Durerà questa pace nuclearizzata (ottimismo dalla Città Proibita) di Vittorio Zucconi

Durerà questa pace nuclearizzata (ottimismo dalla Città Proibita) Strateghi e politici cinesi rivedono la teoria di Mao Durerà questa pace nuclearizzata (ottimismo dalla Città Proibita) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — La guerra nucleare non è «immillane» né «probabile», al contrario appare «obiettivamente da escludere per i prossimi anni, sino alla fine del secolo», perché «l'Occidente ha ristabilito l'equilibrio missilistico rotto dall'Urss durante gli Anni 70». Cosi, in completo disaccordo con il panico di alcuni osservatori europei e con il catastrofismo strumentale dei sovietici dopo l'arrivo dei primi missili Nato, gli analisti politico-militari cinesi leggono la situazione intemazionale, avvantaggiati dalla distanza che li separa dalla concitazione i del dibattito nucleare in Europa. La diagnosi dei cinesi — che sono una delle cinque potenze dotate di arsenale atomico ufficiale e quindi parlano anche in prima persona — appare nel numero uscito ieri del bisettimanale World Knowledge (Conoscenza del mondo), una rivista teorica pubblicata a Pechino e rilanciata dall'agenzia ufficiale di diffusione giornalistica «China News Service». Per dargli il massimo di circolazione, i cinesi hanno provveduto a far ristampare l'articolo sulla guerra da uno dei giornali in inglese di Hong Kong, vicini al governo della Repubblica Popolare. L'importanza dello studio non consiste però soltanto nel nuovo punto di vista ufficiale sulla guerra di una potenza atomica, o nel fatto che rappresenta un'analisi pacata e fattuale di un problema vitale, eppure spesso abbandonato alle emozioni e alle distorsioni di parte. Esso colpisce perché rappresenta l'abbandono ufficiale della classica e sinistra profezia maoista secondo la quale «La guerra era inevitabile». Una linea che evidentemente i nuovi diri genti di Pechino hanno deciso di chiudere nel ripostiglio degli errori passati, insieme con la Rivoluzione Culturale, il culto della personalità c le obbligatorie divise blu, Il giudizio dei cinesi discende ,da tre considerazioni di fondo, ovvie per chi le guardi obiettivamente, ma sovente dimenticate nel fervore propagandistico delle parti interessale: I) il potenziale distruttivo, nucleare, di sovietici c americani è cresciuto a livelli straordinari, accrescendo quindi, e non diminuendo, l'effetto deterrente dei rispettivi arsenali. Non esiste oggi alcuna possibilità razionale, per russi e per americani, di «attaccare e farla franca», scrivono i cinesi, ne a livelli tattici, né strategici. «Nessun uomo politico, o generale, a Washington come a Mosca, pud oggi formulare un progetto a un piano che niella al riparo anche solo una parte delle proprie forze e nazioni dulia rappresaglia nucleare del nemico attaccato». Ne è prova il fatto che i militari ricomin¬ ciano a lavorare su piani di guerra convenzionale, in Europa come altrove. 2) «l.o squilibrio creato dai sovietici nel corso degli Anni 70 è oggi stato colmato, o è in ria di annullamento, da parie americana». Qui, l'opinione dei comunisti cinesi non potrebbe essere più divergente dalle tesi dei comunisti, e di alcuni socialisti, europei, come i tedeschi o gli inglesi. Anche senza nominare esplicitamente i nuovi missili Nato, la pubblicazione dell'articolo dopo l'arrivo dei primi «Cruisc» e «Pcrshing» in Europa c trasparente e rivelatrice. Lo studio esplicitamente fa propria la tesi che indusse il cancelliere Schmid! e la Nato a richiedere nuove armi nucleari intermedie a Washington per rispondere allo ('squilibrio» creato in Europa dagli «SS-20» sovietici. «Allo staio attuale delle cose — precisa l'articolo di Pechino — l'equilìbrio dovrebbe perniimele per alméno il prossimo decennio, quindi riduccndo la tentazione e la probabilità di un conflitto'nucleare). 3) «1m multipolarjzzazione della politica internazionale ha ormai strappato a sovietici e americani il monopolio del mondo, e quindi rende fittile la tentazione di risolvere con uno, scontro a due la questione della supremazia globale». Questa è una lesi tradizionale, molto cara a Pechino, e oggi rilanciata soprattutto in funzione del Terzo Mondo e del Giappone. Pochi giorni fa', durante la visita ufficiale a Tokyo, il segretario generale del partito comunista cinese HuYaobang aveva ripetuto con molta forza l'appello alle nazioni in via di sviluppo perché «considerino la Cina sempre dalla loro parte», e al Giappone perché dia vita con Pechino a un «polo asiatico di pace e di amicizia» in funzione di contrappcso agli ime ressi «egemonistici» delle grandi potenze. L'articolo di World Knowledge ora avverte che questa «multipolurizzazione» é una delle condizioni vitali per allontanare le prospettive di una guerra atomica. L'impossibilità della guerra e dunque la nuova linea ufficiale di Pechino, a rovesciamento della vecchia tesi della «inevitabilità», e risponde, sul piano teorico, a quella ricerca di equidistanza dalle due su pcrpolcnzc, nei giudizi e nella prassi, che i cinesi stanno perseguendo con coerenza e onestà da due anni. Equidistanza che, secondo Pechino, significa insistere nella trattativa, purché «si negozi l'equilibrio, e non si voglia sancire lo squilibrio». Gli stessi cinesi non intendono infatti rinunciare al proprio arsenale atomico, circa 200 vettori balisti ci più nuovi missili sottomarini, soprattutto di fronte alla continua crescita nel numero degli «SS-20» sovietici dispiegati in Asia. Vittorio Zucconi ■ ' ■ ■ ■■■■■■.■> il Hu (con Nakasonc); la guerra non è più inevitabile

Persone citate: Mao, Schmid