta milioni accusa il sindaco di Borghetto Pier Luigi Bovio (pei) è l'ultimo degli arrestati nell'inchiesta Teardo Tangente di cinquanta milioni accusa il sindaco di Borghetto La stessa cifra versata a esponenti del psi - Lo sviluppo dell'inchiesta determinato dalla confessione di Siccardi, faccendiere dell'ex presidente della giunta regionale SAVONA — E' in carcere Pier Luigi Bovio, 40 anni, architetto di Albenga, sindaco di Borghetto Santo Spirito dal 1975, chiamato dal pel alla guida dell'amministrazione per bonificare la città, simbolo della più selvaggia speculazione edilizia. L'arresto, oltre al psi e alla de, coinvolge anche 11 maggior partito di opposizione a livello nazionale nell'Intricatissima inchiesta di tangenti e taglieggiamenti ormai conosciuta come «caso Teardo». Il professionista (sospeso dal partito per iniziativa della federazione provinciale) è stato tirato in ballo da documenti e, soprattutto, dalla chiamata In correità, da parte^ di Roberto Siccardi, faccendiere dell'ex presidente della giunta regionale ligure, Alberto Teardo, e del suo gruppo. Le accuse, suffragate dalle testimonianze di Pier Santo Ohtgllazza, titolare dell'omonima impresa di Finale Ligure, e di Erosilo Bogllolo, Impresario edile di Alasslo, sono precise e circostanziate. Nelle tasche di Pier Luigi Bovio e di Leo Capello, cassiere della presunta associazione a delinquere di tipo mafioso, per gli appalti di Borghetto Santo Spirito, sarebbero finiti circa cento milioni di lire: 50 al socialisti, altrettanti all'esponente del pel. La ripartizione delle tangenti aveva una sua ragione. Psi e pei erano e sono le due forze politiche che detengono la maggioranza assoluta nel Consiglio comunale della città. Le bustarelle sono state versate per aggiudicarsi gli appalti della scuola materna «Palmiro Togliatti» e di una serie di strade comunali. L'ammontare dell'importo dei lavori non si conosce esattamente, ma si aggira sui dieci miliardi. Non sono che una goccia del fiume di denaro che sarebbe corso dagli Impresari ai politici. Pier Santo Ghigllazza da solo — e lo ha ammesso davanti al giudici — ha versato a «cW deteneva il potere» oltre mezzo miliardo. E' una cifra che gli inquirenti ritengono «carente per difetto perché anche i testimoni ammettono soltanto quello die non possono negare». Dagli ultimi sviluppi dell'inchiesta la classe politica esce malconcia. Quello che si riteneva un «affaire» prettamente socialista non è più tale. Gli arresti di Domenico Abrate (de) presidente della Provincia di Savona e del sindaco di Borghetto chiamano In causa anche 1 due partiti più importanti e si ha l'Impressione che non si tratti di fatti Isolati. Lo avrebbe confermato, indirettamente, Pier Santo Ghlgliazza. «Per ottenere appalti pubblici —è ciò che avrebbe detto l'impresario ai giudici, Francantonio Granerò e Michele Del Gaudio — si doveva pagare chi deteneva il potere. Per lavorare ho versato le somme richieste. Non mi sono mai chiesto quale tessera avessero in tascagli uomini politici». Se questa era la logica prevalente, e le tangenti imposte o versate spontaneamente da molti impresari lo confermerebbero, si spiega e trova credito l'accusa degli Inquirenti che imputa agli inquisiti per associazione a delinquere di tipo mafioso di avere taglieggiato le attività economiche pubbliche e di privati di Savona e provincia da «epoca anteriore al 1978 fino a 'dopo il 13 settembre 1972». I cento milioni versati per ottenere gli appalti che riguardano Borghetto Santo Spirito sarebbero finiti nelle tasche degli interessati tramite due canali diversi. Cinquanta milioni sono stati versati a Leo Capello da Roberto Siccardi. Gli altri cinquanta sarebbero stati recapitati al sindaco di Borghetto da un intermediarlo di cui gli inquirenti tacciono le generalità. Anche quest'ultimo è stato convocato dai giudici e, ieri, è stato sentito come teste, insieme a Bogllolo. L'architetto Bovio, assistito dall'avvocato Donato Cangiano, è stato interrogato a lungo nel pomeriggio. Avrebbe respinto ogni addebito. Tre ore, anche di contestazioni su fatti specifici, non gli avrebbero fatto mutare il tono e la sostanza delle risposte: «£' tutta una macchinazione». Non avrebbe spiegato se. contro la sua persona o contro il partito che rappresenta. In questa vicenda restano ancora da chiarire molte cose. Martedì scorso, nel corso degli interrogatori, di Roberto Siccardi e Alberto Teardo ne sarebbero emerse di nuove: soprattutto nomi di personaggi di caratura nazionale della politica e dell'economia. Autorizzano l'ipotesi che l'inchiesta si estenda, a macchia d'olio, oltre i confini liguri. Alcuni di questi nomi sarebbero stati pronunciati dal giudici e sarebbero codificati nella documentazione sequestrata. Qualcuno potrebbe aggiungersi alla lunga serie degli in| qulsiti. Bruno Balbo

Luoghi citati: Albenga, Borghetto, Borghetto Santo Spirito, Finale Ligure, Savona