OUARANT'ANNI FA, SU UNA VERANDA DI ADLEY, DUE UOMINI GETTARONO LE BASI DELLA NUOVA NAZIONE INTERCONFESSIONALE

3t Libano, un Paese nato a pranzo i-OUARANT'ANNI FA, SU UI8A VERANDA DI AB.EY, DUE UOMINI GETTARONO LE BASB DELLA NUOVA NAZIONE INTERCONFESSIONALE 3t Libano, un Paese nato a pranzo Sfidando la Francia, potenza mandataria, il patto nazionale fu concluso in casa di Bechara el-Khoury: la presidenza della Repubblica sarebbe toccata ai cristiano-maroniti, quella del governo ai sunniti - Il musulmano Riad el-Solh accettò il baratto e il duplice rifiuto; né Occidente né arabizzazione - Nacque così lo Stato, una «lega di quinte colonne» scioltasi nei giorni scorsi a Ginevra NOSTRO SERVIZIO BEIRUT — Nel caldo umi~Sdo e' soffocante dell'estate, S«due uomini corpulenti sulla .'cinquantina pranzano sulla «ÉÉffl"***" una villa di pietra i .Bianca. La seconda guerra'' "ino'ndtale si concluderà sol-» .tanto dopo due anni, ma la -vittoria sta già cambiando - campo. El Alamein e Stalingrado appartengono alla storia: è l'agosto del '43. La scena si svolge in Libano e precisamente a Aley, che da 800 metri d'altezza sovrasta Beirut e il mare, tanto vicini che pare di toccarli. Qui — non ancora a Parigi — la Francia gollista ha ormai vinto su quella di Vichy; ma la potenza mandataria, pur esausta e divisa, resta tale. I due uomini sotto la veranda pensano che quel potere si possa strappare se soltanto i libanesi riusciranno a trovare un minimo accordo tra di loro, dal momento che il chiaro obiettivo della Gran Bretagna è cacciare Parigi dal Levante, Libano e Siria; da quell'encfaue francese nel mondo arabo in mano all'Impero britannico che (ma allora non lo.si sapeva) non sarebbe sopravvissuto alla vittoria. Checché ne dica De Gaulle, la Francia non conta più molto. E' un'occasione da cogliere, e verrà presa. - ; Il «patto nazionale» viene 'concluso durante questo -pranzo in casa di Bechara elKhoury, senza testimoni: c'era soltanto la moglie dell'ospite. Un patto che dominerà la vita pubblica del Libano per 40 anni prima di essere rimesso in questione, anzi denunciato alla Conferenza libane- se di Ginevra, nei giorni scorsi. Ma costituiva la base stessa del dialogo, perché enunciava la volontà di convivere da parte delle due grandi comunità libanesi, quella cristiana e quella musulmana. Bechara el-Khoury, cristiano maronita, e Riad el-Solh, musulmano sunnita, si erano accordati verbalmente su puri principi che non vennero messi per iscritto, ma che erano quanto mai trangibili: la spartizione del potere, con predominanza maronita, dal momento che ai cristiani veniva riservata la presidenza della Repubblica. In cambio, i sunniti ottenevano la presi¬ denza del Consiglio, Il «baratto» conteneva un'altra disposizione: i libanesi avrebbero smesso di andare ciascuno per conto pro> prlo, i cristiani verso l'Occidente, cioè verso la Francia, e i musulmani verso Oriente, cioè verso il mondo arabo. Di qui nacque nel 1849 l'articolo più celebre mai pubblicato sui giornali del Libano: Due negazioni non fanno una nazione. Georges Naccache, che oggi pare un veggente, scriveva: «Né Occidente, né arabizzazione: su questo duplice rifiuto, cristianità e Islam hanno concluso la loro alleanzaQuale unità può nascere da una slmile formula? Il Libano che si è cosi creato è una lega formata da due quinte colonne... Per paura di essere semplicemente quello che è, e a forza di non;voler essere né '«nascosa, uè Vatifq., il pigimi» si accorge, che rischia prandi non èssere àssolùtairiéntì: più nulla. Paghiamo l'utopia degli storici abbracci di Gemmazyé (quartiere cristiano di Beirut) e Basta (quartiere musulmano). Uno Stato non è la somma di due impotenze, e due negazioni non faranno mai una nazione-. Il Patto nazionale fu seguito cinque anni dopo, e senza che nessuno se ne accorgesse, da un evento che avrebbe avuto pesanti conseguenze sull'evoluzione del Libano: la nascita di Israele, che ne era l'antitesi. Creando il problema palestinese ma anche riaccendendo, in modo più grave, gli antagonismi fra le comunità e rompendo un equilibrio di poteri basato sulla fiducia e sulla cooperazione, la nascita dello Stato ebraico ha minato lo Stato libanese prima ancora che quest'ultimo avesse assunto uno spessore tale da consentirgli di superare gli aspetti congiunturali del Patto — la famosa «duplice negazione» e la spartizione delle cariche pubbliche fra le comunità — lasciandone sussistere solo l'essenziale: la volontà di vivere insieme. Dalla conclusione del Patto in una veranda di Aley—allora era un prospero centro di villeggiatura, oggi è una città fantasma devastata dalla guerra del settembre scorso sulla montagna—alla sua applicazione con l'indipendenza del Libano sono bastati tre mesi. In due tornate di elezioni .(tempUeHclinculcislbatte- resene, risse' t'$e^itwa^^Ber chara el-Khoufey si assicurò un'ampia maggioranza al Parlamento nei confronti del suo avversario Emile Eddé, un francofilo esasperato che non voleva ancora la fine del mandato. La maggioranza del Paese, cristiani "compresi, era diventata indipendentista. La borghesia cristiana certo diffidava dell'indipendenza, e la presenza francese'la rassicurava. Ma, insieme con tutti i cristiani, si considerava matura per succedere ai francesi nell'esercizio del potere. L'elezione di Bechara elKhoury alla presidenza della Repubblica, in settembre, poi là nomina di JÀiad el-Solh a capo del govenjio e la sua dichiarazione chfe enunciava i principi dell'accordo di Aley portavano direttamente alla prova di forza coiV'Parlgl, che avvenne 1*11 novèmbre 1943. Decisi a cacciare la Francia, convinti dall'ambasciatore britannico Spears che erano in grado di farlo, forti di una proclamazione • dell'indipendenza del Libano '(e della Siria) fatta l'anno precedente dal delegato nel Levante delle Forze irancesi libere, i due tentano un colpo di mano: l'8 novembre fanno votare da una Camera che è loro favorevole un emendamento il quale sostituisce nella Costituzione il termlne«A/to commissarlo francese con «presi¬ dente della Repubblica-, cosa che trasferisce a quest'ultimo gli ampi poteri del primo. Il delegato generale di Francia, Héieu, esige invano una.ritrattazione, poi decide di sistemare quella coppia'di agitatori. ci - loro seguaci, con le baionette dei senegalesi. Un reparto di soldati neri comandati da un capitano francese entra alle 3 del mattino dell'11 novembre in casa di Bechara el-Khoury, che ha appena il tempo di barricarsi in camera spingendo contro la porta due letti di ottone. Alla fine, l'ufficiale viene fatto entrare nella stanza. Si mette sull'attenti davanti al Presidente in camicia da notte e gli legge, «a voce alta e intelligibile-, un mandato di accompagnamento firmato da Héieu. «Non riconosco questa autorità, e uscirò di qui soltanto se costretto con la forza-, risponde el-Khoury. I soldati senegalesi entrano in camera, spianano i fucili contro il Presidente e li caricano. « Va bene —dice Bechara — basta così-. Li segue.. Prima di porgergli l'abito, il figlio strappa dal risvolto 11 nastro della Lcglon d'Onore. Su una jeep viene portato alla cittadella di Radiava, un'ex fortezza ottomana nell'estremo Est del Paese, e li el-Khoury trova Riad elSolh, Abdel Hamld Karame Camllle Chamoun e Adel Osseirane, che erano stati arrestati contemporaneamente a lui. All'ottavo giorno, Catroux tenta di dividere Bechara dai suoi compagni facendolo poitare a Beirut, ricevendolo in una splendida casa di rue Sursock e promettendogli di mantenerlo In carica se accetterà di cambiare governo e di rinunciare all'emendamento della Costituzione. Ottiene un rifiuto categorico. All'undicesimo giorno Catroux cede e riconosce l'indipendenza del Libano. Ma nel frattempo il Paese si è esaltato, preso da una frenesia nazionalistica che porta nelle strade cristiani e musulmani, e pone Emile Edcìè. nominato presidente della Repubblica dal delegato generale francese, nell'impossibilità di governare. Il presidente della Camera, Habib Ablchahla. forma a Bchemoun con l'emiro Majid Arslane e altri notabili un governo provvisorio che sfida le autorità francesi dall'alto della montagna druso-crìstiana. Era nato il Libano indipendente. Su una duplice negazione, ma anche su un duplice equivoco. C'era stato accordo sul fatto che il Libano fosse arabo, e che dovesse essere neutrale tra i Paesi arabi. Questo equilibrio è stato rotto nel 1956.1 cristiani pensavano che il mandato, in un modo o nell'altro, sarebbe passato nelle loro mani, e questo era effettivamente sottinteso nel Patto nazionale del '43.1 libanesi hanno appena cominciato a Ginevra a tentare quello che non hanno fatto in 32 anni. Lucidi Gcorse Copyright J.-e Monde e per l'I falla La Stampi. Tripoli /y Lago di Homs T*>7" "i 5 LIBANO | Jounieh *| = 'BEIRUT^ 5 , Damur Beirut. Un cannone da 155 appartenente ai marine?» americani di guardia all'aeroporto mentre decolla un aereo della Mea (Tel.)