Tristano e Isotta sotto il segno di Ljubimov di Giorgio Pestelli

Tristano e Isotta sotto fl segno di Ljubimov L'OPERA PI WAGNER DIRETTA DA PESKO HA INAUGURATO IL COMUNALE PI BOLOGNA Tristano e Isotta sotto fl segno di Ljubimov DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Fedele alla sua tradizione europea, anche quest'anno il Comunale di Bologna ha inaugurato la stagione con un'opera non italiana. Trìstan und Isolde (l'anno passato era toccato a una bella Damnation de Faust di Berlioz), titolo che non ha certo bisogno del centenario wagneriano per essere proposto, ma semmai di Interpreti all'altezza della situazione. Questa condizione è stata soddisfatta dal teatro bolognese ricorrendo ad un regista di punta, di quelli che subito fanno notizia, come Yuri Ljubimov. ad un direttore di sicura intelligenza musicale come Zoltan Pesko, abituato a venire a -capo anche delle più complesse e delicate partiture contemporanee, e a una compagnia in grado di misurarsi con onore con le immense difficoltà delle rispettive parti. I due protagonisti, e forse Tristano ancora più di Isotta, sono il vero scoglio dell'esecuzione dell'opera: una 'azione. (Handlung) come modestamente la definì Wagner, non .dramma musicale' o altro, dove tutto è concentrato su quanto i due hanno da dire, dove il vero luogo teatrale è tracciato dal suono di voce e orchestra. Nella generale penuria di voci wagneriane, a quanto si legge sui giornali, avvertita anche a Bayreuth, a Monaco o negli Stati Uniti, il Comunale va lodato per aver ingaggiato il tenore Wolfgang Neumann e 11 soprano Ute Vinzing: non hanno Umbri omogenei in ogni registro, e anche la pronuncia non è sempre scandita, ma hanno voce espressiva e sopperiscono con l'esperienza senza mal fallire i momenti decisivi; Livia Badai (Brangania) e Mathis Holle (re Marco) sono anche due belle voci in senso tradizionale, due timbri persuasivi, mentre Adalbert Waller (Kurvenald) ha l'irruenza necescaria alla parte. Pesko ha lavorato a fondo e con amore di particolari sull'orchestra del Comunale por¬ tandola a livelli di tutto ri spetto. Anche Ljubimov ha avuto tempo di pensare lo spettacolo e di realizzarlo da •autore-, intervenendo su si ,gnif Icati superficiali e prof ondi: facile capire, anche se ce lo siamo tenuti per ultimo, che la parte del leone in questo Tristano di Bologna la fa prò prlo il regista. Una sua intervista, apparsa su questo giornale 11 21 novembre, e una presentazione nel programma di sala avevano sparso fondati timori: l'opera avrebbe dovuto aprirsi con un prologo, Inventato da Ljubimov, in cui re Marco, Tristano e Isotta appaiono come i doppi di Wesendonck, Wagner e Matilde. Arte e biografia si fondono: Sulla scena vuota un pianoforte, arrivano Wesendonck e signora. Lui suona, lei canta un Lied. Giunge Wagner, ma il marito lo allontana dalla donna. Intanto l'orchestra attacca le note del preludio, i personaggi vestono gli abiti di Marfce, Isotta e Tristano-, si spogliano del quotidiano ed entrano nel mito. Sulle ultime note del finale poi i due amanti avrebbero dovuto rialzarsi e camminare verso la luce: -E'chiaro, spiega Ljubimov, è l'amore die vive oltre la morte, liberato dagli ostacoli della vita.. Invece, l'aperitivo liederlstlco non c'è stato. 1 tre stanno silenti attorno al pianoforte mentre Pesko dirige il preludio; e anche per quanto riguarda la faccenda dell'amore oltre la morte, o Ljubimov s'è riletto l'articolo di Emilio Cecchi La verità su Tristano (che dovrebbe fare testo In tutte le scuole teatrali) o ha avuto un ripensamento, fatto è che i due cadaveri restano tali lino all'ultimo accordo. Ma anche cosi, di novità nell'intervento di Ljubimov ce ne sono abbastanza: già i due innamorati figurano come coppia attempata, con evidenti ciocche grigie, e più giovane di loro sempre il vigoroso re Marco: tanto che la comprensione che di solito si prova verso il vecchio re, per la buscheratura che gli hanno dato, qui diventa antipatia verso uno spietato tutore dell'ordine, vestito come un maggiordomo in un racconto di Henry James. Ma l'originalità più interessante è lo spazio In continuo movimento di strutture e di luci in cui Ljubimov ha inscritto la vicenda: le scene di Stefanos Lazaridis palpitano, si spostano, si aprono e si chiudono fra riflessi di specchi e fasci di luce che trascolorano verso il rosso sangue: 1 risultati sono eccellenti nel primo atto (mal si è avuto più vivo il senso dei-mare pur senza tracce figurative della nave): meno buoni nel secondo atto e ancora meno buoni nel terzo che più spoglio e vuoto si presenta meglio è. Nel complesso tuttavia lo spettacolo si può vedere con vantaggio, fa pensare a tanti particolari del Tristano su cui di solito si sorvola; cosi l'ha inteso il pubblico della prima che ha festeggiato tutti con pari simpatia. Giorgio Pestelli Una scena di «Tristano e Isotta»: I.jubiniov immagina i protagonisti come una coppia di mezza età

Luoghi citati: Bologna, Monaco, Stati Uniti