Craxi e Spadolini decidono di rinviare il vertice chiesto dalla dc sul Libano

Craxi e Spadolini decidono di rinviare il vertice chiesto dalla de sai Libano Il presidente preferirebbe lasciar raffreddare la polemica tra i ministri Craxi e Spadolini decidono di rinviare il vertice chiesto dalla de sai Libano Ieri a Palazzo Chigi il segretario liberale Zanone, che condivide le preoccupazioni democristiane • Il problema del contingente militare italiano sarà forse trattato in una riunione ristretta del consiglio di gabinetto ROMA — SI riunisce oggi alle 16 il Consiglio dei ministri. Ma pare assai difficile che abbia il tempo e la voglia di discutere del delicato problema del nostro contingente in Ubano, sollevato con urgenza dai democristiani. I dubbi durati tutta la giornata di ieri sul giorno della convocazione, sull'ora, e sugli argomenti da discutere hanno la-, sciato l'impressione che il presidente del Consiglio, probabilmente d'accordo col ministro della Difesa Spadolini, avrebbe preferito lasciar raffreddare 11 clima polemico esploso tra i ministri sul problema Libano. Craxi, interrogato dai cronisti perplessi sull'altalena di informazioni messe in circolazione, non escludeva di dover rinviare la riunione dei ministri a domani. Sull'oggetto della discussione tagliava corto: .Non posso dirlo a voi prima di averlo annunciato ai ministri: A quel che pare, non si dovrebbe discutere del Libano, ma solo di problemi economici e non dei più importanti. Del destino del contingente militare (ritirarlo o no, e a quali condizioni?) si ri-, parlerà più probabilmente in una riunione ristretta del consiglio di gabinetto, come aveva suggerito il vicepresidente del Consiglio Forlani. Le ragioni obbiettive per giustificare il rinvio a data da destinarsi ci sono: al Senato la discussione sulla legge finanziaria si concluderà oggi a tarda ora e non lascerà comunque molto tempo per i dibattiti a Palazzo Chigi. Ma neanche domani pare una giornata buona perché è convocato il Consiglio supremo di. difesa presso il Quirinale, sotto la presidenza di Pertlni e ovviamente con la partecipa-, zione anche del ministro della Difesa Spadolini. Una serie di appuntamenti provvidenziali per chi preferisce rinviare la scabrosa discussione. I democristiani, per quel che fanno capire, sono invece tra coloro che del problema Libano volevano1 parlare subito. Sul Popolo di oggi il responsabile della de per la politica estera, Giulio Orlando, scrive che i governi alleati avrebbero «quanto meno» il dovere di consultarsi con l'Italia soprattutto quando pensano a misure di rappresaglia. -L'Italia non può non richiedere il ripristino di una linea di coerenza, l'unica possibile per favorire soluzioni politiche-. «Un riesame della comune affidabilità per favorire una soluzione politica si rende non solo utile, ma necessario: La de insomma preme perché l'Italia avvii subito una iniziativa diplomatica con gli alleati Usa, Francia e Gran Bretagna, non nascondendo che 11 risultato potrebbe essere il ritiro del nostro contingente se si dimostrasse che è cambiato l'obbiettivo per il qUale eravamo andati in Li-, bano. Ieri, a Montecitorio, erano addirittura circolate voci su proposte concrete elaborate nella de. Si parlava di una riduzione del numero dei nostri soldati, oppure di lasciare a Beirut solo il perso¬ nale del servizi sanitari con l'ospedale. Anche queste voci possono aver contribuito a convincere Craxi a rinviare l'esame del problema. Ieri il presidente del Consiglio aveva ascoltato 11 segretario liberale Zanone, parlando tra l'altro del Libano. E Zanone gli avrebbe detto chiaramente di avere preoccupazioni non dissimili da quelle democristiane sulla sorte del nostri militari a Beirut. E' vero che siamo parte di una multinazionale e non possiamo prendere decisioni da soli, ma non possiamo nemmeno messere coinvolti in decisioni unilaterali altrui: Slamo andati a Beirut per favorire la pacificazione ed evitare la disgregazione dello Stato — sostiene Zanone — ora «dobbiamo commisurare la nostra partecipazione alla possibilità di procurare questi risultati, bisogna sapere cosa ci stiamo à fare e deciderlo insieme alla Francia, all'Inghilterra e agli Stati Uniti. Ma deve trattarsi sempre di una decisione di pace e non di conflitto.. Mantenendosi al di sopra delle parti e del suo partito, il vicepresidente del Consiglio Arnaldo Forlani (de) sostiene oggi sul Giornale che a Venezia «non abbiamo fatto una bella figura, con 1 francesi e che «il grado di compattezza politica del governo non sempre è soddisfacente perché giocano anche elementi di artificio e di ambizione: Forla ni conclude che per parlare di problemi come quelli del Li bano occorre «una piti adeguata preparazione.. Facendo capire che anche lui è schierato con Craxi per un rinvio della discussione sul da farsi del nostro contingente. Alberto Rapi sarda