Finisce un round di Arrigo Levi

Finisce un round Finisce un round L'Unione Sovietica, dunque,, non ha posto fine al negoziato sugli euromissili; ha soltanto «interrotto l'attuale round delle ■ trattative», senza indicare la: data per la sua ripresa. Le previsioni più catastrofiche dei so-1 steriitori occidentali di un rinvio del programma d'installazione dei missili della Nato non sono state confermate; il comunicato sovietico non lascia dubbi sul fatto che la trattativa (anzi, questo suo round) e soltanto interrotta, ma continua ad esistere, anche se non sappiamo quando sarà ripresa. V«interruzione del round» appare come un curioso compromesso tra più chiare scelte alternative: non si sa davvero se interpretarla come un segno di durezza, o invece di debolezza e di esitazione, da parte di Mosca. Non sappiamo cern meno se giudicare questo gesto come una mossa astuta, o come un errore per i fini stessi che Mosca persegue. In parte dipenderà dalle reazioni dell'opinione pubblica e dei governi occidentali, come esse si con creteranno col trascorrere dei giorni è delle settimane. Diciamo questo; che dopo avere fatto tante minacce, sarebbe stato per Mosca una grave «perdita di faccia» non compiere alcun gesto in risposta alla decisione del Parlamento tedesco, . i quella precedente dei Parlamento italiano e all'arrivo dei primi missili in Gran Bretagna. Un'assoluta inazione sarebbe stata inevitabilmente interpretata in Occidente come l'annuncio di un cedimento c avrebbe indebolito seriamente la posizione negoziale dei sovietici. Mosca doveva «fare qualcosa» per segnalare la sua protesta; ma ha fatto, a quanto sembra, il minimo indispensabile, «interrompendo il round» del negoziato stesso. Questa mossa costa poco ai sovietici. L'installazione degli euromissili della Nato sarà molto lenta, a cominciare dai primi 9 Pershing-2; per molto tempo ancora, continuando la catena di montaggio sovietica a sfornare un SS-20 alla settimana, il divario di potenza tra le due parti continuerà anzi ad aumentare a vantaggio dell'Urss, anche quando l'installazione dei missili Nato si sarà iniziata. Dunque, nessun perìcolo può derivare per Mosca sul piano militare da una pausa del negoziato, anche non breve. Durante questo periodo di tempo sembrerà invece a molti occidentali — essendo l'opinione pubblica in Occidente affetta da un singolare strabismo — che sia la Nato, anzi l'America, a minacciare la pace con nuovi missili. La dura pressione negoziale sovietica ha avuto, nell'ultimo anno, un successo insperato, facendo cambiare politica — un fatto d'importanza storica se si rivelerà duraturo — alla potente socialdemocrazia tedesca» Continuare questa tattica potrebbe produrre altri effetti egualmente clamorosi: o così almeno possono sperare i sovietici, anche se in Occidente le maggioranze parlamentari per l'avvio dell'installazione dei missili Nato (e per la continuazione parallela del negoziato) rimangono poderose. Mosca può ugualmente sperare che questa interruzione abbia all'Ovest effetti cospicui, indebolendo i governi occidentali e suscitando tra essi malintesi e divisioni. Un'opinione pubblica particolarmente nervosa e impreparata a comprendere i dati del problema, nonché animata da un pacifismo istintivo che ad ogni istante si traduce in proposte di appeose ment,. rappresenta per i «fal¬ ctprizpicalplatcmptpiptucntA chi» del Cremlino una grande tentazione. Cosi un sistema di potere inflessibilmente totalitario, che da più di una generazione impone con la forza ai popoli dell'Europa orientale impopolari e sterili dittature, e che non ha esitato a ricorrere alla sua superiore potenza militare contro tutti i suoi vicini più deboli — dall'Europa all'Afghanistan —, può sperare ancora di paralizzare le iniziative prese dai governi democratici per rimediare parzialmente allo squilibrio nel campo delle armi atomiche «di teatro»: uno squilibrio che è slato provocato dalla corsa al riarmo impostata e perseguita senza pause dall'Unione Sovietica. Quando ebbe inizio la trattativa, l'Urss aveva 140 SS-20; una settimana dopo l'altra ha continuato ad installarli, e oggi ne ha 360, di cui circa 250 puntati contro l'Europa. Lo stesso Andropov, con la sua ultima proposta di ridurre a 140 gli SS-20 (missili a tre testate) installati in Europa, ha esplicitamente ammesso che l'Urss ha oggi una superiorità schiacciante: con quale logica, dunque, interrompe in queste condizioni il negoziato, solo perché stanno per arrivare i primi euromissili monotestata della Nato? La risposta è semplice. Forte della sua superiorità, l'Urss vuole imporre, con ^arroganza del potere» che è tipica delle dittature, l'impotenza alle democrazie. La storia tuttavia insegna che piegarsi sarebbe un errore fatale, che accrescerebbe il pericolo di guerre. Dunque, bisogna andare avanti: e in verità, l'incertezza di linguaggio che abbiamo segnalato all'inizio, la formula limitativa usata da Mosca per segnalare la «sospensione del round», tradiscono, dietro l'arroganza, un fondo di preoccupazione e di prudenza che potrà ancora riemergere ed affermarsi, purché l'Occidente non si spaventi anzitempo e tiri innanzi per la sua strada. Noi pensiamo che le democrazie reggeranno alla prova. Arrigo Levi

Persone citate: Andropov