Gli uccelli delle tenebre che volano con il sonar

Gli uccelli delle tenebre che volano con il sonar Gli uccelli delle tenebre che volano con il sonar CHI entra per la prima volta nella grotta di Carine, In Venezuela, rimane sbalordito dal frastuono che gli giunge alle orecchie. E' un coro di voci querule, roche, stridenti che si incrociano, si moltiplicano, rimbombano nello spazio. Nel buio non si riesce a scorgere nulla. Ma per poco che si accenda una lampada elettrica o una torcia, ci si trova di fronte a uno spettacolo àlluclnatìtè; In quel paesaggio dantesco, tra una selva di stalattiti e stalagmiti, migliaia di grandi uccelli grigio-azzurri lunghi attorno al mezzo metro, con una apertura d'ali di circa novanta centimetri, volteggiano nell'aria, proiettando ombre enormi sulle pareti. Sono i guaciari (Steatornis caripensis), gli uccelli dotali di un sistema di ecolocalizzazione che ricorda il «sonar» del pipistrelli. Il mondo scientifico li ha scoperti solo nel 1799 (ne fu scopritore il naturalista-esploratore Alexander von Humboldt), ma per gli Indios erano una vecchia conoscenza. Da tempo immemorabile ne facevano paurose carneficine, distruggendo i nidi e prendendo di mira i pulcini, veri serbatoi di grasso. LI sventravano sul posto, li mettevano sul fuoco e da quel corpicini sgorgava fuori un olio semifluido, limpido, inodoro, ideale per le lampade da illuminazione e buono anche da mangiare. Cosi, paradossalmente, gli uccelli delle tenebre servivano a far luce agli uomini. Ma da qualche tempo l'immensa caverna di Carlpé è diventata Parco Nazionale e i guaciari possono finalmente vivere Ih'riace'.W ' menò hi-quel piccolo lembo del loro habitat. Habitat che non è affatto esteso. La specie non esiste né in Europa, né in Asia, in Africa, in Australia, o nell'America del Nord. La si trova soltanto nelle caverne di parte del Centro e del Sudamerica, dal Perù ai Caralbi, e il numero dei suoi effettivi è in costante diminuzione dovunque. I guaciari vivono nelle grotte durante il giorno e vi costruiscono 1 loro nidi, rozze piattaforme larghe una trentina di centimetri che sorgono spesso alla sommità delle stalagmiti a venti o trenta metri di altezza dal suolo. Nemici ostinati della luce, escono dal loro rifugi solo sul far della notte. Volano fuori in grandi stormi a fare incetta di cibo. Ma non sono affatto carnivori,, come la maggior parte degli uccelli notturni. Si nutrono semplicemente di fruita che afferrano a volo senza nemmeno posarsi sugli alberi. Si spingono anche a molti chilometri di distanza dal nido. Quando hanno i piccoli (da due a quattro per coppia), I loro voli si fanno più lunghi e frequenti, cinque o sei dal tramonto all'alba, perché le esigenze alimentari dei pulcini sono straordinarie. . Quando' 1 genitori ritornano al nido col bottino, i piccoli ingordi si fanno loro incontro levando acuii squittii e, impazienti come sono, si mettono a mordicchiare furiosamente il piumaggio del genitori. Lo studioso svedese Jan Lindblatt dell'Università di Stoccolma ha osservato che gli adulti non soddisfano immediatamente le richieste dc-rpiccoli, ma lasciano passare alcuni minuti prima di decidersi a sfamarli, e suppone che lo facciano per aver 11 tempo di assicurarsi che tra 1 postulanti non si sia intrufolalo qualche pulcino estraneo alla famiglia. Dopo la breve pausa di riflessione, ecco che il guaciaro, padre o madre, immerge 11 becco in quello del figlio e vi travasa i pezzi di frutta che ha portato. Per circa mezzo minuto 1 due becchi Riscopriamo la pia PREVENZIONE DENTALE Gli uccelli delle tenebre che volano con il sonar Gli uccelli delle tenebre che volano con il sonar CHI entra per la prima volta nella grotta di Carine, In Venezuela, rimane sbalordito dal frastuono che gli giunge alle orecchie. E' un coro di voci querule, roche, stridenti che si incrociano, si moltiplicano, rimbombano nello spazio. Nel buio non si riesce a scorgere nulla. Ma per poco che si accenda una lampada elettrica o una torcia, ci si trova di fronte a uno spettacolo àlluclnatìtè; In quel paesaggio dantesco, tra una selva di stalattiti e stalagmiti, migliaia di grandi uccelli grigio-azzurri lunghi attorno al mezzo metro, con una apertura d'ali di circa novanta centimetri, volteggiano nell'aria, proiettando ombre enormi sulle pareti. Sono i guaciari (Steatornis caripensis), gli uccelli dotali di un sistema di ecolocalizzazione che ricorda il «sonar» del pipistrelli. Il mondo scientifico li ha scoperti solo nel 1799 (ne fu scopritore il naturalista-esploratore Alexander von Humboldt), ma per gli Indios erano una vecchia conoscenza. Da tempo immemorabile ne facevano paurose carneficine, distruggendo i nidi e prendendo di mira i pulcini, veri serbatoi di grasso. LI sventravano sul posto, li mettevano sul fuoco e da quel corpicini sgorgava fuori un olio semifluido, limpido, inodoro, ideale per le lampade da illuminazione e buono anche da mangiare. Cosi, paradossalmente, gli uccelli delle tenebre servivano a far luce agli uomini. Ma da qualche tempo l'immensa caverna di Carlpé è diventata Parco Nazionale e i guaciari possono finalmente vivere Ih'riace'.W ' menò hi-quel piccolo lembo del loro habitat. Habitat che non è affatto esteso. La specie non esiste né in Europa, né in Asia, in Africa, in Australia, o nell'America del Nord. La si trova soltanto nelle caverne di parte del Centro e del Sudamerica, dal Perù ai Caralbi, e il numero dei suoi effettivi è in costante diminuzione dovunque. I guaciari vivono nelle grotte durante il giorno e vi costruiscono 1 loro nidi, rozze piattaforme larghe una trentina di centimetri che sorgono spesso alla sommità delle stalagmiti a venti o trenta metri di altezza dal suolo. Nemici ostinati della luce, escono dal loro rifugi solo sul far della notte. Volano fuori in grandi stormi a fare incetta di cibo. Ma non sono affatto carnivori,, come la maggior parte degli uccelli notturni. Si nutrono semplicemente di fruita che afferrano a volo senza nemmeno posarsi sugli alberi. Si spingono anche a molti chilometri di distanza dal nido. Quando hanno i piccoli (da due a quattro per coppia), I loro voli si fanno più lunghi e frequenti, cinque o sei dal tramonto all'alba, perché le esigenze alimentari dei pulcini sono straordinarie. . Quando' 1 genitori ritornano al nido col bottino, i piccoli ingordi si fanno loro incontro levando acuii squittii e, impazienti come sono, si mettono a mordicchiare furiosamente il piumaggio del genitori. Lo studioso svedese Jan Lindblatt dell'Università di Stoccolma ha osservato che gli adulti non soddisfano immediatamente le richieste dc-rpiccoli, ma lasciano passare alcuni minuti prima di decidersi a sfamarli, e suppone che lo facciano per aver 11 tempo di assicurarsi che tra 1 postulanti non si sia intrufolalo qualche pulcino estraneo alla famiglia. Dopo la breve pausa di riflessione, ecco che il guaciaro, padre o madre, immerge 11 becco in quello del figlio e vi travasa i pezzi di frutta che ha portato. Per circa mezzo minuto 1 due becchi Riscopriamo la pia PREVENZIONE DENTALE

Persone citate: Humboldt

Luoghi citati: Africa, America Del Nord, Asia, Australia, Europa, Perù, Stoccolma, Sudamerica, Venezuela