L'acqua perduta della Sicilia

L'acqua perduta della Sicilia Piove nell'isola e dopo un'estate assetata e drammatica si riprende a sperare L'acqua perduta della Sicilia 1140% delle risorse idriche finisce in mare perché da Palermo a Catania, da Agrigento a Siracusa le condotte sono ridotte a un colabrodo - Le dighe sono bellissime, ma non hanno impianti di adduzione, i serbatoi non sono completati con impianti di distribuzione - Non ci sono uomini in grado di far funzionare i depuratori DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALERMO — Il cielo stata-, cendo il suo dovere Invernale: piove in Sicilia e il direttóre del servizio idrografico della Regione, Luigi Di Lorenzo, dopo un'estate assetata e drammatica, riprende a sperare. .Per Palermo — egli dice — il mese di novembre s'è mostrato provvidenziale, con 113 millimetri di pioggia. La prima settimana di dicembre si sta rivelando ottimarin pochi giorni è arrivata tutta l'acqua die l'anno scorso si è avuta in un intero mese». Tra Catania e Palermo, nei suol viaggi continui di trasferimento, l'assessore ai Lavori Pubblici della Regione, Rino Nicolosi, scruta il cielo e vede nelle nuvole plumbee che s' addensano sull'isola parte della sua fortuna politica. I rovesci di questi giorni gli daranno un po' di respiro nella prossima estate, ma Nicolosi, che ha fatto della «grande sete» siciliana un «impegno europeo», avverte: «Lo corsa contro il tempo è cominciata: dobbiamo riuscire ad impiegare 180 miliardi per salvare Caltanissetta e Agrigento, Trapani e Palermo: Il giovane assessore regionale vede nell'Impianto del Garsla, nel depuratore del Blufi e nel sistema del Fanaco, una via d'uscita, ma, subito, pone la condizione di «sottrarre il finanziamento ai tempi eterni della spesa pubblica*. Altrimenti la pioggia degli ultimi giorni «a poco servirà: A metà mese Nicolosi sarà a Bruxelles: «72 tentativo — egli spiega—è quello di coinvolgere la Comunità europea nel tema assillante della "grande sete" affinchè il problema delle acque in Sicilia rientri in uno del programmi integrati del Mediterraneo: Nicolosi, che nel periodo della grande siccità, estiva è stato assediato dalle richieste, ha, nel cassetto, un disegno di legge importante: riguarda il rifacimento delle reti idriche dei comuni siciliani. La legge è urgente, l'incertezza di governo a Palazzo d'Orleans non può comprometterlo. Nella Sicilia assetata, il quaranta per cento delle risorse potabili finisce a mare perché, da Palermo a Catania, da Agrigento a Siracusa, -le condotte sono ridotte ad un colabrodo e l'acqua, preziosissima, si perde in vecchie tubature». L'assessore si vuol presentare a Bruxelles con una richiesta «ma almeno — egli aggiunge — che si riparino le condotte, prima di domandare quattrini europei: Emanuele Qugglno, professore di idraulica e idrologia all' Università di Catania, è considerato In campo italiano uno dei massimi esperti del sistemi idrici. Ouggino ha appena concluso, per la Comunità europea, uno studio sulla situazione delle acque In Sicilia. Nel trarre le conclusioni il docente è esplicito e imputa la grande sete dell'isola ad un «ritardo culturale» da colmare al più presto. 'La crisi idrica — afferma — non dipende tanto dalla siccità e dalla scarsezza di risorse, quanto dàlie èrtivi carènze rùjfhi, gestione, 'dei sistemi idrici».' ' A suo giudizio le infrastrutture gigantesche realizzate negli ultimi trent'annt in Sicilia sono oggi sottoutlllzzate o inutilizzate .perché incomplete di impianti, di operatori, di tecnostrutture». Ouggino si domanda: «Sarebbe forse concepibile se la Fiat producesse 10 mila telai, S mila motori, ma neppure un'automobile?: E', a suo giudizio, quanto accade nell'isola: le dighe sono bellissime c avanzate, i serbatoi giganteschi, 1 depuratori splendidi, ma l'acqua manca sia in agricoltura che per gli usi potabili, sia per le industrie che per gli allevamenti. E questo perché non ci sono uomini in grado di far funzionare 1 depuratori, le dighe non hanno impianti di adduzione, 1 serbatoi non sono completati con impianti di distribuzione. Nel suo studio di Palermo, Ouggino suggerisce: -Fino a quando si continuerà ad Investire in cemento e non in uomini, il problema dell'acqua non sarà risolto. E, in piti, a questo punto ci dobbiamo domandare guanto sia opportuno investire nell'irrigazione se quest' acqua è destinata ad aziende che rimarranno improduttive». Ecco perché Gugglno pensa ad un programma mediterraneo della dee in grado di affrontare il «problema Sicilia» nella visione globale del Sistema Idrico». Il professore di idraulica, vuole investire in uomini, In tecnici delle acque; Nicolosi, dal suo ufficio di assessore, pensa alla Comunità europea, ma deve provvedere alla prossima estate. AU'Eas, nella sede dell'ente per gli acquedotti siciliani, il commissario, Ólovannl Grimaldi, distribuisce, anche in questo periodo di piogge, acqua cól contagocce. Abbiamo già intaccato le riserve — afferma il commissario dell'Eas nella preoccupazione —fino ad oggi siamo andati avanti perché vaste erano le scorte: in queste ore piove, ma fin quando gli invasi non saranno di nuovo pieni, nulla può essere sprecato». Grimaldi vede con terrore la caduta verticale delle sorgenti, l'abbassamento della falda, la trivellazione sconsiderata del pozzi. 'Decine, centinaia di pompe, Impoveriscono, giorno e notte, il sottosuolo. Non basta la pioggia, per sapere se la prossima estate la Sicilia avrà acqua da bere, molti mesi debbono ancora passare». Fuori dal suo studio una signora anziana chiede la riapertura di sette pozzi privati tra Oela e Vittoria. Grimaldi non l'ascolta: 'Non si può, continuare a pompare acqua — dice — senea programmare, sema considerare con cura e con amore ^jj^ènfprésjosi^j^. _ ji r^^"■: Francesco Santini'

Persone citate: Emanuele Qugglno, Francesco Santini', Grimaldi, Luigi Di Lorenzo, Nicolosi, Rino Nicolosi