Craxi a Gemayel «Ormai a Beirut possiamo far poco» di Alberto Rapisarda

Craxi a Gemayel «Ormai a Beirut possiamo far poco» Confermata f intenzione di ritirare il contingente Craxi a Gemayel «Ormai a Beirut possiamo far poco» Andreotti annuncia che il ruolo della forza multinazionale sarà esaminato a giorni ad Atene e a Bruxelles ROMA — Diventa un fatto sempre più concreto lo sganciamento del contingente italiano dal Libano j,.■(.•annunciato la scorsa SLttimana dal Consiglio supremi..' di Difesa. Ieri Craxi lo ha detto al presidente libanese Ami. Geinayel, in visita a noma, prima di recarsi negli Stati Uniti per incontrarsi con r.cagan. E lo ha confermato anche il ministro degli Esteri Andreotti, il quale ha assicurato che il ruolo della forza multinazionale di pace sarà discusso a giorni, prima al Consiglio europeo di Atene all'inizio della prossima settimana e poi al Consiglio atlantico di Bruxelles l'8 e 9 dicembre, alla presenza del segretario di Stato americano. -Il destino del Libano è essenzialmente nelle mani dei libanesi—ha spiegato Craxi a Gemayel —; noi possiamo aiutare il Paese amico a uscire dalla tragica situazione in cui si trova, ma entro i limiti delle nostre possibilità, die non sono molte'. Gemayel avrebbe detto a Craxi che aumentano le difficoltà che ostacolano il raggiungimento della pace con un Libano integro nel suo territorio originale. Craxi ha spiegato sicuramente al presidente libanese che il governo italiano ha deciso di ritirare il suo contin¬ gente militare da Beirut al termine delle trattative di Ginevra tra le varie parti libanesi, sia si raggiunga un risultato positivo sia si arrivi al fallimento. Intanto stiamo nel Libano; ma il nostro «era e rimane un impegno di pace e non potrebbe essere diversamente- ha precisato Craxi per avvisare che gli italiani continueranno ad essere strettamente neutrali tra le parti in campo. D'altra parte è noto che Craxi intrattiene buoni rapporti, oltre che con Gemayel, anche col suo nemico Jumblatt, membro dell'internazionale socialista. -E'urgente la composizione di un quadro di convergenze internazionali die favorisca il processo di pace» ha detto Craxi riferendosi probabilmente all'accordo necessario tra Stati Uniti e Unione Sovietica, due paesi che esercitano influenze determinanti nella crisi del Medio Oriente. Da parte sua Gemayel ha chiesto al governo italiano —■ che svolge un ruolo di pace con equilibrio, imparzialità e dinamismo — di «mantenere stretti contatti». Per questo il governo libanese esprime »apprezzamento e gratitudine-. Gemayel ha chiesto anche che il contingente di pace italiano rimanga più a lungo di quanto deciso dal governo. ma non ha potuto avere una risposta affermativa. E le stesse cose Gemayel se le sentirà dire oggi dal mini-' stro degli Esteri Andreotti, appena questi sarà rientrato da Bruxelles. «Quel che è certo è che slamo ad un punto mollo delicato nei confronti dei seguiti di Ginevra e di conseguenza della conferma del ruolo pacifico della forza multinazionale- ha dichiarato ieri 11 nostro ministro degli Esteri alla Adn-Kronos. Che il momento sia delicato lo rilevano anche 1 repubblicani, i quali presentano però soluzioni che divergono da quelle che furono le conclusioni del Consiglio supremo di difesa, stando almeno al comunicato che fu diffuso dal Quirinale. Ieri il capo dei senatori repubblicani, Libero Gualtieri, ha detto che occor re ripensare il ruolo delle nostre truppe in Libano, perché la forza multinazionale non si trova più ad esercitare un ruolo umanitario, dato che si è passati sul terreno dello scontro tra le due superpo tenze Stati Uniti e Unione Sovietica. Il problema che si pone al governo italiano, conclude l'esponente repubblicano, è o un ritiro dignitoso o l'invio di nuove truppe meglio armate e più forti. Alberto Rapisarda