Il palio di F. & L. di Lorenzo Mondo

Il palio diF.&L NON SOLO UN «GIALLO», MOLTO DI PIÙ' Il palio diF.&L • Come presentare l'ultimo libro di Frutterò e Lucentini, festituirne l'aria e il senso, senza denudarlo, strappargli a dispetto dei lettori i veli della suspense? Si potrebbe partire da un archetipo lontano per arrivare a questo Palio delle contrade morte (ed. Mondadori), un romanzo che, abbandonati gli sfondi torinesi consueti a F. e L si ambienta nella Siena colorita e facinorosa della grande sfida in costume. Viene in mente l'Iliade (libro II) con il famoso catalogo del-: le navi: i campioni, le città, i popoli achei che sfilano davanti ad Agamennone prima dell'assalto decisivo a Troia. : Bene, non Agamennone ma l'avvocato milanese Enzo Maggioni, pigiato tra gli ospiti di un balcone esclusivo, assiste al corteo di cavalieri che' rappresentano, nelle livree smaglianti, nell'araldica pugnace degli stendardi, le contrade della cittì: tra loro saranno sorteggiati i dieci uomini che correranno il Palio. Sfilata non affliggente e compilatoria come quella omerica, ma suggestiva oltreché funzionale: in primo luogo, perché consente di ricostruire,.(.attra? vcrsa.il flash-back, l'avventura dei Maggioni — Emcfc la moglie Valeria —; in secondo luogo, perché crea il giusto tempo di attesa per la soluzione, che precipita e si disvela nel minuto e mezzo in cui dura la gara. Avremo dunque un .Palio delle Rivelazioni: quelle intuite, argomentate, sollecitate dall'avvocato che, già ad apertura di romanzo, rimugiria "degli indizi, dei forti sospetti», si sente investito della responsabilità del detective e, alia lettera, del veggente. **, ' Quale caso lo ha condotto à questo appuntamento in cui la solare evidenza dei gesti sembra risvegliare più nette e profonde zone d'ombra, suggerire la presenza di una vita doppia (o doppiata)? Tre giorni fa erano diretti, luì e Valeria, alla fattoria del cognato naturista che «ha dato un taglio» alla metropoli e si è trasformato in dilettante di coltivazioni e allevamenti. Battibecchi, ripicche, sfoghi esilaranti di una coppia in crisi, situazioni e discorsi rigorosamente stereotipi. E' la tentazione di uno sciocchezzaio che F. e L si provano a redigere in brevi capitoli «per un manuale dì conversazione», in siparietti dove si discute di temporali estivi, di vita in campagna, di Palio, eccetera. La svolta è dovuta a un mezzo nubifragio con grandine, i due perdono la strada e (ne|la macchia toscana ondeggiano groppe di misteriosi cavalli) finiscono1, in una villa nobiliare dove sono accolti e trattenuti con inflessibile amabilità. Gli abitatori, cosi stilizzati, fin de race, sembrano legati da un oscuro, inconfessato patto; sono, tra l'altro, infatuati del Palio, conoscono vita c miracoli di fantini e contrade: anche di quelle «morte», cioè soppresse nei secoli andati per cupidigia e violenza, e adesso non corrono più, sono appena ricordate, nella parata celebrativa, da foschi cavalieri con la celata sul viso. Nella notte, alla villa, scappa fuori il delitto, e Maggioni è indotto a confrontare gji indizi, a sottolineare le più stregate corrispondenze. Ben oltre il fattaccio, questo esemplare di uomo medio, se non mediocre, si sente coinvolto in prima persona sospetta di essere braccato usato da un des'ino capriccioso. SI, la vida es suerlo, non qmuntrCrndscdsqsicb quello calderoni ano, ma semmai — in linea con i tempi — un assurdo, irridente sogno di natura elettronica. Mentre attende il mortaretto' che sparerà i cavalli nella piazza del Campo — tutte le piste del racconto conducono per agili nervature al cuore abbagliante della mirabile «conchiglia» — sente addosso un'impazienza che solo in parte si può ricondurre alla già intollerabile tensione del «giallo» sommata a quella della competizione sportiva. E noi apprendiamo intanto con lui, a poco a poco, che forse è in atto una rifondazione rituale della festa (era necessario un sacrificio umano?), una contestazione della Storia e delle sue disoneste, insanguinate vittorie, una temporanea dissoluzione della barriera nebbiosa che separa i vivi e i morti. Ma ecco, Maggioni punta il binocolo sulla lizza dei cavalli, sui fantini furenti, impallidisce... E allora ogni tassello va al suo posto, si sciolgono attraverso rapidi controlli e rettifiche i gomitoli più intricati. Tout se tieni, nella mente di Maggioni e nella macchina del racconto. - Finito il Palio, placata la folla che■'■noh'hfrVnto niente,''si' aggira dà solo in un quartiere' periferico, in un buio siderale: «Intravede oltre il limpido disco (della luna) gli orli di lune più torbide, come un rotolo di monete che si snoda infinitamente nel passato. Sono monete false, deve ammettere, ed è stato lui stesso a coniarle, non da oggi, non dalla grandinata, ma da prima, da sempre». Con dolore e ironia ricapitola la propria vita che suona irreale, artificiosa, truccata: «Che Ijo mai fatto? Si chiede l'annichililo Maggioni della notte senese. CJje ho mai detto,pensato, creduto?». Eppure, l'avvocato rinuncia prendersela con le stelle., Non c'è bisogno di ricorrere a nsidie di ultramondi, al plagio o all'inconscia mimesi, per eludere l'autenticità di una vita povera, consumata, sprecata, quella che appartiene un poco a tutti. Maggioni, adesso, sente anche indulgenza d , dentro di sé, per Valeria, per gli altri, per il presente e il passato, Medioevo, Comuni e Signorie. Ad un certo punto il tac di un telecomando, che si avverte vicinissimo, potrebbe confondersi con quello del suo cuore che si chiude all'inganno, dopo una resa dei conti finalmente libera, smagata, con se stesso. E' la condizione, lo stato d'animo che ricorda davvero il modello inarrivabile della Morte di Ivan llic, ma che potrebbe suggerire, eco lontana e sommersa, certe pagine ed emblemi di Beckett (cosi caro ai nostri autori): penso a Bclacqua, che non può scalare il Purgatorio prima di avere riepilogato e rimeditato la sua inutile, pigra esistenza, costretto a «un ripaso senza espiazione, finché avesse tutto ripassato in sogno, in un sogno schietto di bambino». *'*' Si sarà capito che F. e.L, senza rinunciare a divertirsi e a divertire, con // Palio delle contrade morte hanno tentato il colpo grosso, quello che ti mette a posto per sempre. Già ce n'erano le avvisaglie in,^ chépyhjbgtfhòtie, gii s!°ctaW<. provatf,. tri .modo abbastanza elusivo, nella commedia La cosa in sé. Qui sì comincia con il romanzo di costume e di conversazione, e nella resa dell: parola precisa, di un mimeti smo allegro e crudele, la bravura sfiora l'insolenza. Ma inevitabilmente — siamo portati a dire conoscendo i precedenti di F. e L — la vicenda scivola nel romanzo giallo e questo, meno prevedibilmente, sfora nel romanzo nero, per riproporsi infine, con qualche turbamento, come romanzo esistenziale. Alla polivalenza del l'opera, lucidamente program mata, giova che la malizia e i riso si stemperino nella compassione c nella malinconia. Anche quella degli autori, così asciutti e spediti nella misura insolita delle 160 pagine, si ri vela alla fine una buona, una eccellente corsa. Lorenzo Mondo & qs'lcsvScqpq1isp

Luoghi citati: Troia