Troppi a tavola Questo pianeta non basta più ?
a tavola Quésto pianeta non basta più? a tavola Quésto pianeta non basta più? ALLA fine di settembre a Budapest 11 Club di Roma,,il gruppo che più di ogni altro si è impé. enato nel dibattito mondiale sulle prospettive del nòstro futuro, ha discusso a lungo le prospettive alimentari per il 2000. «Cibo per sei miliardi» era il titolo della conferenza.. Infatti stando alle stime più accreditate delle Nazioni Unite nel 2000 la popolazione mondiale passera dai 4 miliardi e 721 milioni (registrati dall'Ufficio censimento Usa al 30 giugno 1983) ai 6 miliardi e 300 ml- Jjjgttu.' • «vi**, • Fra tre giorni, •novembre, si apriva iTÉF234 sessione della < renza della Fao. Come' fornire cibo à una popolazione ih progressiva crescita, con fortissimi Incrementi nei livelli di consumo e con ormai "inaccettabili squilibri di distribuzione, diventa un problema sempre più drammatico. • n dato del 4 miliardi e 721 miliont registrati al 30 giugno 1983 indica un incremento di 82 milioni di essèri umani rispetto alla stessa data nel 1982, un incremen¬ *, i < IN genere il cibo base di un Paese è costituito dalla sua fonte primaria di carboidrati, ma nel caso dei Paesi in via di sviluppo esso è anche la fonte principale di proteine, perlomeno per quanto riguarda la popolazione povera. E' facile, quindi, assistere a estesi fenomeni di sottonutrizione legati ai livelli del reddito familiare: fino a una certa: soglia, infatti, le calorie assunte con la dieta derivano quasi esclusivamente dall'alimento base. Al di sopra dei trecento dollari di reddito annuo prò capite, secondo stime Fao, aumenta l'in-, cidenza delle calorie derivanti da frutta, verdura e prodotti di origine animale. Esiste quindi anche una. differenza nella composizione delle proteine consu- ; La p Paesi satelliti detengono l'80 per cento del prodotto mondiale, mentre Stati Uniti, Canada ed Europa da soli ne detengono il 50 per cento. Il resto del mondo, con una popolazione quattro volte superiore, raggiunge soltanto il 20. per cento. La terra coltivata occupa attualmente 14 milioni di kmq dell'intera superficie terrestre, mentre soltanto ni per cento di questa suiilcie mondiale (in cui rientrano ovviamente i 14 milioni di kmq citati ed escludendo l'Antartide) non presenta gravi limiti per praticarvi l'agricoltura. Inoltre la terra migliore dal punto di vista agricolo non è distribuita equamente e già l'attuale tasso di distribuzione delle terre fertili ; ha. raggiunto vertici , estremamente preqccupan. ti. DaU dftU:ocséperàÌ4«P,. ' indicano una media di 3000 kmq di terreni agricoli di prima qualità distrutti ogni anno nel Paesi industrializzati a causa della urbanizzazione e dell'industrializzazione. Dell'attuale popolazione mondiale oltre mezzo miliardo di uomini sono considerati, dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, de. nutriti, mentre 800 milioni di uomini vivono-in condizioni di estrema povertà. SI calcola che ogni anno per to del 27 per cento rispetto al 1970, quando la popolazione mondiale era di 3 miliardi e 700 milioni, e del 54 per cento rispetto al 1960, quando era di 3 miliardi e 100 milioni. Il problema alimentare, come tutti i problemi dei nostro tempo, è legato a una lunga serie di variabili: aumento della popolazione, crescita dei consumi, situazioni climatiche, disponibilità dL terra fertile e di varietà genetica da coltivare, disponibilità di energie e di acqua, aspetti culturali e sociali. E' quindi un grave „: errore, affrontarlo da una j sola angolazione cercando ' - di- TlsrOvcrìo-''. <x>n mètodi' • parziali. Oggi gli abitanti della Terra, come afferma il presidente del Club di Roma, Aurelio Peccei, consumano dà soli più risorse naturali di quante ne abbiano consumate tutti i loro predecessori nelle centinaia di migliaia di anni precedenti. Soltanto negli ultimi 80 anni abbiamo aumentato -11 • consumo di materie'prime ". industriali di 40 volte. Stati . Uniti, Canada, Europa Occidentale, Giappone, Urss e a tavola Quésto pianeta non basta più? a tavola Quésto pianeta non basta più? ALLA fine di settembre a Budapest 11 Club di Roma,,il gruppo che più di ogni altro si è impé. enato nel dibattito mondiale sulle prospettive del nòstro futuro, ha discusso a lungo le prospettive alimentari per il 2000. «Cibo per sei miliardi» era il titolo della conferenza.. Infatti stando alle stime più accreditate delle Nazioni Unite nel 2000 la popolazione mondiale passera dai 4 miliardi e 721 milioni (registrati dall'Ufficio censimento Usa al 30 giugno 1983) ai 6 miliardi e 300 ml- Jjjgttu.' • «vi**, • Fra tre giorni, •novembre, si apriva iTÉF234 sessione della < renza della Fao. Come' fornire cibo à una popolazione ih progressiva crescita, con fortissimi Incrementi nei livelli di consumo e con ormai "inaccettabili squilibri di distribuzione, diventa un problema sempre più drammatico. • n dato del 4 miliardi e 721 miliont registrati al 30 giugno 1983 indica un incremento di 82 milioni di essèri umani rispetto alla stessa data nel 1982, un incremen¬ *, i < IN genere il cibo base di un Paese è costituito dalla sua fonte primaria di carboidrati, ma nel caso dei Paesi in via di sviluppo esso è anche la fonte principale di proteine, perlomeno per quanto riguarda la popolazione povera. E' facile, quindi, assistere a estesi fenomeni di sottonutrizione legati ai livelli del reddito familiare: fino a una certa: soglia, infatti, le calorie assunte con la dieta derivano quasi esclusivamente dall'alimento base. Al di sopra dei trecento dollari di reddito annuo prò capite, secondo stime Fao, aumenta l'in-, cidenza delle calorie derivanti da frutta, verdura e prodotti di origine animale. Esiste quindi anche una. differenza nella composizione delle proteine consu- ; La p Paesi satelliti detengono l'80 per cento del prodotto mondiale, mentre Stati Uniti, Canada ed Europa da soli ne detengono il 50 per cento. Il resto del mondo, con una popolazione quattro volte superiore, raggiunge soltanto il 20. per cento. La terra coltivata occupa attualmente 14 milioni di kmq dell'intera superficie terrestre, mentre soltanto ni per cento di questa suiilcie mondiale (in cui rientrano ovviamente i 14 milioni di kmq citati ed escludendo l'Antartide) non presenta gravi limiti per praticarvi l'agricoltura. Inoltre la terra migliore dal punto di vista agricolo non è distribuita equamente e già l'attuale tasso di distribuzione delle terre fertili ; ha. raggiunto vertici , estremamente preqccupan. ti. DaU dftU:ocséperàÌ4«P,. ' indicano una media di 3000 kmq di terreni agricoli di prima qualità distrutti ogni anno nel Paesi industrializzati a causa della urbanizzazione e dell'industrializzazione. Dell'attuale popolazione mondiale oltre mezzo miliardo di uomini sono considerati, dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, de. nutriti, mentre 800 milioni di uomini vivono-in condizioni di estrema povertà. SI calcola che ogni anno per to del 27 per cento rispetto al 1970, quando la popolazione mondiale era di 3 miliardi e 700 milioni, e del 54 per cento rispetto al 1960, quando era di 3 miliardi e 100 milioni. Il problema alimentare, come tutti i problemi dei nostro tempo, è legato a una lunga serie di variabili: aumento della popolazione, crescita dei consumi, situazioni climatiche, disponibilità dL terra fertile e di varietà genetica da coltivare, disponibilità di energie e di acqua, aspetti culturali e sociali. E' quindi un grave „: errore, affrontarlo da una j sola angolazione cercando ' - di- TlsrOvcrìo-''. <x>n mètodi' • parziali. Oggi gli abitanti della Terra, come afferma il presidente del Club di Roma, Aurelio Peccei, consumano dà soli più risorse naturali di quante ne abbiano consumate tutti i loro predecessori nelle centinaia di migliaia di anni precedenti. Soltanto negli ultimi 80 anni abbiamo aumentato -11 • consumo di materie'prime ". industriali di 40 volte. Stati . Uniti, Canada, Europa Occidentale, Giappone, Urss e
Persone citate: Aurelio Peccei
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