La rivoluzione nel bicchiere di Sandro Doglio

La rivoluzione nel bicchiere Com'è cambiato negli ultimi anni il consumo delle bevande La rivoluzione nel bicchiere Si beve sempre meno vino, che in Europa è oggi solo al quarto posto (con 47 litri annui prò capite), dopo il tè (200 litri), il caffè (170), la birra (90) - Al «Bibe» di Genova si fa il punto sull'eccezionale vendemmia, che crea nuovi problemi di smaltimento del prodotto DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — il «pianeta» del vino è sotto-sopra: si sotto-consuma e si sovra-produce. Con questo amaro gioco di 'parole, ieri a Genova, nella sala congressi del «Bibe» —la rassegna in corso alla Fiera del mare — si sono radunati 1 centocinquanta più significativi esponenti della enologia Italiana, cercando un qualche rimedio, soprattutto una nuova filosofia per 11 domani del nostro vino. La situazione è resa ancora piti drammatica dalle somme che si possono anticipare per il 1083: «E'piovuto sul bagnato. Abbiamo avuto un'altra vendemmia abbondante, forse superiore agli ottanta milioni di ettolitri: sottolineano con calore e con colore gli organizzatori di «Civiltà del bere», mentre «calano i consumi, la Comunità europea ha la vocazione alla tirchieria, i mercati vanno in altalena.- Qualche dato: prima della guerra, 1 vigneti nel mondo occupavano una superficie di 6,6 milioni di ettari, con una produzione di circa 100 milioni di ettolitri; oggi, come ha rilevato il sen. Paolo Desana, presidente de] Comitato per la tutela delle denominazioni di origine del vini — nel mondo la superficie coltivata a vite è superiore ai 10 milioni di ettari, la produzione è superiore ai 300 milioni di ettolitri. La crescita della popolazione e degli scambi avrebbe dovuto portare un parallelo aumento del consumi: invece ogni anno c'è una eccedenza di 40-70 milioni di ettolitri di vino. Dal mondo, all'Europa: 1*83 per cento del vino prodot-, to viene consumato come bevanda o come alimento; 11 6 per cento va alla distillazione, all'acetificio, ad altri usi industriali; il 5,5 per cento viene esportato: resta un buon 5 per cento, che è eccedente alle richieste e deve essere eliminato. Beviamo di meno: negli ultimi venti anni 11 consumo medio annuo di un italiano è sceso da 109 a 80 litri (un litro in meno di vino ogni anno a testa); il consumo dei francesi è addirittura sceso da 123 a 91 litri per persona. E la curva è discendente anche se si verificano aumenti in altri Paesi. In Europa 11 consumo pro-capite di vino (47 litri annui) viene soltanto al quarto posto: dopo quello del tè (quasi 200 litri a testa), del caffè (170 litri) e della birra (quasi 90 litri). Più basso del vino è ancora 11 consumo europeo delle bibite (40 litri a testa all'anno), quello delle acque minerali (29 litri) e infine quello degli alcoollcl (6 liLi-I). Che cosa sta succedendo? I gusti cambiano, la gente mangia troppo In fretta per gustare una bottiglia di vino, 1 lavori pesanti che richiedevano all'organismo l'energia del mezzo litro di rosso sono quasi scomparsi. Ma non è tutto: il vino non gode di una sufficiente campagna promozionale. Una sola ditta italiana di liquori (la Buton, per non fare nomi), ha un budget pubblicitario superiore a quello di tutto il settore vinicolo Italiano: 9 miliardi di lire. Cioè — ha calcolato 11 dott. Pino Khall — spendiamo come promozione in media una lira venti soltanto per ogni bottiglia di vino teoricamente prodotta nel nostro Paese. 1 guai vengono anche da una Insufficiente legislazione che non tutela veramente 1 grandi vini e non dà spazio al vini «tipici», sottolinea Ambrogio Folonarl. presidente della Federvinl. Vengono dalla distillazione, che nata come ancora di salvezza per eliminare i vini in eccesso, è diventata il fine di una produzione ad hoc, che danneggia i prodotti onesti. I guai vengono da un malinteso rispetto di tradizioni forse in parte superate dai tempi e dai gusti: - Se i giovani vogliane il vino frizzante o il vino do'. ■ ' z vogliono mettere un civetto di ghiaccio nel bicc'. rt. 'asciarne glielo fare, anz' diamoglielo., sostiene 11 dott. Ezio Riveliti, presidente degli enotecnici. • estirpiamo la vite dalie pianuie che non hanno vocazione vinicola e che contribuiscono alia quantità, ma non alla qualità del vino., sostiene Veronelli. « Valorizziamo il vino buono che nasce in collina., sostengono altri. Gli enti statali che dovrebbero appoggiare all'estero 1 nostri prodotti non funzionano: .L'Ice non ha fondi, chiacchiera, fa dibattiti, promuove degustazioni, ma niente altro., incalza il dott. Ruffino di Salaparuta. L'analisi individua, insomma, 1 molti guai del vino e individua una selva intricata di responsabilità. I rimedi sono per ora ancora pochi (nuovi vini che nascono, sforzo verso le esportazioni di alcune case, spinta a ricordare che 11 vino è un alimento prima ancora che una bevanda). Sandro Doglio .

Persone citate: Ambrogio Folonarl, Buton, Ezio Riveliti, Paolo Desana, Pino Khall, Ruffino, Veronelli

Luoghi citati: Europa, Genova, Salaparuta