Zeffirelli: tante mani per salvare la cultura

Zeffirelli: tante mani per salvare la cultura IL DIBATTITO SUL NUOVO MINISTERO Zeffirelli: tante mani per salvare la cultura Nel dibattito sul tema: «Istituire o no un mini-, itero della cultura In Italia», pubblichiamo un articolo di Franco ZeffirelII. I/Intervento del regista, come quelli che seguiranno, esprime opinioni personali ohe possono non rispecchiare quelle del stornale. Mi si chiede un'opinione a proposito dell'Istituzione di un ministero della Cultura o del Beni culturali (che già esiste, anche se avvintissimo e negletto) o di come lo si voglia chiamare: un organismo governativo, insomma, che presieda, unificandole e accentrandole, a tutte le attività culturali del nostro Paese. Esprimo modestamente il mio parere ma tengo a precisare innanzitutto che con queste mie. considerazioni non intendo in nessun modo porre la mia candidatura a questo ipotetico ministero. Dico questo perché, leggendo quello che hanno scritto Arbaslno e Outtuso, impegnati calorosamente nella questione (entrambi, giova ricordarlo, sono entrati nel potere politico appunto per 1 loro meriti culturali), mi viene fatto di pensare — malignamente, non lo nego — che, quando denunciano con ampi e lodevoli argomenti i mali culturali d'Italia e invocano l'avvento dell'uomo del destino, dell'italiano magnifico, che sappia finalmente mettere ordine in tanto dissesto, pensano, alla fine, proprio a se stessi. I mali culturali d'Italia 11 conosciamo tutti fin troppo bene e agli italiani non place sentir sfondare porte già spalancate. Le ««rade* rapsodiche di Outtuso — apocalittiche e tanto poetiche —11 quale arriva, suscitando in noi sbalordimento e confusione, a rimpiangere che non esistano pia un Croce o un Gentile a presiedere ad un siffatto ministero, ci sembrano dettate da una voglia matta di sedere un giorno su quella ipotetica poltrona., »prima di morire vorrei levarmi questa soddisfazione...». A me personalmente una candidatura di Outtuso a questo ministero sembrerebbe ingiusta e pericolosa. So bene che i ministeri più efficienti nei Paesi gover nati dal «socialismo reale» sono quelli della Guerra e della Cultura, ma il prezzo che dovremmo pagare, noi che slamo stati allattati alle mammelle della democrazia occidentale, sarebbe spropositata ■ SI, certamente tante malefatte sarebbero subito corrette,'! musei sarebbero aperti alle ore giuste, gli ulivi di Puglia sarebbero vezzeggiati da poeti e pittori, le coste sarde resterebbero selvagge (a meno che le lottizzazioni non siano ispira-, te da amministrazioni comuniste) e Via discorrer do... Ma allora perché non applicare queste riforme «socialiste» a tutta la vita sociale e politica italiana?.., Franco Zeffirelli Perché non far arrivare in orario anche i treni?... La maggioranza degli ita-, nani, di cui lo faccio felicemente parte, ha Invece detto di no a questa ipotesi. Quindi è perfettamente inutile che gli intellettuali comunisti si camuffino ipocritamente da liberali ed esortino gli italiani a rendersi finalmente conto (sic) •che il vero grande patrimonio italiano sono le sue opere d'arte!-. Comincino intanto a far pressioni presso il loro Paese-guida, l'Unione Sovietica, perché spenda meno soldi in armi micidiali e rimedi In qualche modo alla vergognosa politica che ha praticamente cancellato dal nostro pianeta la cultura russa. Poi ne potremo anche riparlare. Quanto ad. Arbaslno, di cui sono un sincero ammiratore e amico, intuisco la sua preoccupazione di trovarsi uno «status» nel labirinto politico in cui è entrato, di chiedersi die cavolo ci stia a lare fra quella gerir taccia. . i Lo penso perché è una domanda che mi posi anch'io, mesi fa, quando mi trastullai per qualche settimana con l'insana illusione che, forse, un intellettuale avrebbe potuto trovare un posto utile nel quadro poli ileo del Paese. E mi accorsi presto che, anche se fossi stato eletto (e corsi il rischio di esserlo se non fossero intervenuti a salvarmi 1 brogli elettorali della de fiorentina), alla fine nel Parlamento italiano non c'è posto per quelli che sognano di poter sposare la politica alla cultura. E ora, penso, tocca ad Ar basino accorgersene. E cos'altro può sperare nel se' greto del suo cuore? Evi dentemente che il ministero della Cultura tocchi ad un «politico colto» come lui. Ma la cultura in Italia è purtroppo, prima, di tutto, una grande roccaforte del potere politico. La più importante, forse, la più potente, la più pericolosa di tutte. Una polveriera. Tan to pericolosa che, come si è visto, in Italia è stata fatta a pezzi e smembrata. E cosi, ora, ci dobbiamo contentare dell'effimera cultura d'assalto, del Niccolino delle sovvenzioni ad un vespaio di iniziative accul turate (sovvenzioni mode ste, però, ma che bastano a tenere vive tante speranze), dei bellissimi concerti ogni morte di papa (letteralmente), di qualche presenza prestigiosa all'estero (magari con 1 fondi di magazzino di un teatro stabile), di mostre e mostriclattole a strafottere, di parate dell'inutile e via discorrendo. Intanto l'amministrazione corretta e civile del nostro patrimonio culturale (fonte primaria anche di benessere e di valuta .pregiata) resta un sogno, un fantasma nel limbo del non nati. Ma chi è In scarpe migliori delle nostre? La Francia di Lang dove l'insidia dirigistica, come la chiama Outtuso, prorompe incontrastata? O la ministressa della cultura greca, la disoccupata Mercouri, la quale reclama selvaggiamente che l'Inghilterra restituisca i fregi del Partenone? O l'asfittico programma culturale . della signora Th atelier? ; E vogliamo : ricordarci, sempre, di cosa succede all'Est? Alla fine dunque l'Italia, non facendo che poco o niente, fa sempre più e meglio degli, altri. Lo so bene che è un'infamia. Ma questa ormai è la nostra maniera di rincorrere le farfalle delle giuste soluzioni sperando di acchiapparle, di rimediare .all'italiana» ai mail e ai guai che affliggono più .o meno tutti. Noii che non sta legittimo, vagheggiare altre speranze, beninteso. Ma ha torto per esempio Vattimo quando dice che Io spettro del Min- ■ c u 1 pop non aleggia più su di noi e non condiziona più le nostre decisioni, E tanto più ha torto il ministro Lagorio che dimostra un'abissale ingenuità quando afferma di ritenere che 11 Mlnculpop sia «una forma arcaica ed irripetibile della società italiana.» e che l'Italia, oggi, ha una forte società democratica capace di respingere ogni insidia dirigistica della cultura»... Ma in che mondo vive il nostro caro signor ministro? Non li legge i settimanali e i quotidiani italiani, ormai quasi tutti allineati sul più asfissiante, arcaico, ridicolo conformismo culturale? Altro che veline di Pavolini... («Da lunedi meno Papa, ecc.»). Le segrete veline ormai non servono più. 11 giuoco è sfacciato, scoperto, ; tracotante. Al punto di invitarci a sorridere, ripensando alle stupide goliardate di Pavollnl e compagni, pardon, camerati. Rassegniamoci dunque a lasciare la cultura In Italia affidata a tante.e diverse mani. Forse soltanto' cosi alla fine potrà salvarsi, co me tante altre cose d'Italia. Non slamo pronti, é forse non lo saremo ormai più, a consegnare «il nostro bene più prezioso» ad un uomo solo, immancabilmente e (accidenti a tutti loro!) inevitabilmente condizionato dal suo partito o dalle proprie fallaci Illusioni. Franco Zeffirelli

Persone citate: Franco Zeffirelli, Lagorio, Mercouri, Pavolini, Vattimo, Zeffirelli