Due giorni di liti al vertice di Atene Ieri sera la Cee appariva paralizzata di Bernardo Valli

Due giorni di liti al vertice di Atene Ieri sera la Cee appariva paralizzata I leader europei si sono scontrati sulla politica agricola senza trovare un accordo Due giorni di liti al vertice di Atene Ieri sera la Cee appariva paralizzata i Craxi parla del Libano con Mitterrand: l'Italia lascerà a Beirut solo l'ospedale militare? DAL NOSTRO INVIATO ATENE—Un occhio rivolto al Libano in eruzione e l'altro ai guai interni, l'Europa strabica e frastornata ha discusso per due giorni, accapigliandosi, sotto il cielo piovoso. Raccolti in una Comunità economica, i «Dieci» non erano riusciti fino a ieri sera ad armonizzare i loro interessi, quindi a far quadrare i loro conti. Non avevano compiuto un solo passo verso un accordo. Accorato, Bettino Craxi ha espresso la sua -desolazione* per l'assenza di una volontà politica che consenta di uscire dall'angusto e prosaico «steecato lattiero-caseario-. Francois Mitterrand, ancora più asciutto, ha parlato di -mégotage-, espressione dialettale che potremmo tradurre con «mercato delle cicche-. Helmut K oli 1 ha scosso la testa dicendo che 'l'Europa ha davanti a sé obiettivi pia grandi-. Margaret Thatcher ha ripetuto lo stesso concetto. Di chi allora la colpa di questo clima da baruffa? Alleati politici e in buona parte anche militari, i «Dieci non erano ancora riusciti fino a ieri sera a concordare nemmeno un comunicato comune sul Medio Oriente, dove tre dei Paesi partecipanti a questo 27° Consiglio europeo (Francia, Italia, Inghilterra) hanno inviato un anno e mez¬ zo fa i loro soldati. Questa agitata e in definitiva benestante famiglia — nonostante 11 declino politico ed economico — troverà probabilmente all'ultimo minuto un accomodamento e nel pomeriggio di oggi si lascerà dopo la tradizionale fotografia di gruppo. Ma non certo solidale, compatta. Questo vertice ateniese resterà come una brutta pagina della storia della Comunità. Ha detto Andreotti: -Se questo è il rilancio della Cee. meglio una zona di libero scambio: Il ministro degli Esteri reagiva alla presentazione di un documento tedesco che prevede un drastico contenimento delle spese comunitarie, che colpirebbe inevitabilmente l'Europa mediterranea. Il greco Papandreu, in appoggio ad Andreotti, per solidarietà mediterranea, ha parlato di -ragionieri ricchi del Nord<-, che impongono la loro potenza industriale agli altri. La riunione é subito stata sospesa per una pausa di riflessione. Ma parliamo prima della grande omissione. Il Libano è rimasto nei corridoi. Non ha raggiunto il tavolo ufficiale per mancanza di tempo. La politica agricola, latte in testa, non ha lasciato spazio alla nuova vampata medio-orientale. I direttori degli affari politici che avevano preparato un documento l'hanno dovuto rimettere nel cassetto. Un accordo sull'argomento avrebbe richiesto ore di discussione, e presidenti e primi ministri non ne avevano abbastanza a disposizione. Mitterrand e Craxi hanno comunque affrontato l'argomento domenica sera in sede separata, e hanno valutato il nuovo scenario libanese allo stesso modo. Come? Il presidente del Consiglio Italiano ritiene che se prevalesse una situazione basata soltanto sullo scontro armato, la nostra presenza in Libano si distinguerebbe ancor più dalle altre. M clima si militarizza sempre di più — ha constatato — e noi siamo sema deterrente-. Ossia, siamo i soli a non avere una copertura aerea. L'intenzione, di non facile realizzazione, è quella di lasciare a Beirut il solo ospedale, che ci ha dato prestigio come forza di pace. Il problema della nostra partecipazione alla forza multinazionale sarà di nuovo valutato a Roma, durante il Consiglio di gabinetto che Craxi ha convocato per domani. Il giorno sue- ■ cessivo il tema riaffiorerà a Bruxelles nell'ambito degli appuntamenti atlantici, quando i rappresentanti dei quattro Paesi interessati (Stati Uniti, Francia, Inghilterra e Italia) si incontreranno per iniziativa italiana. Il ministro degli Esteri, Andreotti. si è già consultato qui ad Atene con i suoi colleghi. L' inglese Howe non avrebbe espresso un'eccessiva fretta per quel che riguarda il ritiro del minicontingente britannico (89 uomini) dal Libano. Il francese Cheysson non avrebbe nascosto la sua perplessità per la -strategia comune- concordata da Gerusalemme e da Washington, che dà alla forza multinazionale nel suo insieme un'immagine diversa e rischiosa. Tutto questo sarebbe stato mormorato tra le quinte, nei colloqui a due, riservati e segreti. Pubblicamente, come ho detto, i Dieci non hanno osato parlare del Libano, che brucia a un'ora di volo da Atene. Non avrebbero trovato accenti comuni. E in verità non ne hanno trovati neppure nell'ambito di quello che Cra- Bernardo Valli (Continua a pagina 2 In quarta colonna)