In vetta a un 8000 himalayano poi con gli sci fino a valle di Gigi Mattana

In vetta a un 8000 himalayano poi con gli sci fino a valle BUE GRAMPI IMPRESE, DUE MODI ORIGINALI DI SFIDARE LA MONTAGNA In vetta a un 8000 himalayano poi con gli sci fino a valle La guida svizzera Sylvain Saudan, il più noto degli sciatori estremi, ha presentato : a Ginevra la sua scalata all'Hidden Peak - Nove ore di discesa, tremila curve DAL NOSTRO INVIATO f GINEVRA — Molti lo chiamano sci estremo, alcuni sci dell'impossibile ; ma la definizione più calzante è «sesto grado con gli sci». \ Le pareti ghiacciate che un bravo alpinista sale facendo Uso di tutta la sua abilita, Vengono percorse in discesa, sci ai piedi, da atleti di pari Valore (spesso ancora migliori, perché prima ovviamente devono arrivare In vetta). • Pur con l'enorme diffusione che lo sci ha avuto nell'ultimo ventennio, questa è spedalità limitatissima, quasi per superuomini: grandisslmc le difficoltà per scendere da pendii di 50 e più gradi, con ogni tipo di neve possibile, e ancora più marcata la componente alpinistica necessaria. ! Per forza di cose i nomi delle grandi imprese europee sono sempre gli stessi: 11 trentino Toni Valeruz, lo scomparso altoatesino Helnl Holzer, il giovane genovese Stefano De Benedetti, i francesi Cachat-Rosset, Vallencant, Boivin e uno svizzero che per qualcuno dovrebbe essere quasi in pensione, ma invece è sempre sulla cresta dell'onda. I Sylvain Saudan sta allo sci estremo come Reinhold Mcssner sta all'alpinismo; ha 47 anni, è di Martigny, giusto ài di là del Gran San Bernardo, e non ha avuto vita facile. A sette anni Saudan faceva il pastore e, adulto, il camionista, fin quando la sua passione per la montagna non lo portò a ottenere il brevetto da guida alpina. ; E' troppo lungo enumerare tutte le discese di quella che ormai è un'epopea cominciata sul couloir Spencer del Monte Bianco nel 1967; ai percorsi più «impossibili» delle Alpi fanno riscontro continui aumenti di difficoltà e di quota sulle altre montagne del mondo. Nel 1972 Sylvain Saudan arriva in vetta ai 6200 metri del McKinley dopo 19 giorni di ascensione e lo discende (sono 4400 metri di dislivello con lo spaventoso clima dell'Alaska); nel 1977 un tentativo andato a vuoto e un altro gradino in più: la sua «serpentina a tergicristallo» s'inizia dalla vetta himalayanà del Nunfcun (7135 metri). I tempi sono maturi per provare un •ottomila», ma la spedizione del 1979 sul Dhaulagiri è funestata' da un grave inciden¬ te: una valanga uccide due europei e uno sherpa, lo stesso Saudan riporta gravi congelamenti a mani e piedi. Ci riprova e l'estate scorsa arriva il .grande risultato: Saudan arriva in vetta agli 8068 metri dell'Hidden Peak, in Pakistan (e già questa salita fatta senza ossigeno lo pone in una ristretta élite mondiale) e ne effettua la discesa fino al ghiacciaio del Bai toro. Martedì scorso la guida di Martigny ha presentato a Ginevra in 'prima- mondiale il suo film della spedizione himalayanà: è, un'opera di grande gusto, che forse non sfigurerebbe anche in un circuito normale. E' stata una grande avventura; la lunga marcia da Skardu con oltre duecento portatori (Saudan dice che la parte amministrativa di una spedizione himalayanà è più stressante di quella alpinistica), settimane di fatica per giungere ai 5200 metri del campo base. Qui restano in 27, fra europei e sherpa di alta quota e occorrono venticinque giorni perché il'27 luglio quattro europei fra cui una donna, Marie-José Valencot, e uno sherpa siano in vetta. 'Sono quasi le 17, la temperatura è a meno 30 gradi e tira vento — dice Saudan —. La gioia della vittoria quasi non la sento, è troppo forte la. tensione per ciò die mi aspetta. Mi cambio gli abiti, gli scarponi, coleo gli set e mi affaccio al primo del canaloni che, con Oltre SO' di pendenza, conduce al ghiacciàio dèi Baltoro, tremila metri piti, in basco-. La neve va al di là delle più fosche previsioni, è pessima, a ogni curva rischia di staccarsi una valanga. Dopo due ore e 700 metri di disllvello Saudan è costretto a bivaccare nella tendina dell'ultimo campo. •E' una notte pessima: fra mancama d'ossìgeno, freddo e stress nervoso non dormo: è una liberazione poter partire alle prime luci del sole. Sette ore e tremila curve dopo sono al campo base-. Per 1 curiosi aggiungo che l'abbigliamento e l'attrezzatura alpinistica sono di molte case, gli scarponi per la salita sono Koilach e quelli per la discesa Salomon, come pure Salomon sono gli attacchi. Gli sci sono invece di marca sconosciuta; sopra vi è solo scritto orgogliosamente Sylvain Saudan. Gigi Mattana Una recente loto di Sylvain Saudan, «sciatore dell'impossibile»

Luoghi citati: Alaska, Ginevra, Pakistan