Gli ospedali non scoppiano più ma è meglio non averne bisogno di Stefano Lepri

Gli ospedali non scoppiano più ma è meglio non averne ' Gli ospedali non scoppiano più ma è meglio non averne ' ROMA — Noti è vero che in Italia si spenda troppo per l'assistenza sanitaria, o per le pensioni e la previdenza, dice il Censis. Più che fare tagli qua e là per ridurre la spesa. occorre quindi capire come le strutture possono funzionare meglio, per evitare sprechi e ingiustizie. Il capitolo del rapporto Censis dedicato a previdenza e sanità ripete, in real¬ tà, le tesi già esposte nel «libro bianco della crisi dello Stato assistenziale» presentato all'inizio dell'anno. SANITÀ'. CI sono troppi ospedali e troppi medici in Italia, sostiene il Censis con dovizia di cifre; non sarebbe eccessivo invece il consumo di medicine. Si spreca denaro negli ospedali lenendo in funzione reparti soltutilizzati, troppo grandi rispetto alle esigenze attuali (certe malattie si curano meglio, nascono meno bambini); si spreca anche prolungando le degenze, per inefficienza, oltre i giorni che sarebbero necessari. Se per assurdo oggi venissero chiuse tutte le facoltà di medicina, solo fra 40 anni gli italiani si troverebbero in difficoltà per scarsezza di medici. 1 provvedimenti adottati di recente per limitare le spese appaiono in larga parte casuali., ed è «inaffidabile., il sistema operativo Hegioni-Unttà sanitarie locali che dovrebbe realizzarli. Il fallimento della riforma sanitaria è dovuto insomma non a un errore nei suoi principi ma nel fatto che a realizzarla è stata la pubblica amministrazione. •E' la pubblica amministrazione che non funziona — st legge nel rapporto — ed è il sistema di responsabilizzazione, incentivo e controllo del dipendente pubblico che va cambiato». // peso di questa spesa sanitaria ingovernabile ricade in modo sperequato tra le diverse categorie sociali. A parità di reddito, quanto si paga di contributi sanitari dipende dal lavoro che si fa. Con uno stipendio lordo di un milione al mese, 'l'operaio paga due milioni di contributi all'anno, 10 statale un milione, il libero professionista o il commerciante seicentomila lire. PREVIDENZA. Il livello di spesa non è eccessivo in sé ma diversi fattori rendono quella della previdenza «una questione esplosiva». Gli anziani aumentano, le famiglie si rimpiccioliscono e non sono più in grado di sostentarli, gli occupati non crescono di numero. 11 Parlamento ha votato a getto continuo nuove leggi die, mentre si proclamava di voler ridurre la spesa, in realtà /'accrescevano: «una sorta di continua dissociazione di perso -naUtà». La soluzione di cui da tem po si discute, ma in modo spesso generico, è separare la previdenza (ognuno ha la pensione che si è pagato con i contributi) dall'assistenza (al tale si dà una pensione perché è bisognoso). Il Censis elenca alcuni esempi concreti da discutere: troppe categorie pagano contributi bassissimi a cui non sempre corrisponde un reale bisogno (cooperative di tasststi; pescatori: domestiche; lavoratori a domicilio); i riscatti costano troppo poco. Stefano Lepri l SANITÀ' E PREVIDENZA La burocrazia ostacola ancora la riforma

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