Chi ha paura del tavoliere

Chi ha paura del tavoliere? Chi ha paura del tavoliere? di studiare la differenza tra trottola e palèo (ne abbiamo già accennato, in questa rubrica, anni fa). Ma la prima parola che squillava in ■mente<al Bartoli era «tavoliere». Questa parola bellissima si trova ancora su tutti i vocabolari: tavolo da gioco, o tavolo da gioco strutturato in modo particolare per servire a un gioco preciso. Il tavoliere degli scacchi si chiama scacchiere, il tavoliere della dama si chiama damiere; giochi da tavoliere sono scacchi, dama, gioco dell'oca, Monopoli, e tanti altri che siamo venuti descrivendo man mano che nasce' vano: Can't Stop, Focus, Kenstngton per ricordare i migliori. In inglese tavoliere non è « table» ma board. «Tavoliere* è una parola die mantiene un certo respiro. Il mensile «Pergioco» la usa correntemente. Altri ne hanno paura. Il grande libro di li. C. Bell, The Boardgame Book, ha avuto una traduzione italiana, quattro anni fa, che dice sempre «tavoliere*, nel testo, ma l'editore ha avuto paura, e sulla copertina il titolo dell'edizione italiana suona II libro del giochi da tavolo. Un altro editore italiano ha in programma per 184 un repertorio di giochi da tavoliere,masembraabbia già deciso di intitolarlo Giochi da tavolo, perché «tavoliere* gli fapaura. Non possiamo chiedere a Bice Mortara Garavelli, a Maria Corti, a Giorgio Manganelli o ad altri di scrivere a questo editore (che è poi Leonardo Mondadori) per incoraggiarlo. Possiamo chiedere al grande spirito di Daniello Bartoli di guardar giù, di volerci bene, perché noi diciamo sempre «tavoliere» come lui. E magari di apparire in sogno a Leonardo Mondadori, per sussurrargli: «Tavoliere, Leonardo! Tavoliere! Tavoliere! g. d. l'Università di Parma, cori la data del 1982 ma uscito da j;oco (pagg. 220, s.i.p.; distribuito da Dell'Orso, Alessandria). E' un libro di elenchi di parole, condotti con criteri su cui molto si può discutere. Ne discute Maria Corti nella premessa, e altri ne hanno già discusso in vario modo. E' un libro questo fatto per piacere a Giorgio Manganelli e a chi ama Manganelli: un libro ispirato da quella che in francese si chiama «rage de nommer*, voglia furibonda di trovare un nome per tutte le cose (e una cosa per tutti i nomi). Saltando per ora la prima parola che veniva in mente al Bartali a sentir dire «giuoco* (col dittongo!), le altre sono: scacchiere, scacchi, mattare, intavolare, zara, earare, dati, pattare, punto, partita, poste, palla, pallamaglio, pallacorda, palèo, fattore, trottola, lacchetta, carte. Abbiamo passato momenti deliziosi, tra vocabolari e repertori di vecchi giochi, per mettere a fuoco quel che queste parole vogliono dire per noi e quel che volevano dire per il Bartoli. Nasce dalle carte sfogliate un mondo di giochi come un quadro di Breughel. Per forvici entrare anche voi, vi prendiamo per mano. Vi diciamo che tacchetta è «racchetta*, evi raccomandiamo

Luoghi citati: Alessandria