Venezuela, isola tra i golpe di Ferdinando Vegas

Venezuela, isola tra i golpe Oggi si vota per eleggere il Presidente dell'unico Stato dell'America Latina che da 25 anni vive in democrazia Venezuela, isola tra i golpe La grande ricchezza del petrolio ha favorito lo sviluppo politico del Paese- dove si è consolidato un sistema bipartitico I sondaggi prevedono la vittoria di Jaime Lusinchi, candidato di Acción Democràtica (socialdemocrazia) - Su Rafael Caldera, pretendente del Copei (democristiano), pesa l'ultima gestione del potere che ha visto scatenarsi la crisi economica , Il Venezuela celebra oggi,' con le elezioni presidenziali e, ■ parlamentari, un quarto di se, colo ininterrotto di regime de| mocratlco: un arco di tempo breve In assoluto, ma più che apprezzabile relativamente alla storia del Paese ed alla situazione dell'intera America Latina. Per quanto giovane, infatti, la democrazia venezuelana è oggi la più antica in questo semicontinente, che ha subito negli ultimi venti-' cinque anni, in ogni Stato,' una serie di colpi e di dittature militari, talvolta con parente' si di governi civili, comunque senza mai raggiungere tranquillità e stabilità. Eppure il Venezuela sem-' brava 11 meno indicato a diventare un modello per gli al^rl Paesi dell'America Latina, perché era tipico non per 1 golpe a ripetizione, come la Bolivia, ma per le dittature di lunga durata, sin dall'Indipendenza (1811); più esattamente, . da quando, nel 1830, si staccò dalla Gran Colombia (gli attuali Venezuela, Colombia ed Ecuador). Fu appunto il gene-; rale Pàez, artefice del distac-l co, a stabilire la prima lunga dittatura, dal 1830 al 1848. Quasi cento anni dopo, nel 1945, avvenne la svolta dalla .quale comincia la nuova storia del Venezuela: il dittatore . In carica fu rovesciato da un golpe con una variante declslva, dato che alla testa della giunta formata da militari e civili fu posto Róniulo Betancourt, il «padre» dell'attuale democrazia venezuelana. Nato nel 1908, Impegnato da giovane nella lotta contro il dittatore Oòmez, Betancourt seppe creare lo strumento politico indispensabile che mancava nel Venezuela, un partito a base popolare, Acción Democràtica (AD), fondata nel 1941. Era, ed è tuttora, un partito riformista, socialdemocratico (fa parte dell'Internazionale socialista), fermo so¬ stenitore della democrazia rappresentativa e quindi anticomunista. Avviato un programma di moderate riforme sociali, nel 1947 Betancourt si ritirò, affinché si tenessero libere elezioni, che furono vinte da Rómulo Oallegos, grande come romanziere, ma non come uomo politico. Neppure un anno dopo, infatti, fu rove' sciato da un golpe e 1 militari dominarono per dieci anni, ' dal 1948 al 1958, quando Betancourt, con regolari elezioni, divenne di nuovo Presidente. Prese cosi l'avvio 11 regime democratico, che da allora funziona In maniera formalmente Impeccabile. Non solo ogni cinque anni, la prima domenica di dicembre, si tengono le elezioni, sei con quella odierna; si è pure sviluppato un sistema bipartitico, con 1' alternanza alla presidenza del due maggiori partiti, 1 quali raccolgono insieme oltre. l'80 per cento del totale dei voti. Uno è l'AD, l'altro il Copei (Co-; mltato di organizzazione poli-' tica elettorale indipendente), fondato nel 1945 su posizione di destra, orientatosi poi verso le Idee di Jacques Maritain, in sostanza oggi un partito democristiano, membro dell'Internazionale democristiana. Cosi, dopo Betancourt e un secondo presidente pure di AD, il terzo fu Caldera del Copei, 11 quarto di nuovo di AD e il quinto, l'uscente Herrera Campins, è del Copei. Il sesto sarà molto probabilmente Jaime Lusinchi, di AD, secondo tutte le previsioni quasi sicuro vincitore del rivale, Caldera, 11 quale tenta di rientrare a Palaclo Mlraflo res. Il cambio dovrebbe avvenire non tanto per l'applicazione meccanica dell'alternanza quanto perché al Copei viene addebitata la grave situazione in cui 11 Venezuela è precipitato negli ultimi anni, dall'alto di una posizione che era veramente invidiabile. In un continente dominato dal problemi della miseria e del sottosviluppo, 11 Venezuela aveva il problema opposto, 1' eccesso di ricchezza, derivante dal 14 miliardi annui di proventi del petrolio: quasi mille dollari per ciascuno del 15 milioni di venezuelani, 11 cui reddito complessivo prò capite era nel d\«20 dollari terrea e.mittòrii e mezzo 'di tìreiru più elevato dell'America Latiria. '■ Non sapendo letteralmente che fare di questa valanga di dollari che dal 1974 (quando il prezzo del petrolio fu qudruplicato) si rovesciava sul Paese, 11 governo si lanciò in una politica di spese, in parte indubbiamente utili e necessarie, ma In parte maggiore di puro sperpero, aggravato dalla corruzione. Da una parte, quindi, si è avuta la riduzione dell'analfabetismo al 20 per cento, gli studenti universitari sono aumentati da 10 mila a 350 mila, vi è stata una riforma agraria, in certe regioni 6ono migliora¬ te le condizioni residenziali. D'altra parte, però, lo Stato ha aumentato sino al 65 per cento la sua partecipazione nelle attività economiche, col risultato che le Imprese pubbliche adesso perdono 3200 miliardi di lire l'anno; 1 dipendenti statali sono aumentati in pochi anni del 50 per cento, da 800 mila a un milione e 200 mila, un quarto della popolazione attiva. 81 sono moltiplicati gli •elefanti bianchi», 1 dispendiosi impianti siderurgici e petrolchimici, Caracas è divenuta una metropoli irta di grattacieli, ma sulle colline circostanti si ammassano ghetti vergognosi. Un ceto di nuovi ricchi scialacqua in spese voluttuarie, in crociere di lusso, nell'acquisto di Immobili a Miami, avendo altresì provveduto, tra 11 gennaio 1979 e 11 marzo 1983, ad esportare all'estero capitali per 86 miliardi di dollari: «Un rimedio salutare contro Itnflazione., secondo il presidente della Banca Centrale, «Una cospirazione speculativa contro il bolivar», secondo l'opposizione di sinistra. Ed infatti il bolivar, la moneta nazionale per venticinque anni alla pari col dollaro, è crollato 1118 febbraio di quest' anno, il «venerdì nero», quando furono introdotti cambi multipli, in pratica una svalutazione, tanto che oggi ci vogliono 15 bolivar per un dollaro. Intanto si è accumulato un debito estero per oltre 30 miliardi di dollari, che fa del Venezuela, dopo Panama, 11 Paese più Indebitato dell'America Latina. Il governo è corso ai ripari con una politica di austerità, 11 Fmi è intervenuto, ma è chiaro che l'amara medicina del risanamento dovrà essere somministrata dal nuovo governo. La responsabilità del disastro spetta tanto all'AD, che ne ha posto le premesse con le spese folli, quanto al Copei, durante la gestione del quale è maturato ed infine esploso. Nel corso della campagna elettorale, però, né Caldera né Lusinchi hanno fornito precise indicazioni della rispettiva futura politica economica, preferendo tenersi sul vago, ovviamente per non perdere consensi. La contesa tra i due è stata quindi piatta e generica, animata soltanto dagli attacchi personali: Lusinchi accusato di essere un ubriacone, 11 che pare corrispondere alla verità, Caldera additato come omosessuale, ma senza alcun fondamento. Nella sostanza, comunque, praticamente irrilevante è la differenza tra i due partiti, che occupano entrambi una posizione di centro-sinistra; e qui si scorge 1' aspetto negativo del sui troppo perfetto bipartitismo, appunto nella mancanza di una netta contrapposizione di indirizzi e di programmi politici. Al venezuelani, però, non si offre concretamente una scelta diversa, per quanto vivo Eia il loro desiderio di un mutamento effettivo. La sinistra si presenta divisa, tra una coalizione eterogenea del partito comunista, dei trockijstl e di piccoli gruppi progressisti (candidato Rangel) e la candidatura congiunta del «Movimento al socialismo» e del «Movimento della sinistra rivoluzionarla» (nella persona di Teodoro Petkoff). Ma anche Petkoff, vent'anni fa famoso come uno dei capi della guerriglia comunista, ormai si colloca su posizioni di «democrazia socialista». In fondo, la democrazia è una conquista troppo recente e troppo preziosa perché qualsiasi venezuelano voglia rin u nziarvi. Ferdinando Vegas sas—dI s•FspzedncmsTi—etsm—VNsPs