Le grandi stelle del jazz in musical da New Orleans

Le grandi stelle del jazz in musical da New Orleans Serata trionfale a Genova, unica tappa italiana del gruppo Le grandi stelle del jazz in musical da New Orleans GENOVA — Entusiasmo generale, martedì sera, all'Alcione, per 1000 years of Jazz, il concerto spettacolo giunto a Genova da New Orleans per la sua unica tappa italiana. Serata decisamente originale che se forse non ha accontentato totalmente 1 «puristi» del jazz, certamente ha divertito una vasta platea. In un clima di grande festa, il musical (i mille anni del .titolo sono la somma delle età del 10 componenti del cast al debutto) traccia a passi di danza (11 tip tap soprattutto, ma anche 11 boogle woogie e il ragtime) la storia del jazz, fissandone alcuni momenti con celebri e popolari pagine quali «St. Louis blues... «Caledonla» 'Aprii in Paris-, *l've got rhythm* per finire con « When the salntsgomarchin'in: Il successo dello spettacolo 6 dovuto tanto al ritmo con cui si succedono i numeri e si avvicendano sul palcoscenico gli artisti,.quanto alla bravura e alla singolarità degli Interpreti, una schiera di dinamici e Infaticabili «vecchietti* che hanno vissuto in prima persona decenni di Jazz e di tip tap e si sono recentemente uniti per raccontare e rivivere le loro'esperienze. The legends of jazz fondato nel 1971 dal batterista inglese Barry Martyn (l'unico artista non di colore, abbastanza giovane e calato solo parzialmente nell'irrequieto mondo di New Orleans) è composto da Clyde Bernardt (trombone: negli anni venti suonava accanto a King Oliver), Floyd Turnham (clarinetto e sax tenore), Herbert Permillon (tromba), Walter Lewis (piano), Adolphus Morris (basso): un complesso non eccezionale che, tuttavia, si è imposto per il solido e inappuntabile mestiere. . . • Oli Originai Hoofers, riuniti e guidati da Lon Chaney, sono Ralph Brown, Oeorge Hillman e Jimmy Slide. La loro prestazione è stata sorprendente specialmente se si considera la non più verde età. In evidenza Chaney e Slyde, gigantesco il primo, asciutto alla Fred Astaire il secondo: splendidi entrambi nell'inventare incredibili e virtuoslstici passi di tip tap (dai salti di agilità ai movimenti quasi da fermi,' dà veloci e leggere «scivolate» per tutta la lunghezza del palcoscenico a nervose giravolte accompagnate dal bàttito delle mani e dalla voce), nel trasformarsi in malleabili e fantasiosi strumenti a disposizione di quella apoteosi del ritmo cheèlljazs. Va a questo proposito sottolineato che i creatori del musical hanno saputo amalgamare con efficacia le diverse componenti artistiche: ogni movimento coreutlco è infatti ampiamente giustificato dal brano musicale presentato. Sotto questo aspetto una funzione fondamentale ricopre, nell'economia dello spettacolo, Deborah Woodson giovane e avvenente cantante che si è presentata, di volta in volta con abiti diversi e maliziosamente succinti. Voce potente, calda e incisiva (anche se non sempre limpida nella intonazione) la Woodson, per la quale è lecito prevedere una brillante carriera, è provvista di una notevole presenza scenica: si muove come una pantera, accenna con eleganza passi di danza unendosi agli Hoofers, canta con garbo e sensibilità accanto ai Legends. r. i, Un momento del concerto: forse non ha accontentato i puristi

Luoghi citati: Genova, New Orleans