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Le piccole imprese guardano a Oriente Una «missione» dell'Api in Giappone Le piccole imprese guardano a Oriente Aziende piemontesi vendono tecnologie a Tokyo TORINO — -Non è vero che dal Giappone dobbiamo imparare tutto. A l'otte è vero il contrario: sono loro, i nuovi samurai della tecnologia, che hanno molte cose da imparare da noi-. Chi parla è Carlo Persico, presidente dell'Api di Torino, l'associazione che raggruppa 1200 piccole e medie imprese. Persico è appena rientrato da una «missione» in Estremo Oriente (Giappone. Taiwan, Hong Kong, etc) organizzata In collaborazione con la Camera di Commercio, a'cui hanno partecipato una ventina di aziende. -Tuttealla ricerca di nuovi sbocchi di mercato — spiega Persico — ma anche spinte dalla necessità di capire, sul posto, l'esatta dimensione del pericolo giallo-, — Ma questo pericolo c'è davvero? -Certo esiste — risponde Persico — ma esistono anche larghi spazi di collaborazione, da parte nostra, con i Paesi del Sol Levante'E noi lo abbiamo verificato durante il viaggio-. — In che modo? -Anche con accordi commerciali. Qualcuno siamo persin già riusciti a stipularlo. Cito un solo caso: quello della Buratti e Opessl di Pinerolo, un' azienda che produce bilance ed è riuscita a strabiliare con i suoi prodotti un gruppo finanziaria-industriale di Tokvo. Igiapponesi metteranno l loro capitali, la Buroni e Opessl la sua tecnologia*. — Dunque, non è stata una missione Inutile. -DI certo no, e non solo perché quasi tutte le aziende partecipanti sono riuscite ad avviare rapporti commerciali con gruppi giapponesi, ma anche perché, come Api, a Hong nng abbiamo stipulato un accordo con una grossa compagnia di trading, la Hong Kong Sheck Limited, che farà da nostro corrispondente peri' Orienti, una terra che sa persine yi ardore con stupore alla vitaliU. delle nostre piccole e medi? Imprese. U"a cosa che non aè. 'ni ?erto ia noi, dove invece ; ere aziende sono penalizzati sotto molti punti di vista*. ì c. roc. '