Processo di eutanasia: «Non vada in carcere»

Processo di eutanasia: «Non vada in carcere» 11 pm chiede 10 anni di arresti domiciliari per l'uomo che uccise il nipote idrocefalo ; Processo di eutanasia: «Non vada in carcere» ROMA — «Chiedo per l'o-i mlctdto una condanna a dtecf anni e un mese di reclusione perclié il gesto con cui l'imputato Ita messo fine alla vita del nipote, diciottenne handicappato, è da considerarsi co-, me un atto d'amore, di altruismo, di alto valore morale, un( atto che ha impedito ulteriori, sofferenze ad un ragazzo irrecuperabile, E dal momento che sia-dall'indagine istrutto-' ria sia da quella dibattimentale dell'imputato si è delineata una figura di persona "per bene " chiedo per lui — ha concluso il pubblico ministero — il beneficio degli arresti domiciliari: ' ... H pjn. Francesco Nitto Paiima aveva appena finito di i parlare quando nell'aula della Corte d'assise si è levato un applauso caloroso. Il pubblico numeroso, che sin dal matti-; no aveva affollato l'aula intitolata ad Eugenio Occorslo,' non è riuscito a contenere l'emozione, a rimanere freddo, ed imparziale:. Solo lui, l'imputato, Luciaino Paplnl, 41 anni, dipendente dell'AIitalla in aspettativa1 che il 5 settembre di due anni fa uccise con un colpo di pistola alla nuca 11 nipote Sandro, idrocefalo dalla nascita, è. riuscito a rimanere, come sempre, impassibile. Poche ore prima era stato invitelo dal presidente Massimo Carli a raccontare ancora' una volta quella triste storia conclusasi con un colpo di pistola alla tempia, un giorno del settembre '81. «Lo decisione di uccidere mio nipote Sandro — aveva dichiarato molto onestamente alla corte — girava nel mio cervello da parecchio tempo, perché quando, si vive l'esperienza che ho avuto io non si può non pensare alla morte come unico rimedio, come una speranza, una liberazione per chi soffre». Sandro, il nipote, era nato con quella malformazione da un rapporto che sua sorella Marina aveva avuto nel '73, all'età di sedici anni. Il padre (naturale del ragazzo ne era stato informato, ma non si era mai fatto vivo. Marina aveva voluto il piccolo con sé ma col passare degli anni i rapporti fra madre e figlio si erano incattiviti a causa della melatila. La ragazza, a un certo punto, non ce la fece più, si.ammalò anche, poi decise di rifarsi una vita e conosciuto un uomo lo sposò, ed ebbe da lui una bambina. Lasciò Sandro, con 11 consenso della famiglia: al povero giovane, da quel momento si dedicò anima e corpo lo zio Luciano, che per lui rinunciò anche ad una vita sentimentale. Per poterlo meglio seguire lo adottò, e negli ultimi tempi, quando la malattia e il rifiuto del giovane verso la vita si acuirono, si mlsp in aspettativa oer Doler¬ gli stare accanto giorno e notte. A suo modo, come ha sostenuto ieri anche il professor Giorgio Cavaliere, un insegnante specializzato che segui Sandro per diversi anni, il ragazzo era notevolmente capace. E forse proprio la capacità di capire il suo handicap e la coscienza dell'imposslbultà di una vita normale determinarono in più occasioni, specie negli ultimi mesi, crisi violente. A nulla valsero le cinque operazioni al cervello cui fu sottoposto: solo dopo la prima, subita all'età di quattordici anni, segui un periodo di Roggero Conteduca (Continua a pagina 2 in «osta colonna)

Persone citate: Eugenio Occorslo, Francesco Nitto Paiima, Giorgio Cavaliere, Massimo Carli, Roggero Conteduca

Luoghi citati: Roma