Poesia dell' universo tecnologico di Angelo Dragone

Poesia delPuniverso tecnologico MILANO, MOSTRA DELL«ARTE PROGRAMMATA» TRA IL 1953 E IL 1963 Poesia delPuniverso tecnologico DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Con il riesame del ventennio «tra le due guerre» e la focalizzazionc sugli Anni Trenta, seguiti dallo studio di altri periodi, movimenti e figure di maggior spicco, da de Chirico a Boccioni, la revisione critica dell'arte del nostro secolo può ben dirsi in corso: anche per il passato più prossimo. Un nuovo contributo è venuto da Lea Vergine, cui si deve l'ampia rassegna ..Arie programmata e cinetica: 1953-1963» che. patrocinata dal Comune di Milano e ordinata da Laura Bianchi, 6 stata allestita da Achille Castiglioni in Palazzo Reale dove rimarrà aperta sino a febbraio. Risale infatti a vent'anni fa la nascita del movimento e la relativa teorizzazione, mentre nella seconda metà del decennio dichiarazioni di poetica e opere rivelano caratteri e valori estremamente significativi per un'arte che può considerarsi come l'ultima avanguardia, fortemente impegnata sul piano del procedimenti psicologici oltreché estetici. Nel saggio introduttivo del catalogo (edito da Mazzotta) Lea Vergine sembra volerne narrare la storia: «C'ero uno volta "Nuova Tendenza" che nacque a Zagabria dall'incontro tra un pittore brasiliano, Almir Mavignier, e un critico serbo, Malico Mestrovlc, arguto pronubo il direttore croato della Galleria d'arte contemporanea, Bozo Bek. Correva l'anno 1961 La gente ricordava ancora la Jugoslavia soprattutto come terra di n«i/6-, mentre il dibattito artistico s'attardava a distinguere il rigore tutto inventivo dell'arte concreta dall'astrattismo, l'espressionismo asfratto dall'astrazione lirica: quando a dominare quest'ultimo periodo era stata viceversa l'ispirazione anche e soprattutto materica dell'informale. Era diffusa tra i pittori e scultori approdati alla «'Programmata., non soltanto una generica, quanto utopistica «volontà di rifare il mondo», ma la tendenza a coltivare «una scienza dell'arte»: muovendo, come potè riconoscere Francisco Sobrlno (uno dei protagonisti della mostra), «verso una direzione... sistematica, razionale, analitica, obiettiva, bisognosa di chiarezza». L'esposizione ideata da Lea Vergine s'apre con una sezione che la da introduzione storica, ma senza «filiazione diretta», con opere antesignane di Balla, Duchamp (il quasi preistorico Rotorìlief del 1935 ch'era stato tuttavia preceduto dal Progetto per Rotary Demispherc, uno spiraleggiante guazzo bianco su fondo nero del '24), con lavori di ascendenza costruttivista (Kupkan, El Lissitzky) e le aperte, mobili Macchine inutili di Munarl (1945). cui nel '48 seguiva la spaziale struttura del Concfli)o-cont>csso in rete di metallcCGli interpreti di quest'arte «nuova» avevano preso a lavorare in gruppo, con un rigetto di fondo d'ogni romantico individualismo in favore di un anonimato (che non tutti viceversa condivisero) per far quasi prevalere calcolo e razionalità come elementi caratterizzanti d'ogni realizzazione. Senza trascurare, nell'ultima parte, altre esperienze estetiche affini — come quelle di Castellani. Tinguely, della Rlley e della Dadamaino — che non nascondono l'autonomia dei procedimenti operativi e delle stesse finalità sperimentali, la mostra fende a delincare il fenomeno in tutta la sua più variegata ampiezza internazionale, mettendo in evidenza le tecniche e 1 materiali non tradizionali, l'impegno politico-sociale. Vi si possono distinguere creazioni di fronte alle quali è lo spettatore a trarre una sorta di lettura cinetica, attraverso il proprio spostamento, mentre in altre e il movimento di cui sono dotate a sviluppare ogni effetto capace, in ultima analisi, di suscitare anche curiosità e ludica sorpresa. Sul plano visivo, si passa dalle interferenze di linee che generano il moiré di Grazia Varlsco (Gruppo T, Milano) alle riverberazioni strutturali di Ludwig Windlng, che si vale prevalentemente di vetro, metallo, plastica, e a volte d'un generatore di movimento; dalle superfici vibranti e fogli di gomma in movimento di De Vecchi (anch'egli Gruppo T) al famoso multiplo di Borirmi nel quale dei rotanti magneti nascosti inducono lungo una serie di percorsi non più che aleatori, piccole masse di polvere di ferro. Filosofo e progettista, Enzo Mari (che riliutò là mercifica¬ zione delle rassegne uiiiciali) si fa designer di oggetti d'uso ma anche ricercatore estetico, approfondendo i fenomeni della percezione dello spazio tridimensionale e della comunicazione visiva. A Padova il Gruppo N (Biasi, Chigglo. Costa, Landi. Massironi) punta, come Costa in .Dinamica visuale, su effetti di pura percettività sino a darne del «classici» esempi. A volte l'effetto è determinato dall'Impatto visivo sulle trame che si determinano sulle superfici metalliche (Alviani) o attraverso valori legati alle più diverse strutturazioni grafiche: nelle composizioni geometrizzanti disegnate da Vasarely, come nelle tessiture puntiformi di Da Silva Mavignier, nelle Physicromie di Cruz-Diez o negli esiti clnetico-luminosi di Le Pare e di altri operatori, lasciando a Solo il privilegio di accordare su un registro squisitamente musicale le sue sculture in ondeggiante movimento che implicano anche l'intervento attivo dello spettatore. E è Solo ad aver affermato ancor l'anno scorso in una intervista: «L'arte s'incammina verso la scoperta dei valori sensibili dell'universo, vuole scoprire nello spazio la sua pluridimensionalltà, la sua elasticità, la sua mutazione costante, il suo essere aleato\rio e soprattutto, per essere più affascinante, l'ambiguità spaziale'. Fatta di consumata abilità artigianale, appare tuttora, questa, come la più autentica poesia visiva del nostro universo tecnologico. Angelo Dragone é1H H H#^#iBH È m000mU000MUK * ■ n e kì b * ■ n*#^i* a ^^■B^^^IBHBB^ BBlUlBIB^BIBIIHHI Bl ^BBIB^IIB ma■■■■■■■■■■ Victor Vasarely. Una serigrafia del 1955: fìea 8 «Tlinko»

Luoghi citati: Comune Di Milano, El Lissitzky, Jugoslavia, Milano, Padova, Zagabria