In Valle si teme un altro blitz di Piero Cerati

In Vaile si teme un altro blitz SE Casinò St-Vincent, nuovi sviluppi nell'inchiesta dopo la retata di S. Ambrogio In Vaile si teme un altro blitz Questa volta toccherebbe agli amministratori - Oggi cominciano gli interrogatori dei tre commissari della Regione addetti al controllo delle sale gioco, arrestati mercoledì - Le roulettes restano aperte AOSTA — Cominciano oggi gli interrogatori del tre commissari della Regione Valle d'Aosta addetti al controllo delle sale gioco nel Casinò di Saint-Vincent arrestati dalla Guardia di Finanza nel blitz di Sant'Ambrogio. Seguiranno poi i 23 controllori, anch'essi dipendenti regionali con mansioni di vigilanza, finiti in carcere come i loro tre «superiori». Dipenderà da quanto diranno gli accusati e dall'esame dei documenti sequestrati se vi saranno altri arresti, ma la sensazione è che il cerchio stia per stringersi su alcuni uomini politici, amministratoi i della Regione autonoma. Le imputazioni fatte agli arrestati, infatti, portano a formulare l'ipotesi che l'inchiesta sia tutt'altro che terminata. I ventisei «controllori, devono infatti rispondere: di as> sociazlone per delinquere aggravata, perché avrebbero commesso un reato in più di cinque persone; di malversazlone. in quanto si sarebbero appropriati di denaro d'una società (in questo caso la Si tav, che gestisce la casa da gioco di Saint-Vincent) in qualità di pubblici ufficiali (altrimenti si dovrebbe parlare di furto); di peculato aggravato e continuato, in quanto avrebbero sottratto soldi a una pubblica amministrazione, cioè la Regione Valle d'Aosta che percepisce il 75 per cento circa degli introiti del Casinò (quindi anche della Sitav), sempre In qualità di pubblici ufficiali (aggravato perché in più di cinque persone e continuato perché l'atto si è ripetuto nel tempo); falso aggravato e continuato in atto pubblico, in quanto nelle relazioni presentate alla Regione non avrebbero detto la verità, cioè non avrebbero denunciato i soldi presi come «fuori busta, alla chiusura dei tavoli verdi. Questo denaro sarebbe stato percepito come «indennità, per contare i soldi e per l'orario notturno. Proprio 'queste circostanze spiegherebbero le accuse di malversazione e peculato. Ma c'è una quinta imputazione: falso in bilancio. Non spettava però ai commissari o ai controllori stilare il bilancio della Regione, e su questo punto saranno interrogati per alcuni chiarimenti, che potrebbero mettere sott'accusa chi ha sempre preparato i bilanci, sapendo (o ignorando) che i «controllori, regionali non denunciavano tutte le somme incassate ai tavoli verdi. Per questo, terminato l'interrogatorio dei ventisei arrestati, potrebbe scattare un terzo blitz della Finanza, questa volta a carico di amministratori e uomini politici. D'altra parte, l'accusa di falso in bilancio sarebbe stata contestata ai vertici del Casinò di Saint-Vincent già in carcere: Masi e Chamonal, e a Paolo Giovannini, latitante. Sergio Ramerà, anch'egli in cella, ex assessore regionale alle Finanze verrebbe accusato dello stesso reato nel momento del terzo blitz della Guardia di Finanza. Sono ipotesi, il segreto istruttorio non consente di sapere che cosa stiano preparando i magistrati torinesi che conducono l'inchiesta. Ma il clima ad Aosta è teso. Ieri, a palazzo regionale si è lavorato all'ufficio personale per ricostruire le carriere del ventisei dipendenti (commissari e controllori) finiti in carcere: la richiesta è stata fatta dalla magistratura per accertare le diverse posizioni, gli scatti di stipendio e le differenti responsabilità. Ha lavorato anche l'attuale assessore alle Finanze, Maurice Martin: avrebbe esaminato a fondo una delibera del 1967 che concedeva l'indennità di «maneggio denaro, e «orario notturno» in fuori-busta, prendendo direttamente 11 denaro alla chiusura dei tavoli (ma prima o dopo il conteggio?). Per ora alla richiesta di spiegazioni su questa delibera è stato risposto con un rifiuto. E' evidente che l'esistenza di un atto pubblico di questa portata diminuirebbe in parte le responsabilità degli arrestati e sposterebbe gli accertamenti su chi l'aveva redatta, firmata e fatta approvare In accordo con la Sitav. Le indagini sui denari percepiti «fuori busta* (in che misura? forse per alcuni molto più delle 600 mile lire mensili ipotizzate) cominciarono su ordine della Procura di Aosta e furono affidate alla squadra mobile nell'ottobre 1980 prima del blitz di San Valentino nei Casinò italiani. I risultati vennero consegnati alla magistratura aostana a metà novembre: da questi documenti e da quelli requisiti in precedenza è scattata la motivazione per gli arresti dei «controllori». A Torino sono stati scarcerati Valerio Bersano e Primo Pecora; Bersano procurava denaro al Pecora che, consigliere comunale di Grugliasco. faceva il prestasoldi al Casinò di St-Vincent. Il Casino de la Vallèe, sotto l'ispettore unico Vincenzo Colombi ora addetto ai giochi continua a essere aperto: olte 1800 persone affollano le sale (è rimasta chiusa soltanto la «Golden river» per mancanza di personale), sono scomparsi 1 prestasoldi e domani alle 22 sarà inaugurato 11 nuovo «prive» della sala giochi. Piero Cerati

Persone citate: Bersano, Chamonal, Maurice Martin, Paolo Giovannini, Primo Pecora, Sergio Ramerà, Vaile, Valerio Bersano, Vincenzo Colombi

Luoghi citati: Aosta, Grugliasco, S. Ambrogio, Saint-vincent, Torino, Valle D'aosta