Alta fine è scoppiata in lacrime di Liliana Madeo

Alta fine è scoppiata in lacrime Alta fine è scoppiata in lacrime Quando la mamma l'ha abbracciata - Le prime cure al Policlinico di Messina: la bimba ha respinto le attenzioni dei sanitari uomini - «Sta bene», hanno detto i medici (ma il fegato deve essere tenuto sotto controllo) DAL NOSTRO INVIATO MESSINA — Nella tutina rosa che le mamme del piccoli pazienti ricoverati nel reparto, le hanno regalato nella notte,! quando è stata portata al Poli-1 clinico, Elena Luisi se ne sta raggomitolata su se stessa e sbriciola fra le dita — senza mangiarla — una fetta di pane biscottato. Sono quasi 12 ore che è arrivata qui, e nessuno ha sentito ancora la sua voce, né un pianto, né un lamento. Questo suo attonito guardarsi in giro, senza gesti di allarme o di ripulsa, neanche quando 1 flashes del fotografi la raggiungono di sorpresa o si infittisce il capannello delle persone che le si affollano Intorno pur con le migliori intenzioni, è forse 1' atteggiamento che più colpisce nella bimba che è stata protagonista di una vicenda cosi brutale. L'hanno trovata venerdì notte, verso le 11,30, avvolta in sacchi di iuta, infreddolita e piangente, lungo una strada di campagna fra Pace del Mela e Gualtieri Siccamlnò, nella lascia della costiera messinese. La stretta finale dell'operazione che doveva sottrarre la piccina ai suoi sequestratori, dopo oltre quaranta giorni di prigionia, era incominciata all'alba di venerdì, quando nelle campagne di Milazzo si erano concentrati la squadra mobile di Messina, il questore, i vertici locali dei carabinieri e — nella mattinata — gli inquirenti provenienti da Lucca. Elena Luisi, in quelle ore, stava ancora nella piccola casa di Pace del Mela, una costruzione bassa, con appena due finestre, circondata dai campi, dove i suoi liberatori sarebbero arrivati un'ora dopo che era stata abbandonata dagli occupanti, dai due ultimi guardiani della bimba, messisi in fuga quando hanno capito che per loro non c'era scampo e che gli conveniva far ritrovare l'ostaggio sano. Forse —secondo una versione che gl'Inquirenti sostengono — sono stati proprio loro a telefonare nel pomeriggio al •questore, comunicandogli dove avrebbero lasciato la bambina. In questo rifugio — l'ultimo, dopo i non pochi spostamenti cui la banda ha sottoposto l'ostaggio, dal suo tra-, sferlmento al Sud a bordo di un camion carico di mobili alla puntata nell'isola di Vulcano, quindi in un pagliaio e poi in un casolare fra i piccoli centri sparsi intorno a Milazzo — sono stati trovati i resti di una pappa e alcuni giocattoli da poche lire: i segni della vita che uomini e donne intorno alla sequestrata avevano costruito, per non richiamare V attenzione del mondo esterno e per garantirsi la possibilità di intascare il riscatto. Quando, venerdì notte, il rifugio veniva individuato ed Elena ritrovata sul ciglio della strada, erano già tre le persone finite nelle mani degl'inquirenti: Luigina Maffeo, Egidio Piccolo e Francesco Chillè. Poi l'organtgram-j ma della banda veniva defi-! nito: Salvatore Alacqua e la moglie Carmela, ventenne, forse anche lei vivandiera e baby sitter, Biagio Rossello, 1' affittuario della casa di Pace del Mela, 11 ventiquattrenne, riccioluto quanto stravolto Gaetano Fugazzotto. Quando Elena è arrivata al Policlinico di Messina, subito ha dimostrato netto rifiuto delle figure maschili. A riceverla c'era il medico di guardia, il dottor Di Francesco, che amorevolmente aveva preparato fleboclisi e trasfusioni appena avvisato che la bimba era In viaggio in elicottero da Milazzo a Messina. Di queste; prime cure non c'è stato bisogno, ma Elena subito ha respinto le attenzioni del sanl'tari uomini. Cosi come ha respinto 1 giocattoli che le sono stati offerti, e 1 cibi, il latte caldo, i biscotti. Buona buona si è fatta lavare dalle infermiere. Ha indossato la tutina rosa, il primo regalo della solidarietà umana e anonima delle donne dell' ospedale. Ha incominciato a guardarsi intorno con diffidenza e attenzione. Si è sottoposta senza protestare alle vi-, site mediche, quella del ginecologo (perché gli arrossamenti della pelle in varie parti del corpo destavano apprensione, ma poi si è scoperto che derivavano dalla scarsità d' igiene), del neuropslchlatra infantile, dei clinici che le hanno fatto alcune analisi funzionali (il fegato, hanno rilevato, dev'essere tenuto sotto controllo forse in conseguenza di un'alimentazione non sufficientemente accurata). «La bimba sta bene — hanno detto 1 sanitari —. il piccolo stato confusionale che accusava appena arrivata si sta attenuando. La scarsa partecipazione e disponibilità al rapporto con gli altri è stata inframmezzata da momenti di slancio». Ha dormito qualche ora. Al mattino ha giocherellato con le chiavi di un'infermiera, con la lampadina per le visite di una dottoressa. Quando è arrivato un colonnello del cara-: binlerl, prima si è ritirata timorosa nelle spalle e poi, quando lui le ha detto qualcosa sussurrandole 11 nome del nonno Nicolò, gli ha teso la manina come per fargli una carezza. Ha perfino sorriso. Non si è spaventata quando di nuovo l'hanno fatta salire in macchina e, fra le braccia di una funzionarla di polizia, scortata da auto con le sirene spiegate, è partita verso Catania, dove finalmente avrebbe incontrato la sua mamma e il suo papà per riprendere la vita e forse lasciarsi alle spalle definitivamente l'esperienza del sequestro. L'incontro non è stato commentato da parole, ma da un pianto liberatorio quanto Incontenibile. Elena, risvegliata all'Improvviso, ha avuto una prima reazione finalmente del tutto normale: ha frignato un po', per il disturbo che le veniva arrecato. Liliana Madeo Lucca. Isabella e Rino Luisi, i genitori di Elena, si abbracciano alla notizia della liberazione Egidio Piccolo Gaetano Fugazzotto