L'inarrestabile corsa all'antibiotico-killer
L'inarrestabile corsa all'antibiotico-killer Nuovi «farmaci d'attacco» per le infezioni difficili L'inarrestabile corsa all'antibiotico-killer ROMA — Ad ogni nuovo antibiotico che entra, da gran protagonista, sul palcoscenico della terapia antlmicrobica, gran parte della platea — cioè medici malati e sani — è portata ad appi a udir": e solo qualcuno, qua e la. a chiedersi se è proprio il caso di continuar a fabbricare, uno via l'altro, costosi antibiotici. Non c'è dubbio che ogni passo avanti della terapia antibiotica merita il nostro più interessato plauso: perché, nella sempre più agguerrita gara alla sopravvivenza tra microbi e antìmicrobici, spesso i farmaci di ieri risultano già spuntati o ar' rugginiti e l'antibiotico : nuovo — quello che tattlcaI mente e strategicamente | ha 'qualcosa in più e in meI glio»—è, ogni volta, aggior, nata garanzia. j Subito armi ultrasofistlcate. quindi, in ogni anche banale caso di malattia microbica? No: come in «retrovia» e in «prima linea» deve esserci giusta scelta tra antibiotici per le comuni «infezioni di ogni giorno» — questo è il tema che verrà discusso a Torino mercoledì prossimo al Convegno «Antibioticoterapia di primo impiego» — e antibiotici per le «infezioni difficili» sino a quelli per le «infezioni difficilissime». Già presentato in anteprima mondiale a Londra nel marzo scorso, il nuovo «ceftazidime» — antibiotico di terza generazione da quella miracolosa famiglia che sono le «cefalosporine» di «papà Brotzu» — ha richiamato al simposio internazionale Glaxo di Roma (presidente G. Cialdoni Grassi) oltre mille specialisti interessati a risolvere il problema di queir-angolo morto» dell'antibiotico-te; rapla che è tuttora occupa¬ to dalle infezioni più difficili e resistenti. Hanno nome «Pseudomonas aeruglnosa», «Stafilococco aureo», «Klebsiella pneumoniae». «Enterobacter», «Escherichia coli», solo per citare qualche più temuto protagonista (per lo più da «infezioni ospedaliere»). Considera il generale cattivo impiego degli «antibiotici per ogni nonnulla», tieni conto dell'allungamento della vita media (con conseguente gran numero di soggetti cronici e immunodepressi), aggiungi gli inevitabili risvolti negativi delle più positive tecnologie avanzate (alto rischio infettivo nei trapianti e impianti e protesi valvolari, dialisi, alta chirurgia, cure citostatiche e cortisoniche croniche) e il risultato è proprio quel tal «angolo difficile» In cui l'infezione è cattiva padrona e l'antibiotico deve farsi ultrasofisticato. E' per guadagnar terreno, quasi palmo a palmo, che ad ogni antibiotico nuovo fa seguito un nuovo antibiotico. In aperta gara con una serie di nuovi antibiotici «cugini» di prossimo annuncio («cefoperazone», «moxalactam», «ceftrlaxone», «cefonicid» e «cefotetan»), il «ceftazidime» è tangibile esempio attuale di come, dalla selezione e manipolazione di migliala di molecole sintetiche — alla ricerca del meglio in campo di «attività» e «non tossicità» farmacologica — nasca, dopo anni di lavoro e costi da capogiro (oltre 500 miliardi per la ricerca scientifica) la molecola capolavoro di precalcolata strategia antibatterica. Gli enzimi di difese del microbo sono altamente distruttivi e resistenti? 81 imposta la molecola antibiotica in modo che eluda la nemica «presa enzimatica». La parete batterica è corazza dura da attaccare? Si struttura l'antibiotico perché sia penetrante ed elusivo. Occorre massima diffusione dell'antibiotico fin nei più inaccessibili santuari dei microbi? Si «lavora» il farmaco perché abbia mini' mo legame con le proteine del siero (e quindi venga facilmente «ceduto» nelle se di-bersaglio). Lo «Pseudomonas aeruglnosa» è bieco microrganismo sino ad oggi inattaccabile? L'antibiotico viene studiato in modo che possa scovarlo e finalmente metterlo a tacere. Come non applaudire, quindi, alla nascita di un antibiotico che mantiene la sua fondamentale promes sa di essere da dieci a cento volte più attivo sui più ne mici microbi? EzloMlnetto
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