La scommessa di Alfonsìn di Igor Man

Lei scommessa ili Alffonsin i II presidente di fronte a un'Argentina non più dominata dai militari, ma non ancora rigenerata dalla democrazia Lei scommessa ili Alffonsin Con la vittoria elettorale del 30 ottobre l'Union Civica Radicai è diventata un grande partito interclassista - Un'occasione per «cambiare la storia del Paese», ma anche problemi nuovi di equilibri e di alleanze - Per le strade la folla non è più «descamisada» ma non è nemmeno «alfonsinista»: attende con fiducia un cambiamento - Se non ci sarà, domani potrebbe tornare peronista DAL NOSTRO INVIATO BUENOS AIRES — La calda primavera australe stana dalle baracche delle viììas mis&irlas dal falansteri In cemento armato 11 ceto medio e gli operai, gli implegatuccl, gli artigiani, i disoccupati spingendoli verso le piazze e le strade del centro, alterando il ritratto sociale della città, mostrando un ordine assai diverso da quello solito, consacrato dalla tradizione, dai costumi, dalle differenze di classe. Tuffarsi nella folla di Baires che s'abbandona la paseo ozioso, è come rileggere dal vjvo le pagine esemplari scritte da Curzio Malaparte nel 1953, raccolte dal Vallecchi riel volume Viaggi fra i terremoti (1963). All'autore di Kaputt, solo di recente rivalutato dai critici letterari e da non pochi sociologi, la folla di Buenos Aires, una folla perlópplù descamisada. appariva nel lontano 1953, come 11 «preludio» a una società parasoclallsta. Al cronista calato nella odierna realtà dell'Argentina non più dominata dai militari ma non ancora rigenerata dalla democrazia, la folla di Buenos Aires appare, invece, come la proiezione patetica di un Paese tuttora stravolto dall'austerità a senso unico imposta dai generali drogati dalle teorie del Chicago Boy s, ma, al tempo stesso, euforizzato dal miraggio speranza di un futuro salvifico promesso dal cambio della yittoria elettorale, il 30 ottobre, di Raul Alfonsln, dei radicali. , Secondo un umorista citato dal professor Carlos Ploria, politologo lucido ancorché amaro, l'argentino medio sarebbe il risultato di una ricetta complessa: «Prendere, nell'ordine, una donna india dai fianchi larghi, due caballeros spagnoli, tre gauchos molto meticci, un viaggiatore inglese, mezzo pastore basco e un pizzico di schiavo negro. Cuocere a fuoco lento per tre secoli'. Prima di servire, aggiungete di colpo cingile contadini italiani, un ebreo polacco (o tedesco o russo), un bottegaio spagnolo, tre quarti di venditore ambulante libanese e ancihe una prostituta francese intera. Fare riposare solo cinquantanni. Poi servire in uno sformato con molta brillan- 1 SoSès'Cà ^ricetta crudele, forse antropologicamente esatta a dispetto del paradosso, trova riscontro, altrettanto crudele, nella folla di Balres. Ma non è una folla «socialista» alimentata dalle speranze (non importa se illusorie) della società dei Paesi dell'Est del 1947. E' una folla obbligatoriamente «qualunquista», simile alla massa cinica all'apparenza ma fiduciosa nel suo intimo (seppure in modo confuso) che invadeva le strade di Roma subito dopo la Liberazione. Quando, la notte del triunfo, chiedemmo ad Alfonsln: Son tutti voti alfonsinisti quelli che han portato alla clamorosa percentuale del 52%, il leader radicale rispose: «Non mi piace che si parli di alfonsinismo. Non credo che esista. Nelle eiezioni si producono certe polarizzazioni sicché al di sopra dei voti propriamente di parte, i partiti ricevono suffragi logici, come avviene in ogni parte del mondo... Se vogliamo, dunque, da domenica 30 ottobre l'Union Civica Radicai sarebbe diventata un grande partito interclassista, come la de degasperlana dell'aprile 1948. Solo che nell'anno 1983, in Argentina, 1 radicali di Alfonsln sono riusciti a far diga contro il peronismo legato ai militari, ricevendo voti anche dall'estrema sinistra. La sera di domenica, quando i dati della tv indicavano la irresistibile ascesa dei radicali, Alfonsfn, rivolto al suo compagno di ticket presidenziale, Victor Martlnez, disse: «ri rendi conto?.Possiamo cambiare la storia dell'Argentina: Cambiare la storia: il sogno ossessivo, eterno, dei radicali. La Union Civica Radicai nasce sul finir del secolo in netta opposizione a una politica cupamente conservatrice, repressiva. I primi campioni della proclamata •'battaglia rigeneratricem si chiamarono Alem, si chiamarono Alvar. Sull'onda dell'impetuoso flusso immigratorlo europeo e segnatamente italiano, l'Argentina cambia i suoi connotati socio - economici a partire dagli Anni 80 del secolo scorso. Il Paese interamente dedito all'agricoltura e all'allevamento del bestiame brado viene animato da una infinita congerle di nuovi simboli del lavoro. L'artigianato, l'elaborazione degli stessi prodotti agricoli, una modesta iniziativa industriale, il perfezionamento delle colture sono opera dell'ingegno e del sudore dell'esercito di immigrati italiani imbarcati a decine di migliaia al Beverellp di Napoli, alla Lanterna di Oenova e poi dispersi nell'immenso territorio argentino o nella metropoli che cresceva a dismisura. Lontani, senza possibilità di ritorno, perduti. Non restava altro che lavorare a spezzaschiena e costruire strade, case, piantar viti, coltivare cereali. Mendoza il vino, Santa Fé il grano, il Rio Negro la frutta: dovunque l'impegno della nostra manovalanza e del nostro artigianato profuse tesori di popolare sapienza antica, di consapevole ripiegamento sul lavoro più duro. Questa Argentina nuova crebbe una classe media de stlnata a rimanere emblematica. E codesta classe media ebbe il suo partito politico, contrastato dall'alta finanza di marca inglese e dagli agrari di vecchio stampo, nella Union Civica Radicai che chiamò a raccolta gli strati piti alti della classe più bassa e quelli più bassi della classe alta. Nel 1916 uno del radicali più illustri. Hipolito Yrigoyen conquistò la presidenza della Repubblica. Governò bene. Venne rieletto, dopo 11 vuoto di una legislatura, e fu il governo finito nel fatale golpe militare del 1930. Quel golpe, 11 primo, segna l'inizio della girandola dei governi de facto. Da allora nessun governo liberamente eletto (ad ecce¬ zione del primo governo Peróne 1945-51) ha più potuto concludere normalmente 11 suo mandato. (E sono trascorsi 53 anni). Nel 1963 — fra un golpe e l'altro — si votò. I peronistl subirono all'ultimo momento la proscrizione del militari sicché i radicali furono primi e il loro 25% divenne maggioranza nei collegi dei grandi elettori. Venne scelto come presidente Arturo Umberto lilla, mite medico di campagna, profondamente democratico, legato a una immgine quasi idilliaca del potere. Anche lui sognava di cambiare la storia, governò con la Costituzione a portata di mano consultando senza posa il Li¬ bro per sapere quel che poteva e quel che non poteva fare, lilla, che si arrabbiava quando i giornali scrivevano il suo nome, Umberto, con la H perché «mio padre era italiano e mi battezzo senea la H», fu facile bersaglio del sarcasmo generale. La solita pinza sindacati - militare lo rovesciò dopo meno di tre anni. Era stato un presidente atipico: non aveva messo in carcere né politici né sindacalisti, non aveva imposto lo stato d'assedio. E' morto, accompagnato da un generalizzato consenso postumo, l'anno scorso. Nel 19731 radicali vennero schiacciati dal 62% del ritornato vecchio Caudillo peronista. Il leader radicale Balbin ebbe 11 suo 24% del voti e si senti più che mai umiliato. Era l'eterno candidato perdente: battuto da Perón nel '51, dallo scissionista radicale Prondizi nel 1958 e ancora una volta, l'appunto nel '73. da Perón. Il fenomeno Frondizi, nell'ambito radicale, merita un cenno a parte. Abile politico, consumato parlamentare, manovratore sapiente, quando nel '55 Perón venne cacciato non si trovò d'accordo con 11 vertice della Ucr guidata da Balbin. Tra 1 due irruppe un rancore mai superato: Balbin è morto senza rivolgergli mai più la parola. Frondizi fece la .scissione fondando la Ucrl (11 partito «intransigente») can- celiata dalle ultime elezioni. Cercò uno spregiudicato accordo con il profugo Perón, ne ottenne i voti e fu eletto presidente (1958). La Ucr di Balbin rimase isolata e ridimensionata, riuscendo, poi, a riemergere solo con lilla dopo il golpe contro Frondizi tanto odiato dai suoi ex amici radicali che furono proprio loro a bussare alle caserme. Morto Balbin, dall'anno scorso la Ucr trova un leader diverso e innovatore in Alfonsln. Il sanguigno avvocato, ostinato come un toro, abile come un torero, ha fatto piazza pulita, nei precongressl, di ogni opposizione interna diventando presidente del partito. Infine, è cronaca viva, ha sconfitto i peronistl. Ora dovrà governare un Paese sull'orlo della bancarotta, intossicato dal sindacalismo verticalità dei peronistl, insidiato dal rancore dei militari minacciati da purghe e processi per violazione dei diritti umani. Un noto commentatore si domandava se Alfonsln attaccherà il Peronismo da sinistra, «o farà come tutti gli antìperonisti (radicali compresi) che finora lo han sempre attaccato da destra?*. La domanda è pertinente perché Alfonsfn ha avuto voti antiperanisti e dalla sinistra e dalla destra (e sbianco dai centro). La risposta potrebbe essere questa: Alfonsfn non attaccherà il Peronismo, cercherà piuttosto di mettergli la cravatta tentando di democratizzare i sindacati che nel nome di Perón han trasformato il sindacalismo in un Insieme di corporazioni mafiose e clientelar!, ricche in denari e squadrnece. «Farla finita con la prevaricazione, la fame, la disoccupazione- : questo, in sintesi, 11 programma di Alfonsln. Per realizzarlo avrà senz'altro bisogno di una sorta di governo di «solidarietà nazionale: per usare una dizione Italiana. Dovrà poter contare sull'aiuto dell'Occidente, dell'Europa in particolare. Se, invece, rimarrà solo non potrà certo cambiare la storia dell'Argentina e la prima a rivoltargllsi contro, a bussare alle caserme, sarà la folla di cui abbiamo detto, oggi obbligatoriamente «qualunquista», domani, se disillusa, altrettanto obbligatoriamente «peronista». ■»'^''--' ■'- Igor Man

Persone citate: Arturo Umberto, Curzio Malaparte, Hipolito, Mendoza, Raul Alfonsln, Victor Martlnez