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Tutto libri Tutiolihri - Anno IX n. 381 - Supplemento a LA STAMPA del 12 Novembre 198.1 Hòlderlin e Leopardi sono i due poeti scelti da Carmelo Bene per 11 suo nuovo spettacolo «Mi presero gli occhi», che ha iniziato a Torino, al Teatro Colosseo, la sua tournée italiana. Quale il filo conduttore che lega questo recital ai precedenti, dedicati a Majakovskij e Bloch, Dante e Campana? Perché il «tandem» Ilòldcrlln-Lcopardl? Come spiegare il grande interesse, soprattutto dei giovani, per questa poesia, che la scuola ha spesso insegnato loro ad «odiare»? Carmelo Bene risponde a queste domande. CON i poeti io cerco i punti di dissonanza. Proprio questa e la ìeziope. di Hòlderlin. Già il poeta è il risultato della sua stessa dissonanza: tutto e interno, dentro, e cosi nasce il , poeta. Quando Irggiamo i grandi capolavori, annotava Hesse, non bisogna giudicarli, ma attraverso la lettura scandagliare quanto voi si l'ale. E' questo lo stimolo ad affrontare i poeti da poeta. Riproponendo Hòlderlin e Leopardi io parto da loro, il loro testo diventa un'eco di quanto la voce sta portando, nel suo tentativo non di reperire stoltamente il significante irripetibile, ma di ritrovare la poesia nel suo farsi. La poesiu è poesia della voce, che s'affatica nell'eco della voce della poesia. Da diversi anni mi occupo della foni': du qui l'attenzione per certa strumentazione fonica, elettronica e. la conseguente amplificazione, che assurge a linguaggio, non a stampella. Già i sofisti per¬ mente elegiaco, quasi pastorale. Ma anche il -difetto.. il coraggio del limite fa il poeta. Guai se il poeta non si limitasse. I critici hanno notato nel mio approccio a Leopardi il piglio romantico che, a loro avviso, il poeta non dovrebbe avere. Ma allora rimarrebbe davvero un pedante, soltanto il pensatore di cose poi non tanto originali. E ognuno potrebbe leggerlo nel suo privato. Del resto, per dirla con Savlnio, -tutto quanto non è romantico, è cretino-. LA scuola ha insegnato a odiare tutto, non solo la poesia, perché alla base del suo insegnamento c'è Io storicismo. Non si valuterà mai abbastanza il danno incalcolabile dello storicismo, del manianesimo, finché si continuerà a storicizzare. I nostri critici si occupano del passato in quanto passato, non di quel passato die fu presente a se stesso quando fu. Si occupano del museo, dove, la filologia -porta alpeggio-. I giovani che vengono a .teatro la poesia la sentono inedita, sentono la forza dell'inattualità del poeta. L'inattualità del poeta è e sarà sempre la sua attualità. L unico modo di essere contemporaneo per un urtistu è non esserlo. II pubblico a teatro si sente confortato da certi attacchi (i cosiddetti ricordi di scuola) a lui noti. Poi immediatamente smarrisce la pista. Non tanto perché non comprenda il senso delle parole, ma perché quella parola, a lui sciaguratamente laminare, gli si riarticola all'orecchio in maniera insospettata e quindi nuova. Oralmente, semino i testi della poesia scritta. E la voce della poesia seppellisce il traffico, il rumore delle cose Un silenzio tombale. Poi la grande liberazione finale, miracolosamente la conciliazione, la concordia. Si scoine una connivenza tra la ricerca della voce e quei testi che si credevano dimenticati. Perché produrre poesia è un'energia Tutto libri Attualità

Persone citate: Bloch, Campana, Carmelo Bene, Hesse, Leopardi, Majakovskij

Luoghi citati: Torino