Blasone per il vino italiano

Blasone per il vino italiano Diminuiscono le esportazioni, ma la crisi non tocca i prodotti pregiati Blasone per il vino italiano ROMA—L'Italia è con U vino alla gola? Mentre i dati sulla vendemmia confermano una produzione di quasi 80 milioni di ettòlitri l'andamento dell'export segna per la prima volta da anni una curva verso il basso. Secondo ristai, nei primi 6 mesi dell'83 si sono esportati circa 4 milióni di ettolitri in meno (da 11 a 6,9) con un calo del 37% e una perdita di valore per la nostra bilancia commerciale di 104 miliardi (da 608 a 694, pari al 17% in negativo). 'Queste cifre però vanno prese con le molle — esordisce Giuseppe Oasparro, dirigente dell'ufficio prodotti agricolo-allmentari dell'Ice, l'Istituto per il commercio estero, l'organismo che cura la promozione delle nostre esportazioni —, dobbiamo infatti valutare cìie cosa esse significano al di là del termini numerici». I! discorso di Gasparro è semplice: il calo delle esportazioni vinicole c'è, ma è soprattutto di quantità e .non di qualità. Lo conferma il dato del valore in lire ricavato per litro di vino venduto all'estero che è passato da 550 a 730 per litro. «Questo significa che stiamo vendendo meno vino sfuso, di basso costo. Il calo è sensibile soprattutto in Francia dove abbiamo perso oltre un milione e messo di ettolitri... Le conseguenze della «guerra del vino» evidentemente si stanno facendo sentire. In difficoltà sono soprattutto le regioni meridionali (Sicilia in primo plano) che hanno visto di colpo calare nettamente gli ordini dei grossi vinificatori francesi che usano i prodotti italiani ad alta gradazione per il taglio del vini da pasto. -Del resto — aggiunge Gasparro — dopo anni di boom delle esportazioni un certo calo di assestamento era prevedibile. Non dimentichiamoci della crisi economica internazionale che taglia le disponibilità dei consumatori e del contrattacco sferrato sul piano promozionale proprio dai francesi impegnati in una costptfi battaglia per recuperare le posizioni perdute sui mercati plU ricchi-. Il caso America è certamente emblematico. In pochi anni 11 consumo di vino negli Stati Uniti e passato da 3 a 8 litri prò capite con una tendenza non interrotta all'espansione. Le ditte italiane si sono inserite in questo mercato ottenendo grandi risultati. I dati più aggiornati (primi 8 mesi dell'83) confermano che 1157% del vino (pari a un milione e mezzo di ettolitri) importato dagli Stati Uniti è italiano (in testa il Lambnisco delle «Riunite» commercializzato da «Villa BanfU) con un incremento del 3% sullo stesso periodo dell'82. La Francia nello stesso periodo ha esportato poco più di mezzo milione di ettolitri ri¬ cavando 136 milioni di dollari contro i 153 dell'Italia. Cioè con il triplo del vino esportato riusciamo a incassare solo poco più del 10% del francesi. Il fenomeno è analogo negli altri mercati ricchi (Germania, Inghilterra, Svizzera, Belgio) dove le nostre esportazioni sono in calo soprattutto nel settore del vini sfusi. Puntare sulla qualità e sul prestigio sembra dunque la strada che la viticoltura Italiana deve Imboccare per superare l'empasse della crisi. Il settore degli spumanti in particolare sta registrando una serie di novità interessanti. La Cinzano ha lanciato la sfida agli champagne mettendo sul mercato il suo «Marone. Cinzano par dose» un «mlllesimato» (riserva di 50 mila bottiglie) che utilizzando esclusivamente uve Pinot dell'Oltrepò pavese (meta pinot nero, 30% bianco e 20.grigio) e lo stesso metodo di vinificazione «Champenols», punta a intaccare il primato del fran- cesi nelle fasce più alte di consumo. C'è poi il fenomeno del vini «nuovi» creati attraverso abbinamenti enologici con uve di vario tipo. Tra gli altri anche il «Lambrusco bianco» un prodotto destinato al mercato americano che dall'Emilia sarà spedito anche in Giappone. L'Ice sta lanciando negli Usa e in Germania una nuova campagna utilizzando personaggi famosi in questi paesi (ristoratori, cantanti, direttori d'orchestra, critici d'arte) che si dicono attenti bevitori di vino italiano. Anche la strada dei «testimonials» può servire per far conoscere sempre più e meglio il vino «madeinltaly». Sergio Mira valle

Persone citate: Gasparro, Giuseppe Oasparro, Pinot