I ribelli Olp: «Non attaccheremo Tripoli Ma Arafat deve partire, ormai è finito»

I ribelli Olp: «Non attaccheremo Tripoli Ma Arafat deve partire, ormai è finito» Il leader palestinese si arrocca nella città del Nord, bombe sull'aeroporto di Beirut I ribelli Olp: «Non attaccheremo Tripoli Ma Arafat deve partire, ormai è finito» DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT — Nella zona meridionale di Beirut la tensione era altissima anche ieri. L'aeroporto è stato colpito da cinque cannonate: una è caduta sulla pista, quattro proiettili sono esplosi tra gli aerei in parcheggio, senza colpirli. La compagnia Air France, certamente in previsione del raid francese del pomeriggio contro gli sciiti a Baalbek, ha nuovamente cancellato il suo volo da Parigi, come già aveva fatto per tre volte negli ultimi giorni. L'unica considerazione positiva, fra tante notizie allarmanti, è che le artiglierie antiaeree siriane, nonostante 1 ripetuti, minacciosi moniti del governo di Damasco (•Non permetteremo a nessuno di sorvolare il territorio siriano e quella occupato dalle nostre truppe»), né mercoledì, né ieri hanno fatto fuoco contro gli attaccanti israeliani e francesi. Hanno invece tentato di colpirò, senza riuscirvi, a mezzogiorno, aerei con la stella di David in «normale» volo di ricognizione sulla Bekaa. Un portavoce del governo di Beirut al termine di una riunione straordinaria del gabinetto ha detto: «Sarebbe terrificante, sarebbe la guerra. La Siria certo se ne è resa conto». Nel Libano settentrionale, a Tripoli, continua la disperata resistenza di Yasser Arafat contro i dissidenti palestinesi appoggiati da strinai e libici, e ora anche da reparti di colore appena arrivati, pare, dal Ciad. Mancando alla promessa fatta ai notabili di Tripoli, secondo la quale avrebbe abbandonato la città se gli avessero chiesto di farlo, il leader Olp ha detto ieri mattina:•Resterò, mi batterò fino alla fine. Non abbiamo altra scelta che continuare la lotta». Poi, come se il nemico dei dissidenti fossero 1 tripolini e non lui, ha aggiunto: «Ho detto ai capi di Tripoli che sono a loro disposizione se la città sarà attaccata, e che siamo pronti a partecipare alla sua difesa. La Libia, la Siria et dissidenti attaccano il popolo palestinese. E' una vergogna». Arafat cercava di incoraggiare i suoi uomini spossati e demoralizzati da due settimane di lotta, i quali ormai sono ridotti a combattere a distan¬ za ravvicinata, con le armi individuali e le bombe a mano. Cannoni e lanciarazzi sono stati montati sulle terrazze dei palazzi più alti nella zona del porto, dove evidentemen- te gli assediati intendono arroccarsi. Ma gli attaccanti hanno fatto sapere ancora ieri che a loro basta avere conquistato l'ultimo bastione di Arafat, il campo palestinese di Beddawi, caduto nella notte di ieri. Il capo del Comando generale, Jibril (un tempo uno dei fedelissimi di Arafat), ha affermato: «La guerra è finita, Arafat è finito, deve andarsene». E ha assicurato che né lui, né le sue truppe hanno alcuna intenzione di invadere Tripoli, perché «non intendiamo fare soffrire la popolazione libanese». I morti a Tripoli sono più di 500. «Ciò che vogliamo — ha detto Jibril — è che Arafat se ne vada». A lui dunque la decisione sulla sorte della città assediata. A Beirut iersera sono ripresi i bombardamenti e nella zona musulmana sono esplose tre automobili. La città è in stato di allarme. Mentre telefono, le strade deserte per 11 coprifuoco sono percorse da carri armati. ! t«.S..'

Persone citate: Arafat, Jibril, Yasser Arafat