Nicaragua, assedio e repressione

Nicaragua, assedio e repressione sandinisti giustificano le misure liberticide con la minaccia di un'aggressione, ma l'opposizione si rafforza Nicaragua, assedio e repressione Oggi a Managua il dissenso interno è considerato un tradimento, la critica esterna un progetto di invasione - Il capo della giunta afferma che né «bullets» né «ballots» (né proiettili né elezioni) rovesceranno il regime che intanto si arma, richiama i riservisti e censura la stampa - «Il sandinismo è stato tradito» dicono molti «ex» che sono ormai schierati contro il governo DAL NOSTRO INVIATO DI RITORNO DA MANAOUA — Come la Russia della rivoluzione bolscevica, 11 Nicaragua è travolto dalla psicosi dell'assedio, con cui giustifica le misure repressive e 11 riarmo che di fatto lo hanno trasformato in una seconda Cuba. Oggi a Managua il dissenso interno è equiparato al tradimento, e la critica esterna all'aggressione. In inglese, con un gioco di parole, il coordinatore della giunta, Ortega, avverte che «né bullets né ballots, (né le pallottole né le eleeioni) riusciranno mai a rovesciare il sandlnismo». i Nei sette mesi trascorsi dalla visita del Papa — uno spartiacque nella storia nazionale —11 Nicaragua ha assunto l'aspetto di un satellite dell'Urss. I generi alimentari e la benzina sono razionati, come avviene in altre province dell'Impero russo: nei grandi alberghi s'incontrano ufficiali cubani, piloti bulgari o tedesco orientali, genieri sovietici 0 cecoslovacchi: comitati di quartiere — meglio sarebbe dire di isolato — rendono capillare la repressione poliziesca. 1 In un anno e mezzo, le leggi di emergenza — furono emanate il marzo dell'82 — Iranno sostituito il sopruso alla Costituzione: sono sospesi 1 diritti dell'uomo, la dialettica partitica, i movimenti civili. I nove comandanti del Pronte sandinista non fanno più mistero del proprio allineamento a Marx e Lenin: il pegglor pericolo è la socialdemocrazia, avverte Borge, l'ideologo, «esso fa parte della rete anticomunista della Ciò». Le elezioni, se ci saranno veramente nell'85 come promesso da tré anni «non potranno avere caratteristiche borghesi». Parliamo con Jaime Chamorro, 32 anni, direttore de La Prensa, forse il più prestigioso quotidiano centroamericano. Quello di Chamorro è un nome glorioso nella storia nicaraguense. Il padre di Jaime fu assassinato da Somoza, la madre fece parte della prima giunta sandinista con Ortega e con Robelo (oggi la mente politica di Eden Pastora), il fratello Carlos dirige Borricodo, l'organo ufficiale della rivoluzione, lo zio Xavier El Nuevo Diario, portavoce dello Stato. «Icomandanti—diceJalme ì con violenza — /tanno tradito il sandinismo, che era pluralista, ne hanno assunto il controllo con le armi. Dove il po~. tere si identifica nel partito, j come oggi in Nicaragua, non' può esserci democrazia: qui appartiene al partito anche l'esercito». Il direttore de Lo Prensa sostiene che il regime tenta di distruggere anche i rapporti familiari e di lavoro per garantirsi la lealtà di tutti i cittadini. «L'opposizione a esso aumenta — sottolinea — già nell'Sl, l'ultima volta che eseguimmo un sondaggio d'opinione, lo appoggiava solo il 35per cento della gente». Il nostro quotidiano — narra Chamorro—è censurato in media per il 40 per cento del suo contenuto. Il censore è una ragassa di 24 anni, Nelba Cecilia Blandon, che fa di tutto per distruggerci. A volte usciamo in ritardo, a volte non usciamo. Mi è proibito persino pubblicare i vecchi articoli di mio padre. I sandinisti ci denunciano come agenti della Cia, aggrediscono i nostri dipendenti, sabotano il nostro macchinario». Riferisce che la casa della madre è stata presa a sassate da «las iurbas», gli agitatori del fronte, sotto gli occhi della polizia. «Non so che pericoli corriamo: Borge ci ha ammonito che in caso d'invasione "le teste borghesi saranno le prime a rotolare"». E suo zio e suo fratello? «Mio fratèllo non ha mai nascosto di essere marxista, politicamente siamo agli anti podi: mio zio è un opportunista». L'attacco più grave con tro La Prensa è avvenuto il giorno dopo al nostro collo' quio: un missile, lanciato da un camion in corsa, ne ha sfondato il muro. Enrique Bolanos è altrettanto amaro. Piantatore di cotone, membro del Cosep, una sorta di Unione indù striale, fu tra gli antisomozi sti, e nel giugno del '79, un mese prima che cadesse il dittatore, partecipò alla stesura della Costituzione e alla formazione del Parlamento e del governo. «Quell'anno stesso— ricorda — in pochi mesi i comandanti rinnegarono tutte le promesse. I plU decisi di noi vennero assassinati, i plii deboli scelsero l'esilio. Adesso tentano di fagocitarci a uno a uno». Una valanga di decreti, continua, ha assicurato al partito 11 dominio dell'economia: « Vengono espropriati tutti gli ex membri della guardia nazionale di Somoza: quelli che avevano rapporti con il dittatore: i condannati a cinque o più anni di prigione, i cosiddetti controrivoluzionari, quanti trascorrono all'estero sei mesi o oltre, chi depaupera il proprio capitale, una formula che praticamente incorpora chiunque. Non basta — termina —. E' il governo che concede o revoca il credito, che comanda i sindacati, die distribuisce le materie prime, che determina i prezzi, che importa e esporta». Le voci che si levano in difesa del regime sono poche. Xavier Chamorro insiste che senza la minaccia degli Stati Uniti il sandinismo svelerebbe «il suo volto democratico». A suo parere, è la situazione che impone le leggi d'emergenza. Se si obietta che a Managua hanno sedi i guerriglieri salvadoregni, i terroristi baschi dell'Età, quelli irlandesi dell'Ira, l'Olp, i Tupamaros, i Montaneros e via di seguito ribatte che questi hanno sedi anche a Città del Messico. Spiega la presenza dei libici e dei nordcoreani con la vocazione terzomondista del Nicaragua, e quella dell'Europa dell'Est con la necessità di uno scudo «contro il secolare nemico americano». Elenca gli attacchi de «las bestiai», cosi vengono chiamati i con' trorivoluzionari, alle strutta re agricole e industriali del Paese, li accusa di crimini di guerra. La sua denuncia si concentra sulla Cia e sul presidente Reagan: non dubita a che essi vogliano fare del Nicaragua un secondo Cile, «ma non ci riusciranno—dichiara —perché il popolo si solleverà, e dovranno massacrare due milioni di persone». n capo del «contras», i ribelli annidati al confini con l'Honduras, è Adolfo Calerò Portocallero. E' un uomo gigantesco, coi modi bruschi del manager — rappresentava le ditte di auto giapponesi in Nicaragua — che ha aderito inizialmente alla rivoluzione sandinista. Ha lasciato Managua un anno fa, e capeggia ora una coalizione che inclu de ex ufficiali di Somoza, come li colonnello Bernaldez, ex addetto militare all'ambasciata a Washington. Rifiuta di ammettere che riceve soldi armi, munizioni, persino aerei e navi dalla Ola, limitandosi a parlare di «aiuti Usa». Si batte per la legittimazione del suo movimento. «Non siamo mercenari — afferma —. Le nostre file ingrossano perché i nostri compatrioti non tollerano più la repressione. La nostra, quella dei Miskitos, quella dì Pastora, è una guerra di liberazione». Anch'egli anticipa una sollevazione popolare, ma contro il regime, «che ha ormali giorni contati». TX dramma del sandinismo - vero o falso che sia — è di aver perso il patrimonio di buona volontà e di consenso raccolto sui campi di battaglia nel '78 e nel '79. La politica americana non avrebbe peso, se non trovasse un terreno ogni giorno più fertile. I nove comandanti del Fronte non si sono allenati solo 1 vicini ma anche le forze sociali nicaraguensi più fattive. Nel dopo-Grenada è impossibile pronosticare gli sviluppi della crisi. E" però incontestabile che i «contras» e gli altri combattenti indichino i mesi di gennaio e di febbraio come decisivi, di una grande offensiva militare. La giunta di Ortega ne è consapevole, ha proclamato la mobilitazione generale, addestra al conflitto 100 mila riservisti, da aggiungere ai 30 mila soldati. Le sue proteste si fanno più veementi: l'ultima è che si preparano all'invasione, insieme con l'Honduras, anche 11 Guatemala, il Salvador semidistrutto, e 11 pacifico Costarica, che non possiede forze armate. Ennio Caretto i ihé i i il Managua. lndios misquiios inseriti nella milizia regolare sandinista: ma sono ormai una minoranza, poiché ogni giorno aumenta il ■minerò di coloro che non tollerano più la repressione. Gli antisandinisri sono sicuri: «11 regime ha i giorni contati» (Foto Palazzo)