Il padre vuole portare Elena dal Papa «Ho fatto voto per la sua liberazione»

Il padre vuole portare Elena dal Papa «Ho fatto voto per la sua liberazione» A Lucca e Messina oggi i primi interrogatori, il processo alla gang sarebbe imminente Il padre vuole portare Elena dal Papa «Ho fatto voto per la sua liberazione» DAL NOSTRO INVIATO LUCCA—«Semi verrà fatta la grazia di riabbracciarla, la porterò dal Papa a Roma». Disperato, come tutti in quella casa di Lugliano, appena violata dai banditi che avevano rapito la sua piccola Elena, 1' uomo fece voto solenne. Ora Rino Luisi, il padre, spera di poterlo sciogliere. Dice don Alberto Brugioni, segretario del vescovo di Lucca, Agresti: -Credo sia un legittimo desiderio della famiglia ringraziare il Pontefice e se ciò avverrà non potrà accadere che tramite il vescovo». Tutti gli altri sono per lei, in quella casa, ora. Con amore e con preoccupazione la osservano mentre gioca, mentre riprende confidenza con il cane e 11 gatto, con la sua camera, con 1 suoi balocchi. Elena, spiegano, sta superando il periodo di reinserimento e ogni gesto, ogni sorriso o pianto sono motivo di apprensione. Si spera che quei quaranta giorni nel quali è rimasta ostaggio di una avida banda di mascalzoni li dimentichi presto. E' fortunata, facevano notare alcuni inquirenti, a essere cosi piccola da non dover rivivere questa brutta storia nei giorni del processo. Quanto prima, si assicura, verrà celebrato 11 dibattimento. -Questo ufficio ha sempre privilegiato la direttissima e il nostro Impegno è in questo senso», assicurava ieri il dottor Angelo Antuofermo, procuratore della Repubblica. «Guaì se potendo fare un processo per direttissima non lo si celebrasse». Tutto viene preparato per arrivare ad una sentenza rapida che molti si augurano possa essere esemplare, perché la paura è stata prò-, fonda per una città che solo per sentito dire conosceva il grande crimine. -Si diceva che Annibale fosse alle porte, ma Annibale non è alle porte» ha dichiarato con soddisfazione il dottor Antuofermo. Ma nessuno dimentica che in questa regione i sequestri di persona sono stati ventitré, finora, e parecchi sono finiti in tragedia. Anche per Elena si è sfio¬ rato il dramma: enormi sono stati i rischi del lungo trasferimento al Sud, fino a Vulcano e poi a Gualtieri Sicamlnò, presso Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, e quelli corsi dalla piccola al momento della liberazione. In un momento qualsiasi, gli undici balordi che componevano la banda avrebbero potuto decidere di ammazzarla e forse soltanto la consapevolezza che non avrebbe mal po¬ tuto denunciarli ha impedito che la situazione precipitasse. «Batteria» improvvisata, dunque, e non banda con esperienza nel ramo, ma per questo più pericolosa, più imprevedibile. -Niente sacciu», ha dichiarato quando le hanno messo le manette Luigia Mazzeo, 26 anni, un fisico quasi da pugile, la vivandiera che per oltre un mese, secondo le sue stesse ammissioni, ha accudito la piccina. Non ci sono «pentiti» in questo gruppo e i ripensamenti appaiono scarsi anche se i carabinieri hanno composto In breve un quadro accusatorio che appare assai più che convincente. Il «capo», Francesco Chillè. 44 anni, siciliano di Milazzo, Dell'imbusto appassionato di danaro, macchine e donne, sta meditando nel carcere lucchese di S. Giorgio; si dice che cerchi di Inventare una linea di difesa che non ri- sulti catastrofica. Secondo gli inquirenti, oltre ad aver ideato l'odioso kidnapping, ha anche preso parte «alla fase operativa», forse in appoggio al gruppo che quella notte del 16 ottobre scorso aveva fatto irruzione nella casa. Senza misteri neppure il ruolo di Egidio Piccolo, 48 anni: lo indicano come il secondo telefonista, colui che «trattava» con la famiglia e che per mostrarsi più persuasivo minaccciava feroci vendette sulla piccola. Un giorno, quando da Lugliano lo informarono di poter realizzare 300-350 milioni con la vendita di gioielli e poco altro, il telefonista come assatanato ribattè: -Portateli, portate tutto quello che avete». Gli inquirenti si opposero. L'altro telefonista, che per primo avrebbe preso contatto con la famiglia, pare sia Mariano Mazzeo, 27 anni, ora latitante, come in fuga è anche Giuseppe Iarrera. E senza equivoci agli occhi degli inquirenti appare la parte sostenuta da Salvatore Alacqua, che ha ricevuto dai rapitori il piccolo ostaggio, l'ha portato a casa alla moglie, Carmela Italiano, e le ha ordinato di «trasferirsi a Vulcano» con la piccina. Si dice che la donna abbia tentato di farlo desistere, ma lui avrebbe ordinato seccamente: -Siamo in ballo, dobbiamo ballare, vai». E per la Italiano Carmela, siciliana sottomessa, tanto è bastato. La resa dei conti comincia oggi con i primi interrogatori. A Lucca il gruppo più cospicuo verrà sentito dal sostituto procuratore Gabriele Ferro, che ha diretto il blitz in Sicilia. Non ci sono problemi per i detenuti, tutti del resto in isolamento, ha detto il direttore del carcere. Giovanni Truscello, ma dall'interno della fortezza arrivano segnali di malumore da parte di altri carcerati. A Messina, per rogatoria, saranno interrogati Lorenzo La Rosa e Remigio Alello. -Tutti sono inchiodati a responsabilitàprecise, mai come in questo caso è stato possibile arrivare a una conclusione sema equivoci», diceva con soddisfazione il colonnello Tommaso Folcila, comandante del gruppo carabinieri di Lucca. -Nessuna novità potrebbe spostare i termini di questo processo», confermavano In Procura. Vincenzo Tessandorl