L'Europa da rifare
L'Europa da rifare Viaggio tra i tecnocrati di Bruxelles L'Europa da rifare E' la conseguenza della crisi economica, affrontata in modo divergente nella Cee - L'allarmante spinta centrifuga sulla Germania DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — Berlaymont, il palazzone di vetro della Cee, è destinato a chiudere i battenti, i 10 mila eurocrati dovranno tornare a casa e riciclarsi, le ingrigite speranze comunitarie non hanno più senso alcuno? Interrogativi non retorici qui a Bruxelles, dove il dopo-Atene fa temere una sorte analoga a quella di altri infranti organismi, sopravvissuti come sigle e apparati, destinati alla gestione burocratica dei residui, agli impegni che ne salutarono l'origine: l'Ocse a Parigi, la Società delle Nazioni a Ginevra, l'Ueo... Oppure c'è da aspettarsi proprio dal momento di verità die è stato in fondo la baruffa di Atene un soprassalto di con-, sapevoleeza europea? E Mitterrand, quando con il primo dell'anno la Francia assumerà la presidenza di turno della Cee. farà davvero uscire dal cilindro il coniglio di nuove politiche di rilancio? Sembra sug, gerirlo l'editoriale di Le Monde— 'Delbuonuso della crisi» — lasciando intendere die forse ad Atenei francesi avrebbero favorito il naufragio del vertice opponendosi alle richieste inglesi,con l'intento di apparire domani come i deus ex machina della situazione. Ma Frangols Xavier Ortoli, vicepresidente della Cee, più . volte ministro, mi dichiara: •E' un'ipotesi sciocca, tutt'al, tro che machiavellica, poiché • avremmo solo ottenuto di ren. dere ancor più difficili i compi1 li che aspettano la presidenza .francese». Con Ortoli, che oggi sovrtn". tende alla politica economica e monetaria, con il suo entourage di lucidi tecnocrati pari , gini, con i commissari italiani, ■ Natali e Giolitti, con ti nostro ambasciatore Renato Ruggero, con alcuni grand commis dell'apparato comunitario francesi, inglesi, belgi, tedeschi, abbiamo cercato di sondare una realtà problematica,' ancora in buona parte inespressa nelle versioni ufficiali. Ne è venuta una specie di intervista collettiva, forse più chiarificatrice delle singole dichiarazioni che quindi, volutamente, tralasciamo. La prima verità ad emergere è che non sono stati, certo, il fiume di latte e la montagna di burro a travolgere il vertice comunitario di Atene. Un qualche compromesso per limitare progressivamente i costi del più colossale ammasso della storia, che inghiotte quasi tutte le risorse finanziarie della Cee, si sarebbe alla fine pure trovato. E non sono state neppure le impuntature dell'avara bottegaia di Londra, che vuole indietro i troppi soldi versati a Bruxelles, a far perdere del lutto la pazienza a Mitterrand e al frastornato Kohl, die in quella alquanto indecorosa riunione non ha trovato di meglio che vantare la sua biografia, mettendosi a raccontare di quando, boy scout di sei anni, partecipava alle manifestazioni dei federalisti per divellere i paletti alle frontiere. Salvo oggi rifiutare alla Thalcher la miseria di 200 miliardi di lire (a tanto, se l'accordo si fosse fatto, ammontava la quota tedesca per i rimborsi agli inglesi). Ben altre contrapposizioni hanno trasformato l'appunta-' mento greco in un rissoso mercato levantino, contrapposizioni generate dal dubbio se abbia ancora un senso per i singoli Stati accettare sacrifici in nome della Cee. Pino a ieri non era così e gli attriti — spesso sugli stessi dossiers di oggi, anche quando l'Inghilterra era lungi dall'essere ammessa — venivano superati con reciproci compromessi perché vi era un accordo sul fondo delle cose. Esso scaturiva dalla stabilità monetaria e dallo sviluppo economico, dalle capacità di espansione commerciale dell'Europa, dalla prospettiva del pieno impiego. Il Mercato Comune corrispondeva e potenziava tutto questo e le competenze delegate a Bruxelles (agricole, finanziarie, sociali eccetera) davano sostanza ad un patto in cut tutti ritrovavano la loro convenienza. La crisi economica degli ultimi dieci anni ha finito col rimettere tutto in questione, non per la sua natura ma perché affrontata in modo divergente e spesso opposto dagli Stati membri e, per di più, in concomitanza con un aliar- ' gamento della Comunità ad altri Paesi con diverso stadio di sviluppo e omogeneizzazione. L'ultimo serio tentativo di contrastare la disgregazione dell'Europa, operato da Oi Mario Pirani : (Continua a pagina 2 in quinta colonna)
Persone citate: Frangols Xavier Ortoli, Giolitti, Kohl, Mario Pirani, Mitterrand, Natali, Renato Ruggero
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