La strana coppia d'Europa di Aldo Rizzo

La strana coppia d'Europa Spagna e Portogallo vivono fianco a fianco, senza rivalità, parlano lingue affini ma, da secoli, si voltano le spalle La strana coppia d'Europa L'incontro dei due primi ministri (entrambi socialisti e, in privato, amici) non ha vinto diffidenze, suscettibilità e pregiudizi Tra i due Paesi non esiste un contenzioso (se non per la pesca) ma «prurito portugués» e «orgullo espanai» non riescono a trovare punti di incontro - Nonostante i comuni interessi europei, la frontiera è più chiusa della «cortina di ferro» C'è un fenomeno curioso, In Europa. E' la diffidenza profonda, quasi l'incomunicabilita, tra due Paesi che vivono fianco a fianco nello stesso lembo del continente, senza rivalità territoriali, parlando due lingue affini. Non c'è odio, ma piuttosto voglia di ignorarsi, infatti per secoli hanno rivolto gli occhi in direzioni diverse, senza mai ln: i crociare lo sguardo. Sono la Spagna e il Portogallo, la «strana coppia» della penisola iberica. Se su greci e 'turchi, per esempio, grava il ricordo di massacri antichi e recenti, e il contenzioso ''drammatico su Cipro, spa''gnoli e portoghesi sono divisi da suscettibilità e pregiudizi superficiali (in un'ottica contemporanea) e tuttavia tena• ci: anche da problemi, certo, 'ma assai minori rispetto ai potenziali interessi comuni. ' Nei giorni scorsi, i giornali di Lisbona (a cominciare dai due maggiori, il Diàrio de no- ticias e il Jornal de noticias) hanno pubblicato articoli pieni di lodi per la fermezza del governo, e quasi di esultanza per uno scampato pericolo. Sembrava che fosse stata sventata un'invasione, o un altro grave attentato all'indipendenza nazionale. Invece, semplicemente, e finalmente, c'era stata una conferenza al massimo livello tra 1 due Paesi, per cercare di smussare gli angoli e porre le basi di una strategia comune per 11 futuro. Cosa tanto più ovvia, in quanto Spagna e Portogallo puntano entrambi all'ammissione nella Cee, e per di più sono retti da due governi socialisti, e da due primi ministri personalmente amici. E' chiaro, dai commenti portoghesi, ma anche da quelli spagnoli, che si è concluso niente, o ben poco. Non possiamo continuare a vivere «de espaldas», voltandoci le spalle, aveva detto lo spagnolo Gonzàlez, avviandosi alla «Cimbre ibèrica... al vertice iberico, come i giornali di Madrid definivano la riunione. Ma già quest'espressione aveva suscitato le ire del giornali e di molta opinione pubblica portoghese, per il timore, quasi ancestrale, che •iberico» significhi egemonia spagnola. E un'altra sorpresa, più grossa, attendeva Gonzàlez. Il principale obiettivo, che egli affidava al vertice, era un appello comune, ispano-portoghese, ai Dieci della Comunità europea, perché sveltissero i tempi e le procedure1 dell'ammissione. Ma, arrivato a Lisbona col suo seguito di 33 ministri, funzionari e consiglieri, quanti ne aveva a sua volta Soares, scopriva che il collega ed amico lo aveva preceduto Inviando ai Dieci una lettera per conto suo. Soares, personalmente volenteroso, ma pressato dai suol, aveva anche fissato un appuntamento per il 24 novembre con Mitterrand, evidentemente per dimostrare ali a Francia, dalla quale sonò venute finora le maggiori resistenze all'allargamento della Cee, che il Portogallo avrebbe comunque portato avanti la sua candidatura in piena autonomia. Un nuovo esemplo di cosa deve intendersi per «soìidaridad portuguesa», ha commentato a Madrid El Pois. Gonzàlez ha ce Reato di minimizzare, ma al rientro in patria ha dichiarato,.con una punta di sufficienza, che le relazioni col Portogallo sono difficili per ragioni .strutturali., perché si tratta di un Paese «poco sviluppato» rispetto alla Spagna. Di contro, i portoghesi si erano praticamente rifiutati di entrare nel problemi della Nato, mostrando di considerare la Spagna, ultima arrivata e ancora in attesa di un referendum di con¬ ferma dell'adesione, un «parvenu» poco affidabile. Questo, per non dire del problema della pesca, che è li solo, reale contenzioso. Gli spagnoli pretendono il rispetto di un accordo del 1969, che li autorizza a pescare entro 12 miglia dalla costa portoghese; gli altri respingono la pretese richiamandosi al nuovo diritto marittimo. Sulla .fir- meea» del governo Soares a questo riguardo, gli editorialisti di Lisbona non hanno lesinato entusiasmi. La prima volta che andai in Portogallo fu subito dopo il colpo di Stato del 1974. L'aeroporto di Lisbona era chiuso e m'imbarcai su un lunghissimo e lentissimo treno. Alla frontiera la sosta fu interminabile, e i controlli più mlnu- zlosl ed esasperanti di quando si varca la «cortina di ferro» Pensai che fosse comprensibile, in quella situazione di emergenza. Ma poi seppi che il confine ispano-portoghese è sempre e comunque uno dei più chiusi d'Europa: lo è tuttora, salvo vaghi impegni per il futuro. A Lisbona, pensavo di risolvere 11 problema della lingua parlando in spagnolo. Fingevano di non capire, oppure rispondevano in francese, o in inglese. Un amico diplomatico mi spiegò che avevo commesso un grave errore, ero caduto neW.equivoco iberico», urtando la suscettibilità lusitana. Naturalmente sapevo un po' di storia dell'Europa, e quindi anche della penisola Iberica, ma non pensavo che àncora pesasse tanto. In effetti, 1 precedenti storici di questo strano rapporto tra Spagna e Portogallo sono piuttosto remoti. La battaglia jdi Al jubarrota, nella quale l'esercito di Nunho Alvares Pereira sconfisse la cavalleria castlgliana, con l'aiuto degli arcieri inglesi, è del 1383. L'indipendenza portoghese era nata due secoli prima, nell'ambito della «Rcconquista<., cioè della lotta contro 1 Mori, e delle dispute tra le dinastie Iberiche. Più recente, se vogliamo, è il periodo dell'annessione di fatto alla Spagna di Filippo II, dopo la grande avventura del navigatori e dei colonizzatori. Ma parliamo pur sempre del perìodo tra 11 1580 e il 1640, sessantanni In tutto, conclusi da una rivoluzione antispa,gnola e da una guerra, di nuovo vinta con l'aiuto degli inglesi. L'alleanza con l'Inghilterra, come contraltare all'influenza della Spagna, fu da allora un punto fermo della politica estera portoghese. Fu quel perìodo, comunque, dicono gli storici, a traumatiz¬ zare 11 Portogallo e a portarlo al rifiuto, al rigetto, dell'ispanismo e del .contesto iberico». E cosi per tre secoli, più o meno, esso ha voltato le spalle alla Spagna, e in un certo senso all'Europa, guardando l'Oceano Atlantico, mentre la Spagna non nascondeva di considerarlo una provincia lontana e lunatica della penisola. Ora è 11 giovane primo ministro spagnolo, soprattutto, a domandarsi se 1 due Paesi possano continuare a vivere «de espaldas», quando sono usciti insieme e quasi contemporaneamente da una lunga dittatura fascista e hanno in comune il problema d'inserirsi nell'integrazione europea. E la risposta portoghese, abbiamo visto, è stata poco incoraggiante. Tuttavia, anche in Portogallo, qualcosa si muove. Nelle scorse settimane, un sondaggio del settimanale Expresso ha dato risultati inattesi. Alla domanda «provocatoria» se fossero favorevoli a una qualche forma di unione politica con la Spagna, un quarto degli intervistati ha risposto sorprendentemente di si: una minoranza, certo, ma cospicua. il problema, ha scrìtto il quotidiano spagnolo Ya. è vincere 11 «prurito portugués» cosi come Y.orgullo espaflol», e questo non può passare se non attraverso concessioni reciproche, psicologiche prima ancora che politiche. L'Europa, è certo, ha bisogno degli uni e degli altri, non meno di quanto essi abbiano bisogno dell'Europa Aldo Rizzo

Persone citate: Alvares, Expresso, Mitterrand, Mori, Pereira, Soares