In nome del padre sconfìtto

In nome del padre sconfìtto CE' UN SEGRETO BISOGNO DI CAPI CARISMATICI, GUIDE, PADRONI In nome del padre sconfìtto La paternità torna di moda - Era stata davvero cancellata dalla rivolta antiautoritaria del '68? - In realtà ha sempre continuato a svolgere il suo ruolo tradizionale - Tre casi esemplari: Tobagi, Barbone, Morandini - Genitori di vittime o di carne-, liei, si sono battuti per la memoria o l'innocenza dei figli - Il primo sembra aver perso tutto - Ma gli altri due hanno vinto? «Dopo anni di protagonismo collettivo, lotte antiautoritarie, processi al "Palazzo" e contestazione dei lea-' der, si ha oggi la sensazione che si stia verificando un "ritorno del padri". Chi se lo sarebbe mal aspettato — dopo la grande rivolta antlautori-, tarla del Sessantotto — questo crescente bisogno di capi carismatici, guide autorevoli, divi assoluti? E come si riflette questo fenomeno In ognuno di noi, divisi fra 11 rifiuto del vecchi valori e la difficolta a individuare nuovi punti di riferimento, diversi codici di comportamento? In nome del padre intende, appunto, 'scavare nello smarrimento di una società "in mezzo al guado", e verificare se l'attuale richiesta di ordine e di guida vada nel senso di un vecchio assetto autoritario da ripristinare oppure di un nuovo sistema "autorevole" da inventare...». Cosi comincia l'avvertenza dell'editore, anzi degli Editori Laterza a un libro appena uscito per i loro tipi sotto il titolo In nome del padre con contributi firmati da Franco Ferrarottl (^Nostalgia dell'autorità-), Giuseppe Tamburrano («Il cittadino e il potere-), Franco Fornati (-11 padre signore della morte-), Gianni Borgna (-Divi, leader e star-), Alberto Oliviero (.11 carisma della scienza-), Gianni Baget Bozzo (-11 bisogno di religione-) e Ida Magli (-Ilpoterenella famiglia-). La rivolta Contributi illustri e rilevanti, ma confesso di esser restato maggiormente impressionato dalla quantità di virgolette interne vibranti perplessità e approsslmatività, se non addirittura incertezza, nell'avvertenza degli editori e da quell'interrogativo in cui l'incertezza pare diventare ansietà. Chi se lo sarebbe mal aspettato dopo la grande rivolta antiautoritaria del Sessantotto? L'ansietà che non riesce a riaversi dallo stupore né a, rassegnarsi quasi all'ineluttabilità del futuro di questo interrogativo riconferma ancora una volta Itngenultàdel Sessantotto, il fatto che allo-' ra l'immaginazione fu effettivamente al potere e permise di credere a tutto quello che si voleva credere. In realtà, mal come in questi Quindici onni il padre è stato chiamato a sostenere la sua parte di padre, e proprio nel sènso tradizionale. Basta considerare le figure di padri che dominano la tragedia nazionale. Un solo processo ne ha messo davanti tre di spicco recentemente, quello per l'assassinio di Walter Tobagi a opera dt Marco Bar-. bone e Paolo Morandini e altri. Se provate a ricordare i nomi propri del loro padri 'dl//lcilmente II ricordate tuU Ve tre. Li ricordate piuttosto come il padre di Tobagi, Il padre di Barbone, il padre di Morandini. Il delitto, purtroppo non inconcepibile, concepito, realizzato e infine neppure punito dalla giustizia, ha visto la loro quotidiana, continua abdicazione a quanto non rientrasse strettamente nell'esercizio della paternità. Chiedo scusa di indulgere a ricordi personali, ma ognuno può parlare solo di quello che sa. Non posso dimenticare il giorno in cui il mio amico Donato Barbone mi telefonò per domandarmi se conoscessi il capocronlsta del Corriere della Sera, suo figlio era stato fermato solo per una sciocchezza, sarebbe stato rilasciato presto, lui voleva spiegare, non so cosa. So che da allora non riesco a disinteressarmi di questo caso maledetto. Da allora ci sono stato in qualche modo coinvolto, e non solo per la stima sempre nutrita per Donato Barbone, uomo di cultura severo, dtrettore editoriale inflessibile anche con se stesso. Il fermo non era avvenuto per una sciocchezza, prima o poi, pia prima che poi, è arrivata la terribile notizia: Il figlio di Donato Barbone era ■accusato di aver partecipato all'assassinio di Walter Tobagi insieme con il figlio di Morando Morandini, un altro mio amico, critico cinematografico, intellettuale austero e intransigente. Avrei voluto non credere all'accusa allo stesso modo loro, del due padri. E, tuttavia, ti dubbio s'insinuava in me, il dubbio che l'assassinio di Walter Tobagi non fosse che l'ultimo approdo di un periodo di assoluto e nefanda confusione, di rimescolamento delle carte false di una cultura troppo vecchia per andare impunemente in mano al piovani, di un'esasperato svalutazione della vita umana tra polemiche di fermezza e non fermezza. Espressi, dunque, il dubbio che fosse meglio aspettare e farsi un esame di coscienza come pa-> dri prima di gridare all'errore giudiziario. Morando Morandini replicò su II Giorno, sicuro dell'Innocenza del figlio e quasi mi conviìise. Chi poteva essere più sicuro di un padre dell'Innocenza del figlio? Invece, sopravvenne la confessione del figlio di Donato Barbone, la sua dichiarazione di rendersi conto di cosa avesse fatto e di voler espiare. Fui vicino a Donato Barbone come non lo ero stato mal. Era l'Inizio di una resurrezione? Per stargli più vicino una sera, una notte, lo accompagnai nello studio dell'avvocato Gentili, ma restai soprattutto colpito dall'odio divampante negli occhi e nella voce dell'avvocato tutte le volte che parlava di Toni Negri, considerandolo ti principio e la causa di ogni male. E' passato del tempo. Anche il figlio di Morando Morandini ha confessato. Ma presto Morando Morandini è diventato ti padre di Morandini come già Donato Barbone era diventato il padre di Barbone. Un caso maledetto, in cui la vittima era un giornalista e due degli assassini erano figli di gente che aveva a che fare con la carta stampata, un caso fatto apposta per far parlare all'infinito in proposito e a sproposito. Un sorriso i Ma ogni volta che mi è capitato di incontrare i miei ùmici II ho trovati sempre piti immedesimati nella loro funzione di padri; proteggere, {tutelare, aiutare, incoraggiarc i loro figli qualsiasi atto avessero commesso, di qualsiasi colpa si fossero macchiati. Erano patetici e Instancabili, sempre più dolci, dimentichi della vecchia severità e della vecchia Intransigenza, quasi avessero scoperto un altro modo di sture al mondo. Un giorno, il padre dt Barbone mi ha dimprovvlso sorriso, e ho capito solo dopo un poco che, prima, non I Vivevo mai visto sorridere. ■ E'passato del tempo. Marco Barbone e Paolo Morandini, soprattutto Marco Barbone hanno cominciato a girare per le corti testimoniando in ogni processo possibile contro i loro ex compagni e soprattutto contro Toni Negri. 'La giustizia, alla fine, ha voluto riconoscere i loro meriti e li ha recentemente messi in libertà provvisoria. I loro padri hanno vinto? Non voglio scrivere nessun commento, ne son già stati scritti troppi. La vita di un uomo, specie se è un uomo onesto ed è già morto non vale niente, evidentemente. Ulderico Tobagi non lo conosco neppure, conoscevo suo figlio Walter, Walter Tobagi era mio amico, un collega di giornalismo non remissivo, non rinunciatario, non ingenuo. Ma l'ultima volta che si era parlato, mi aveva raccontato di certe impressioni raccolte in un viaggio tra sedi di partiti che non gli entravano in ,un articolo. Una lo aveva colpito in particolar modo. Due immagini : In una sezione comunista, o di un altro partito, non ricordo, aveva visto un ragazzo ■.aiutare una ragazza a scendere una scala verso di lui che stava in basso. L'aveva stretta alla cintura con le mani e lei era parsa volargli \incontro nel palpitare della ■peste chiara. Un'immagine semplice, non sono in grado di renderne l'importanza, per 'Walter Tobagi, comunque, ne aveva. Un'immagine di gentiMezza radiosa. Quando rlevo'cano il caso maledetto in televisione fanno rivedere sempre il corpo di Walter Tobagi infagottato per terra dopo che uno dei ragazzi oggi in libertà provvisoria e un altro gli avevano sparato contro. Un'immagine desolata di cupa violenza e sopraffazione. Il padre di Tobagi dei tre padri tanto tiomtnati dalle ultime cronache processuali italiane è l'unico restato sconfitto. La giustizia non gli poteva certo restituire il figlio, ma non ha avuto neppure il minimo rispetto per il suo dolore, si è preoccupata solo dei vivi e dei patti che l vivi stringono con 1 vivi. /I padre di Tobagi che non conosco, ma che ammiro, è il padre più tragico tra i padri tragici di quello e di tanti altri processi italiani. Non aveva niente da quadagnare in partenza, perché la perdita era irrimediabile, nel corso del processo ha imparato che aveva da perdere molto. Lo so, che il padre di Tobagi non è l'unico padre di una vittima come i padri di Barbone e di Morandini non sono gli unici padri di assassini. Ma li ho citati all'inizio di questo breve viaggio nel nostro Paese in nome del padre, perché di loro si è parlato e si parla tanto che II si è resi in qualche modo esemplari. Il padre di Tobagi chiede giustizia non per sé, ma per uno che non c'è piti. A parole tutti i magistrati gli dicono che gli sono vicini, ma glielo dicono in dichiarazioni pubbliche e private in un tono che sta a significare che luì non dovrebbe esagerare. Cosi la sorte del padre dt Tobagi riesce più tragica di quella degli stessi padri che son caduti loro sotto il piombo assassino. Più tragica addirittura di quella, a esempio, di Carlo Casalegno, di Aldo Moro, di Carlo Alberto Dalla Chiesa, la cui morte ha illuminato la vita dei figli, anche del figli che, quanto a idee, non andavano d'accordo con loro, ma che si sono trovati a rivedere o a fortificare convinzioni, che continuano l'eredità paterna. In questi quindici anni, comunque, tutti 1 padri sono stati chiamati a sostenere la 'loro parte dt padri, e proprio nel senso tradizionale. Il problema è, tuttavia, sempre quello di come interpretare la tradizione. Non ci sono solo padri tragici, è naturale, ma ci sono padri felici? Meno infelici almeno? E chi pretende di più? oreste del Buono