Bagnoli in trincea contro Davignon di Stefano Lepri

Bagnoli in trincea contro Davignon Bagnoli in trincea contro Davignon DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — «Sfamo sempre quelli» osserva un operaio guardandosi intorno, sul piazzale dell'Italsider di Bagnoli. All'appuntamento per i cinquemila cassintegrati, ore otto del mattino, se ne sono presentati (orse un centinaio. Si dividono in capannelli parlando — In dialetto stretto — delle scosse di terremoto a Pozzuoli, della partita del pomeriggio, delle case in cooperativa per cui non ci sono più i soldi, delle elezioni comunali di domenica prossima. Altre tute blu si aggiungono, fuori del cancello. Uno sbuffo di fumo esce da uno stabilimento vicino, avvolge le ciminiere spente dell'Italsider, nasconde 1 pini di Postini-io. Mille o millecinquecento lavoratori sono pronti a partire alle nove, per il corteo che li unirà agli altri metalmeccanici di Napoli, durante uno sciopero di quattro ore imposto ai vertici sindacali di Roma e imbarazzante per le forze politiche locali. <■£' un successo — sostiene Rosario Oliverio, il dirigente Firn che segue Bagnoli più da vicino — che in questa situaeione riusciamo a mobilitare 1500 persone. I cassintegrati è difficilissimo raggiungerli: un'altra volta gli abbiamo mandato delle lettere a casa, ma non potevamo di nuovo spendere due milioni di lire in francobolli'. TJ nuovo treno di laminazione a caldo per nastri larghi, appena costruito e mai usato, un capannone lungo, che già si tinge del consueto colore grigio-rossastro della polvere di ferro. Da lontano non facile distinguerlo dal capannoni più vecchi, alcuni in abbandono, di questo complesso cominciato a costruire ottant'anni fa con i soldi di una legge sul «bacini di crisi» di allora. Questo treno a nastri (Tua), ormai lo sanno tutti, è costato più di mille miliardi; costerà decine e decine di miliardi (al contribuente, in un modo o nell'altro), fra cassa integrazione per i cinquemila e stipendi per i mille che fanno la manutenzione, tenerlo fermo per altri mesi, forse per un altro anno. Ma, sostengono Ili e Finsider con abbondanza di cifre, far lavorare questo modernissimo impianto costerebbe molto di più: o per i soldi persi nel fare acciaio che nessuno vuole, o per la cassa Integrazione in più a Taranto. •ifo — dice Oliverio — noi sosteniamo che c'è spazio anche per Bagnoli, con accordi fra industriali pubblici e privati per sostituire le acciaierie elettriche, che costano allo Stato anch'esse, in tariffe Enel agevolate». Le controproposte del sindacato a Irl e Finsider, a cui si affidano le speranze, saranno presentate, al ministro delle Partecipazioni Statali lunedi; ma dovranno essere tali da non scontentare troppo nè Bagnoli, nè Taranto, nè Cornigliano. Il corteo dell'Italsider si è avviato per la consueta marcia di sette chilometri verso il centro della citta, lungo la via Nuova Bagnoli e le sue rotaie di tram in disarmo, le sue fabbriche diroccate, edifici danneggiati dal terremoto o intrisi di polvere rossa. In centro si è incattivito contro i negozi di lusso di via Calabritto e via Chiaia, costringendoli a chiudere le saracinesche (»Cornuti, pagate le tasse»). In una citta divisa dalla campagna elettorale, le prime file del manifestanti non hanno fatto nessuno sforzo per nascondere le loro preferenze («Napoli è rossa, e rossa resterà»). Napoli pare forse più indifferente. Per impressionarla, i siderurgici di Bagnoli hanno depositato Ieri con le loro gru davanti alla Prefettura un cubo di travi d'acciaio (quelle dell'impianto BK che deve chiudere). C'è scritto: «L'Italia è sismica, costruiamola così». Ma per la nuova Pozzuoli, i giochi sono già fatti e non si userà l'acciaio. Nessuno qui, per consumata sfiducia nel potere di Roma, spera che il governo possa vincere la difficile battaglia con la Comunità europea sulle extra-quote, le sole che, secondo l'irl, possono far riaprire Bagnoli. Stefano Lepri Napoli. Per protesta, i metalmeccanici hano posto davanti alla Prefettura questo blocco d'acciaio da 9 tonnellate

Persone citate: Davignon, Rosario Oliverio