Naipaul: che delusione l'Islam di khomaini di Francesco Rosso

Naipaul: Naipaul: che delusione l'Islam di Khomeini UN viaggio attraverso l'Islam è progetto se- ducente, ma poi intervengono le complicazioni. Quale Islam si vorrebbe affrontare e studiare? Perché, .ancor oi£!cba,fra/i «Ispani, nell'islam le frantumazioni In grandi e piccole sette non si contano; necessario quindi programmare per bene il viaggio per non perdersi nelle sabbie mobili di una religione che, all'origine, è chiarissima ed unitaria, ma poi si complica a seconda delle etnie e della posizione geografica, per cui ciò che sembra indiscutibile agli arabi, non lo è per i musulmani di altre regioni del mondo in cui si è radicata, e non si sa per quali canali, la religione di Maometto. Deve aver ben ponderato 1 il problema Vidiadhar Surajprasad Naipaul quando, scosso dalla rivoluzione khomeinista in Iran, ha deciso di andare a vedere da vicino che cosa accadeva in quel mondo che non gli era totalmente alieno. Naipaul è nato a Trinidad quand'era co-1 Ionia inglese, è di religione : indù, e le sue origini hanno non pochi tratti in comune col paesi che confinano con l'India. Egli, quindi, ha pensato che fosse bene visitare l'Islam non arabo, anche per comprendere quel tanto di sradicato, religiosamente, che turba le coscienze di circa duecento milioni di mu-, sulmani. Il risultato della' sua inchiesta è il grosso volume Tra i credenti, che esce uggì anche in Italia, da Rizzoli. L'Iran della rivoluzione lo ha disgustato, la Teheran dominata dai mujaiddin, i combattenti della fede, ha urtato la sua sensibilità. Uomo di lettere, scrittore di buona fama nel mondo an- ' glosassone, egli era partito; alla ricerca delle cause di : quella sanguinosa rivoluzio-1 ne, perché una causa doveva I pur esserci se c'erano vitti- : me a migliaia. Non ha trovato nulla, soltanto una tensione apparentemente rell-1 glosa che, in realtà, era sol- ! tanto rabbia contro qualcosa di vago, che per il momento erano lo scià e gli j americani, ma che poteva i cambiare da un istante al-1 l'altro. Lo faceva sussultare, lui indù non violento, l'efferatezza con cui uomini religiosi si abbandonavano al massacro. Il ritratto che traccia : di Khomeini è spietato. Nel viso di quel vecchio che; avrebbe dovuto essere venerando, egli ha letto rabbia e desiderio di vendetta, una compressa ferocia, una sen-, 8uaiità grossolana che gli aleggiava sulle labbra grevi, i A Qom, la città santa dell'I- : slam Iraniano, egli incontra l'ayatollah Kalkalll, e ne esce sconvolto. «Lo sa che ho Naipaul visto da Levine - (Copyright N.Y. Rcvlew ol Boote. Ope- i ra Mundi e per l'Italia .La Stampa-) ucciso Hoveyda?» gli dice! brutalmente l'ayatollah. Ho- j veyda era stato il primo mi-. nistro dello scià, ed aveva pagato con una morte orrenda quel suo «crimine»: l'ayatollah la descrive ridendo; un primo colpo non mor- ' tale al collo, un secondo, fulminante, alia testa. «Ma gli ha sparato proprio lei?» domanda Naipaul ed ecco la risposta; «No, ma ho passato la pistola all'esecutore». Kalkalll, definito «il boia di Khomeini», ha sulla coscienza un buon numero di assassini consumati dietro suo ordine senza processo. Naipaul poteva circolare con una certa libertà grazie alla sua fisionomia indiana, consideravano anche lui vittima dell'Occidente deprecabile, e gli parlavano quasi familiarmente. Su quegli incontri, conversazioni, amicizie occasionali, egli ha scritto pagine pervase dalla febbre che divorava l'Iran, e ne ha tratto una conclusione; 'l'Iran é un Paese di oziosi che vivono con «non guadagnati» settanta milioni di dollari al giorno del petrolio; la rivoluzione iraniana ha prodotto una legge islamica che proietta il Paese nel più buio medlevo; gli iraniani hanno bisogno di esser guidati da un uomo solo; ieri: l'amato era lo scia, oggi è Khomeini: caricatura di lavine (Copyright N.Y. Revlew ol Boote. Ope-' ra Mundi e per l'Italia «La Btampa.) - r • * ri «t «^ g Khomeini, domani sarà un altro. Secondo Paese musulmano non arabo visitato da Naipaul, è il Pakistan, Paese artificiale che Jlnnah, giài amico di Gandhi, fondò,do-; po la decolonizzazione.' Gli iraniani sono sciiti, detesta- ' no l'Arabia Saudita perché convinti che da 11 sia venuto l'avvelenatore di All, nipote e genero di Maometto, al, quale si ispirano. I pakistani, invece, sono sunniti, quindi amici dell'Arabia Saudita, ma sono poi divisi in tante. ■ sette che nemmeno Naipaul riesce a contare. Infatti, ignora gli ismailiti, che si ricollegano al figlio di Agar, schiava di Abramo, capostipite della religione ci a cu i sarebbe uscito Maometto. Strana omissione; basterebbero la notorietà dell'Aga Khan, di cui si indica la cosa a Karachi, ed i milioni di pakistani ismailiti sparsi in Tanzania, Kenla, Uganda e Sud Africa, per richiamare, l'attenzione di uno scrittore. Dal Pakistan lo scrittore passa in Malaysia, poi in Indonesia, sempre alla ricerca delle ragioni che hanno legato cosi saldamente all'Islam genti tanto diverse per storia, tradizioni, condizioni ambientali. Ovunque egli trova gran confusione di idee, e se in Iran l'odio si riversa sullo scia c in Pakistan su AH Buttho, in Malaysa e Indonesia sono i cinesi, «cancro dell'Asia che tutto corroderà», od alimentare quella tensione che fa sognare ai musulmani non àrabi le glorie medievali dalle conquiste arabe. i V.S. Naipaul, in questo libro, si rivela scrittore attento ad ogni dettaglio, e se registra soprattutto le contraddizioni del mondo musulmano non arabo, si guarda anche attorno, e dalla sua penna escono pagine bellissime, come il racconto della lotta fra l'orso ed i cani in Pakistan, e la descrizione di paesaggi, come il deserto iraniano, le pendici del monti afghani, le risaie di Sumatra. E' un libro fondamentale per conoscere le vicende, quasi sempre sanguigne, dei paesi ch'egli ha visitato. Qualche Incomprensibile dimenticanza; quando visita il Pakistan settentrionale e si intrattiene col pastori nomadi afghani, la Russia aveva già invaso l'Afghanistan, ma nel libro non vi è alcun cenno, come non ve ne sono1 alla guerra fra Iran ed Iraq.' Nonostante ciò 11 libro, tra-: dotto col limpido stile fra cronistlco e letterario da Attilio Veraldl, risulta un reportage grandioso e di lettura avvincente. Francesco Rosso V. S. Naipaul, «Tra I credenti», Rizzoli, 442 pagine, 20.000 lire.