Cinque delitti e tutti al «Dams» Bologna, atterrita, chiede perché di Vincenzo Tessandori

Cinque delitti e tutti ai «Dams» Bologna, atterrita, chiede perché L'ultima vittima, una donna di 28 anni: le hanno sparato al cuore Cinque delitti e tutti ai «Dams» Bologna, atterrita, chiede perché DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Ammazzati con ferocia, con il coltello con la pistola. Qualcuno, ora, parla di fantasmi e c'è paura a Bologna. Cinque assassinati, ancora non si sa perché, ma quel legame sottile non sfugge: tutte le vittime, in qualche modo, erano legate al Dams, 1 istituto superiore dove s'inse gnano semiologia, spettacolo, musica e arti visive. C'è chi parla di un grande palcoscenico e del delitto come di uno spettacolo. .11 Dams non c'entra*, assicura 11 dott. Carlo Lo Mastro, capo della Mobile bolognese. Ma subito aggiunge che «non si tratta di un delitto facile*. Da tre anni Leonarda Poivani, l'ultima vittima, non metteva piede all'istituto, 1 professori non la ricordano. .Sono 1300 studenti, impossibile averli tutti presenti*, osserva 11 prof. Carlo Volpe, direttore del dipartimento dell' Arte, dov'era iscritta la giovane. Ventotto anni, disegnati ioe di gioielli, una vita senza misteri, una morte senza motivo. L'hanno ammazzata con un colpo di pistola al cuore, forse le hanno sparato la sera di martedì 29 novembre, quando scomparve da casa. Forse. Per chiarire l'Interrogativo, ieri sera è stata eseguita l'autopsia. Si cerca il movente di un delitto che non sembra averne, come non ne avevano gli altri, quelli che hanno insanguinato il Dams. Il primo ad essere ammazzato o, come si disse allora, .giustiziato*, fu Alceste Campanile, un ragazzone di Reggio Emilia che si dedicava con passione alla politica. Dissero che fosse rimasto vittima di una vendetta di Autonomia organizzata, quella stessa che faceva capo al prof. Toni Negri. Non vennero scoperti né mandanti né esecutori, ma sull'inchiesta la parola .fine* non è ancora stata posta. Con un coltello lungo e affilato, forse con una baionetta, venne colpito a morte Angelo Fabbri. Era un gigante di 26 anni: un metro e novanta e centoventi chili. Frequentava discipline artistiche, musicali e dello spettacolo. Anche lui faceva politica, ma come tanti: si era avvicinato all'area di Autonomia, ma lo descrivono come un «osservatore», non come protagonista. La tesi, che avrebbe dovuto discutere con Umberto Eco, era certo la cosa che lo interessava di più. Trovarono il suo corpo in una' discarica di rifiuti, in Val di Zena, alla periferìa della città, l'ultimo giorno dello scorso anno. Delitto ancora senza motivo e assassini senza volto. Poi, Francesca Alinovi, 35 anni, ricercatrice, docente di fenomenologia degli stili, per anni allieva prediletta del prof. Renato Burlili. Fu uccisa a coltellate nella sua casa al centro di Bologna, nel pomeriggio di domenica 12 luglio; per la polizia il caso si è chiuso con l'arresto di Francesco Giunca bilia, un pittore di 23 anni, amico della donna, definito tossicodipendente. Non ci sono state confessioni, però, e tutto il castello accusatorio poggia su indizi che non paiono Inattaccabili. I difensori del giovane sostengono di avere buone carte per dimostrarne l'innocenza e nessuno, per ora. può escludere che si finisca per trovarsi in mezzo a un altro delitto impossibile. Ma 1' elenco si è ancora allungato. A Ciro Marina, in Calabria, nel luglio scorso è stata ammazzata Liviana Rossi. 22 anni, ferrarese. Studiava al Dams. Nient'altro che semplici coincidenze, affermano gli Inquirenti, «il Dams non c'entra, è una combinatone che gli uccisi fossero legati alla Facoltà*, dice 11 dott. Lo Mastro. E aggiunge, per dimostrare la tesi: .Del resto erano tre anni che Leonarda Polvant non metteva piede nei Dipartimenti: L'iscrizione l'aveva fatta fare da una sua amica e, 1' anno prima, dal marito, Nerlo Nero zzi, 31 anni, insegnante di scuola media. E' stato sentito dalla polizia come un'altra quindicina di persone, parenti, amici, conoscenti. SI tenta di ricostruire la vita della don¬ na, e ne viene fuori un quadro senza chiaroscuri: .Una vita irreprensibile*, osserva il dott. Lo Mastro. E questo, di fatto, complica il compito agli inquirenti. Una cosa pare certa: Leonarda Polvani conosceva il suo assassino. SI tenta di. identificare chi ha attirato la giovane nell'agguato mortale. Delitto passionale, si azzarda, ma non sembra che la donna sia stata violentata; difficile anche credere che l'assassino abbia tentato di farsi consegnare le chiavi del laboratorio di oreficeria dove Leonarda Polvani lavorava. Rimane quella domanda che fa paura: perchè, allora, l'hanno ammazzata? Perché hanno ammazzato gli altri? Vincenzo Tessandori f

Luoghi citati: Bologna, Calabria, Reggio Emilia