L'occupazione futura? «Flessibile e mobile» di Gian Carlo Fossi

L'occupazione futura? «Flessibile e mobile» LAVORO Dure critiche all'accordo Scotti L'occupazione futura? «Flessibile e mobile» ROMA — Nell'applicazione dell'accordo Scotti del 22 gennaio sul costo del lavoro, il governo «si è dimostrato più efficace nel ruolo di custode delle coerenze altrui che in quello di amministratore delia spesa pubblica». Il pesante giudizio è espresso dal XVII Rapporto del Censis, in uno del capitoli più significativi dedicati alle -relazioni industriali tra ratifica e ricerca del nuovo-. Mentre il limite del 13% per il 1983 è stato sostanzialmente rispettato nei contratti del settore privato, si è avuto un netto «sfondamento» del tetto in alcuni comparti del pubblico impiego, sopratutto la sanità. Il costo dell'intesa è considerato «eccessivo» per il bilancio ' dello Stato rispetto al risultati effettivamente conseguiti sul piano del contenimento dell'inflazione: un aggravio di ben 14.620 miliardi per il deficit pubblico allargato, risultante dalla differenza tra una maggiore spesa di 17.800 miliardi e risparmi per complessivi 3180 miliardi. Ed ancora si sottolinea, come aspetto negativo, «una pronunciata disponibilità a legittimare, mediandole, le spinte delle grandi corporazioni (sindacati-Confindustria). rinunciando ad un effettivo ruolo di governo». Il Rapporto del Censis richiama, comunque, il -rilievo storico» dell'accordo. . guanto meno per aver rimosso un altrettanto storico (perché inusitato) "blocco" delle relazioni industriali e per aver recuperalo la logica dello "scambio" e del "consenso" nella materia propria degli svolgimenti dell'autonomia collettiva: con potenziali riflessi suscettibili di realizzazione sui piani più generati*. Quale il tema che dominerà, nella scia del protocollo-) Scotti, le relazioni industriali nel prossimi anni? La risposta è precisa: quello della flessibilità e della mobilità, sotto due spinte apparentemente contraddittorie, ma in realtà dello stesso segno. Esse sono: • Una diversa «cultura» del lavoro, soprattutto nelle giovani generazioni, che ha tra l'altro l'effetto di manifestare un'offerta di lavoro molto frammentato e molto flessibile (il Rapporto sottolinea che questo dato, appena attenuato dalle «paure» indotte dalla crisi economica, è tuttavia da considerarsi strutturale). • Una impetuosa modifica dell'organizzazione del lavoro conseguente al crescente livello di innovazione tecnologica. E qui si osserva come non si possa non guardare con preoccupazione agli effetti che avrà, per esempio, nella pubblica amministrazione l'introduzione elettronica in larga scala di processi di elaborazione dei dati, con un rapporto caratterizzato da notevolissime rigidità. Perché questa fase sia governabile e non dia luogo ad una 'incontrollabile frantumazione corporativa», il Rap| porto suggerisce quattro manovre importanti: LE Una modifica dei meccanismi di governo del mercato del lavoro che, per gli stessi motivi, sia ispirata da una logica di flessibilità e di volontà di adesione a situazioni, in alcuni casi, molto diversificate. Un diverso equilibrio nel livelli contrattuali che lasci ampio spazio alla contrattazione aziendale. Una rldeftnizione dell'intervento dello Stato, appena abbozzato nell'accordo Scotti, che porti alla revisione di alcuni strumenti, primo fra tutti quello della Cassa integrazione guadagni, ormai del tutto snaturata e per il cui uso. più che per altri motivi, sarebbe opportuno parlare di •cedimento dello Stato rispetto alle corporazioni». m L'affermarsi di una no rituale l'approccio con i problemi della flessibilità della forza lavoro, «né vissuto per il sindacato come una sconfitta, né per i datori di lavoro come una rivincita da tempo attesa». Gian Carlo Fossi

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