Meno studenti nelle scuole e più spazio per la qualità di Liliana Madeo

Meno studenti nelle scuole e più spazio per la qualità ISTRUZIONE Ancora gravi le disparità tra Nord e Sud Meno studenti nelle scuole e più spazio per la qualità ROMA — SI è concluso un vecchio ciclo — per quanto riguarda l'organizzazione del sistema scolastico, il rapporto fra scuola e cultura, la connessione fra istruzione e mondo dei lavoro — ma ci sono difficoltà e ritardi nell'avviarc un nuovo modello. Stira il '50 e il '70 si poteva parlare di un -malessere da crescita» della struttura scolastica, tra il '70 e l'BO si sono affacciati i primi sintomi di un .malessere da maturità», frutto dei nuovi contenuti della domanda che alla scuola viene indirizzata e cui essa stenla a dare adeguala risposta. Slamo a una curva di sviluppo del sistema formativo: in prospettiva si intravedono nuove strade da percorrere, la loro scelta deve avvenire non grazie a uno sforzo di aggiustamento ma piuttosto per un vero salto culturale. I livelli di crescita dell'istruzione formale sono stati In questi anni molto alti, anche se il processo è stato Imperfetto e ha creato ulteriori fasce di dlseguaglianze fra i cittadini. Il rapporto fra partecipazione scolastica e partecipazione culturale presenta clementi difficilmente omologabili: il consumo del libro risulla estremamente ridotto, la diffusione dei quotidiani non presenta punte corrispondenti agli acquisiti livelli d'istruzione (tra il '71 e 1*81 si è passati da 497 copie per 10 mila abitanti a 350): ma è difficile calcolare l'incidenza e l'uso dei mezzi di informazione radiotelevisivi. Dovendo scegliere fra publlco e privalo, la domanda di istruzione continua a rivolgersi massicciamente verso le strutture pubbliche. Oli iscritti alle elementari non statali erano il 7% nel '61. la cifra è rimasta Immutata nel "71. dal '79 è invariata sul 7,7%. Alla media si è passati dall'I 1% nel '61 al 4,7% dieci anni dopo, al 4,6% nell'81. Per le superiori si è ritornali nell'81 alla percentuale dell'11,3%, vicina all'I 1% dell'61, dopo il calo verificatosi negli Anni Settanta, quando l'incidenza fu del 10.9%. All'interno delle scuole non pubbliche va poi fatta la distinzione fra Istituti gestiti da religiosi e quelli gestiti da laici: questi ultimi sono passati dal 21% del totale nel '61 al 29% nell'81. Complessivamente, la scuola religiosa ha un ruolo preponderante nella fascia dell'istruzione obbligatoria, diventa significativa la scuola privata non religiosa nel livello della scuola secondaria, s'impone la presenza di un'iniziativa degli enti locali ed in generale di scuola pubblica non stesale, quasi esclusivamente a livello di scuola materna. La decrescila demografica ha prodotto una consistente contrazione dell'utenza scolastica. E' l'occasione per avviare processi qualitativi più elicaci, per introdurre i nuovi programmi per le elementari, eliminare 11 doposcuola, creare le classi a «temi» prolungato» nella media, varare la faticosa riforma delle superiori, controllare la qualità e quantilà della formazione universitaria dei docenti, far decollare la sperimentazione nei vari dipartimenti dell'università. Da questa contrazione degli iscritti alle scuole, rilevano i tecnici del Censis, l'istituzione può trarre gli strumenti per produrre abilità e competenze, facendosi perno di un sistema allargato in cui 11 finalismo conoscitivo c professionale siano gli obbiettivi principali. Le disparità sociali incidono sulla frequenza, la ripetenza, l'abbandono della scuola (nel Meridione i ripetenti si raddoppiano rispetto al Nord). Le disparità di livello d'istruzione incidono sugli sbocchi professionali (anche se la difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro tocca prevalentemente i giovani): i soggetti con preparazione scolastica minima o inesistente incontrano le maggiori difficoltà, vedi il grosso calo del numero degli apprendisti negli ultimi anni. Liliana Madeo

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