Addio banca, ora preferiamo l'investimento immobiliare di Guido Rampoldi

Addio banca, ora preferiamo l'investimento immobiliare RICCHEZZA Come cambiano le forme di risparmio Addio banca, ora preferiamo l'investimento immobiliare ROMA — Oli italiani hanno dirottato quote sempre crescenti di risparmio dalle banche agli investimenti patrimoniali, soprattutto case. Dal 1977 al 1081 il risparmio investito in immobili è passato dal 26,8 per cento al 48,3. All'inverso, 11 risparmio finanziario si è dimezzalo: nel 1977 rappresentava il 60,3%. quattro anni dopo appena il 32,2%. Questa «corsa alla patrimoniallzzazione-< farebbe affiorare un'inedita geografia socio-economica del Paese; le coordinate per disegnarla, sostiene il Censis, sono date dalla ricchezza reale e non più dal reddito. Prendendo come parametro la ricchezza reale, nei cinque anni esaminati dal Censis l'area dei nullatenenti si è ridotta di circa un sesto, dal 34,5% del 1977 al 28.8 del 1981. 8ono diminuite per numero anche le famiglie con patrimonio superiore ai 150 milioni, passando dal 6.7 al 6,4 per cento; ma la quota di ricchezza di cui dispone questa fascia non è calata in proporzione. Al contrarlo, è aumentata: dal 40,5% al 42.1%. Si è impoverita, invece, la classe media, che restando numericamente stabile ha perso circa 11 3% della ricchezza reale (dal 36 al 33,2 per cento). Scorporando 1 dati sui bilanci delle famiglie italiane nel 1981.11 Censis propone un'immagine più segmentata dell'Italia socio-economica, che suddivide in quattordici fasce: dieci di palrimonializzall» (cioè proprietari di patrimonio); e quattro di «esclusi», che rappresentano circa un terzo delle luminile italiane. All'apice della gerarchia, i -palrimonializzati consolidati» sono il 6,9%. Commercianti, professionisti, proprietari di aziende agricole. La ricchezza reale, generalmente costituita dalla seconda casa o dall'azienda, oscilla di solito tra 1 100 e 1 200 milioni; una famiglia su tre supera i 200 milioni. Questa fascia è distribuita su tutto il territorio nazionale, in particolare nei centri tra 1 20.000 e i 50.000 abitanti e nelle città con oltre 200.000 abitanti del Nord-Est. In un certo senso rappresenta la -provincia ricca» del Paese. A ridosso di quest'area privilegiata il Censis situa i -palrimonializzati urbani» (8,7% delle famiglie), In prevalenza concentrati nelle metropoli del Centro-Nord; ricchezza tra 1 100 e 1 200 milioni, costituita soprattutto da beni-rifugio. Seguono 1 -patrlmonia- lizzati industriosi» (4,4%, ricchezza tra 1 70 e 1100 milioni), diffusi soprattutto nei centri medi-grandi del Sud: Il capofamiglia è in età avanzata, operalo o artigiano, proprietario dell'abitazione o di una piccola azienda. I -palrimonializzati comuni» (95%, ricchezza tra 1 50 e 1 70 milioni) sono operai o impiegati proprietari della casa in cui vivono. Nella tipologia del-rurali» (2,8%. ricchezza reale di 40-50 milioni), il Censis inserisce le famiglie più numerose. Individuate In particolare nel Sud. I -patriarcali. (2,5%, 30-50 milioni) sono famiglie numerose ma, al contrario dei rurali, hanno due o più fonti di reddito. I pensionali con ricchezza tra i 30 e i 50 milioni appnr- tengono al gruppo del -patrlmonializzall a riposo» (9,6%). Infine gli -affaristi» (4.7%, ricchezza costituita da beili rifugio, capofamiglia giovane, arca di diffusione il CentroNord), i -rampanti» (6,7%, artigiani, commercianti e operai die hanno appena cominciato la scalata alla palrimoniaUzzazione»), e, all'ultimo gradino. I -palrimonializzati per testamento» (13,9%. in genere in età avanzata, ricchezza interiore ai 30 milioni risultato di un'eredità). Tra gli -esclusi» dal patrimonio il gruppo più numeroso è quello degli «esc/usi obbligati»: il 12,6%. Casa Ih affitto e reddito basso; nell'ultimo anno non hanno accumulato risparmio ed anzi spesso si sono indebitali. Oli «esc/usi volontari» hanno un reddito più alto ma privilegiano ì consumi al risparmio; sono 112,9%. abi-V tano nelle grandi città del. Nord.'Oli1 «esclusi momentanei» (5,7%) sono coppie giovani che risparmiano per acquistare la casa. Infine gli -esclusi anziani» (9,6%) sono in genere pensionati con reddito non supcriore a 8 milioni. Come il patrimonio. Il tisco contribuisce, sostiene il Censis, a segmentare la società: • Colpendo volta per volta i redditi fissi, le categorie del lavoro autonomo, gli automobilisti, i proprietari di case, cerca di attivare separatamente lo scontento degli strati più vari; e in più spinge anche uno strato sociale contro l'altro». Rimangono intatte le sperequazioni tradizionali: il sistema fiscale continua a pesare sul redditi da lavoro dipendente (11 loro contributo al gettito Irpef è passato dal 69,6% del 1980 a) 72,9% del 1982) Guido Rampoldi

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