Il mandante del delitto Dalla Chiesa forse dietro i nuovi boss dei casinò di Clemente Granata

Il mandante del delitto Dalla Chiesa forse dietro i nuovi boss dei casinò A una svolta le indàgini dei giudici milanesi: dopo pesci medi e piccoli, si punta al vertice Il mandante del delitto Dalla Chiesa forse dietro i nuovi boss dei casinò DAL NOSTRO INVIATO MILANO — -Indizi? Molti indisi. Prove? Molte prove. Si, gli investigatori hanno lavorato con scrupolo, seguito ogni traccia». A Palazzo di Giustizia ora non nascondono la propria soddisfazione. Per tutta la giornata è stato un susseguirsi frenetico di notizie, un accavallarsi di ipotesi, conferme, smentite, di nuovo conferme. Poi il quadro si è chiarito e presenta novità clamorose. Su ordine di cattura della procura di Milano sono finiti in carcere altri uomini politici sanremesi: 11 sindaco de Osvaldo Vento, 11 capogruppo democristiano al Comune di Sanremo e assessore regionale all'Agricoltura, Giovanni Parodi, l'assessore socialdemocratico al Patrimonio, Enzo Ligato, e l'assessore democristiano alla Polizia urbana, Mario Tommasini. Per i primi tre l'accusa è di corruzione, per Tommasini c'è anche l'art. 416 bis del codice penale che prevede un'imputazione ancora più inqulentate: l'associazione mafiosa. Tommasini dunque, secondo gli investigatori, è uno degli elementi di collegamento tra il clan delinquenziale che voleva controllare sia il Casinò di Sanremo, sia il Casinò di Campione e il gruppo di politici che consapevolmente o no, in modo diretto o mediato, doveva favorire quel disegno. Secondo l'accusa il premio promesso agli amministratori per i favori e gli appoggi era elevatissimo. Si accenna a cifre vertiginose. Non il miliardo e mezzo di cui si era parlato nei giorni scorsi ma «miliardi» disponibili solo che, con accorti interventi, sapienti dosaggi, manovre occulte o palesi, formalmente legittime, si fosse intervenuti al momento giusto per favorire l'ingresso al vertice del Casinò di Sanremo della Sit, la società di Michele Merlo e di Marco Tullio Brighina già finiti in carcere la settimana scorsa assieme a Sebastiano Acquaviva, braccio destro del primo e ai politici democristiani sanremesi Roberto Andreaggi e Stefano Acclnelli, il quale, come Tommasini, arrestato ieri, deve rispondere anche di associazione mafiosa. Nell'ambito dell'inchiesta c'è poi il capitolo specifico che. riguarda il sottosegretario de-, mocristlano al Tesoro Manfredo Manfredi. La richiesta di autorizzazione a procedere nel suoi confronti per corruzione e violazione della legge sul finanziamento dei partiti starebbe per partire alla volta di Roma. «E' questione di, tempi tecnici» si sottolinea a Palazzo di Giustizia. Come è noto, a Manfredi sarebbero stati destinati 20 milioni quale contributo per la campa-i gna elettorale, evidentemente' al fine di ricavarne alcuni favori. La somma, però, non farebbe parte dello «stock» di miliardi messi a disposizione dei politici dall'organizzazione mafiosa. Il fatto, comunque, posto sempre che l'accusa sia fondata, non sposterebbe di molto, dal punto di vista strettamente giuridico, i termini della questione. Sullo sfondo delle ipotesi accusatorie c'è 11 racconto del «pentito. Roberto Andreaggi. Altri imputati come Acclnelli, mostrando estrema sicurezza e atteggiamenti talora sprezzanti, tendono a infirmarne la validità. Ma gli inquirenti mostrano fiducia e fanno caIjPire^he le Imputazioni si reggono su bei»' altro che le semplici confidenze di un inquisi¬ to. Questi riscontri obiettivi (foto, documenti e altro materiale probatorio), che i magistrati hanno cercato in modo molto puntiglioso, ora sarebbero ben custoditi pronti ad essere utilizzati. E con 1 riscontri obiettivi si profila anche l'organigramma del clan criminoso che a Sanremo come a Campione d'Italia come, forse, a SaintVincent voleva controllare i tavoli verdi. Con l'organigramma si precisano le collusioni, le complicità, le sotterranee alleanze. I Merlo e i Traversa, gestori del Casinò di Sanremo e di Campione, assieme ai Brighina e agli Acquaviva avrebbero rappresentato una sorta di «quadri intermedi», capi incaricati di avvicinare i personaggi politici. E Merlo, infatti, secondo l'ipotesi accusatoria, si sarebbe messo in contatto con Acclnelli e con Tommasini, due esponenti politici democristiani, da sempre militanti in correnti rivali. Acclnelli sarebbe stato vicino da un lato a Giovanni Parodi, legato a Manfredi, dall'altro ad Andreaggi, membro della commissione aggludicatrice dell'appalto. Tommasini a sua volta sarebbe stato Invitato a cercare contatti con altri personaggi Influenti. Su quest'ipotesi si regge l'accusa, che per Accinelli e Tommasini è di associazione mafiosa, per gli altri politici, non direttamente legati al gruppo illegale, di corruzione. E al di sopra del Merlo e dei Traversa? L'accusa Indicherebbe i coniugi Ilario Legnaro e Franca Enrica Carcano, già arrestati nel corso dell'inchiesta sul Casinò di Campione d'Italia. I due erano titolari a Varese di un'agenzia turistica, che organizzava, tra l'altro, viaggi nei Caralbi dove operava una casa da gioco di Gaetano Corallo, del clan del catenesi, latitante. Per mezzo di Corallo l'inchiesta avrebbe trovato un fondamentale punto di collegamento con le cosche mafiose. Ma le Indagini non si sarebbero fermate a linei punto. Oltre Corallo, sarebbe stato individuato 11 vertice dell'organizzazione che voleva soggiogare i casinò. E compare un nome noto alle cronache del terrore: quel Nitto Santapaola, latitante, accusato di essere 11 mandante dell'omicidio Dalla Chiesa. Nei prossimi giorni si vedrà se e fino a qual punto l'ipotesi accusatoria reggerà alle critiche e alle contestazioni dei legali degli inquisiti. Clemente Granata