Sciopero selvaggio, uno scandalo svizzero

Sciopero selvaggio, uno scandalo svizzero Ferma una fonderia in Canton Ticino, nonostante il divieto della Convenzione sindacale Sciopero selvaggio, uno scandalo svizzero DAL NOSTRO INVIATO BELLINZONA — Sdopero selvaggio. La definizione, quasi una bestemmia per il tranquillo mondo sindacale svizzero, rimbalza su giornali e televisione del Canton Ticino dall'alba di mercoledì e mette a disagio anche il rubicondo albergatore di via Guisan. «Che posso dire, è una cosa inammissibile—mormora, affaccendato tra insalate di funghi e pappardelle ai tartufi —fatti del genere non devono accadere. Quelli hanno scavalcato i sindacati. Ma dove vogliono arrivare?». «Quelli» sono i 750 dipendenti della fonderia Monteforno di Bodio, filiale della Von Roll di Gerlafingen, che alle 6 di mercoledì — con uno sciopero improvviso — hanno bloccato gli impianti, infrangendo la cosiddetta -pace sul lavoro»: una sorta di grande patto sociale che, con qualche raro sussulto, resiste in Svizzera da quasi dnquant'anni, permettendo di prevenire e ri¬ solvere al tavolo del negoziato, con la mediazione politica e sindacale, ogni accenno di vertenza. Non è la prima frattura in assoluto: proprio alla Monteforno, nel 1970, vi fu una fermata spontanea di due giorni, ed anche in altre piccole aziende del Canton Tid.no si sono registrate negli anni passati agitazioni sindacali. Ma è forse la prima volta che una vertenza così dura esplode nell'importante settore metallurgico, prendendo in contropiede gli organismi di conciliazione, i sindacati e gli imprenditori. Resterà un episodio isolato, oppure è il sintomo di una nuova conflittualità sul lavoro, che potrà allargarsi a macchia d'olio? Le maestranze della fonderia in sciopero giustificano l'agitazione con motivi di ordine locale, ma sottolineano anche il nuovo clima creato nelle aziende da un presunto -giro di vite» degli imprenditori: «Alla Monteforno la di¬ rezione tiene sospesi da giugno 177 licenziamenti come arma di pressione per aumentare i ritmi produttivi e, per la prima volta, s'è rifiutata di adeguare 1 salari al caro vita: cosi, a fronte di un'inflazione del cinque e mezzo per cento, un tribunale arbitrale ha concesso soltanto la compensazione del 2,07 per cento. In questo modo la 'pace sul lavoro' la subiamo, è un meccanismo che non può più funzionare». Non è un caso, però, che la miccia della protesta si sia innescata alla Monteforno. Nella fonderia di Bodio, infatti, oltre la metà degli operai è costituita da italiani -domiciliati» in Svizzera: gente, cioè, con almeno dieci anni di residenza in territorio elvetico e, per la maggioranza, con quindici o vent'anni di anzianità nella stessa azienda. «Gente sindacalmente più preparata — sottolinea Giovanni Colombano, della commissione | di fabbrica—che non accetta intimidazioni e che si è ritrovata compatta nello sciopero assieme ai colleglli svizzeri. Alla Von Roll di Gerlafingen, dove le maestranze sono in buona parte turche o Immigrate da altri Paesi, un adeguamento al carovita soltanto dell'I per cento è passato senza proteste». Per le maestranze italiane di Bodio, anche questo è un capo d'accusa nei confronti dei sindacati, giudicati troppo ossequienti ad una pace sul lavoro die ormai pagano soltanto gli operai: dove la forza contrattuale è più debole, insomma, il -giro di vite» imposto dagli imprenditori non troverebbe resistenza. Una tesi che, sia pure a denti stretti, lo stesso sindacato è costretto ad ammettere: «Nell'ultima convenzione per i metallurgici si è spuntato certamente molto poco — dice Nando Ceruso, del sindacalo cristiano sodale — e siamo ben coscienti di un'aumentata arroganza padronale che tenta ristrutturazioni, aumento dei ritmi di lavoro e della produttività, accampando motivi di crisi anche quando la crisi non esiste. La Convenzione, però, non ammette lo sciopero: .perciò, almeno ufficialmente, abbiamo dovuto dissociarci dalla fermata decisa alla Monteforno». J9fc<ro le quinte, comunque — fanno capire i sindacati — l'appoggio allo sciopero c'è stato, costringendo l'Ufficio cantonale di conciliazione ad un sollecito incontro nel palazzo del governo. La prima mossa, un invito alle maestranze perché riprendano il lavoro con revoca dei licenziamenti e rinuncia della direzione ad ogni rappresaglia, viene giudicata una vittoria dagli operai. L'obiettivo, per governo e imprenditori, è di spegnere senza indugii fuochi di protesta ella Monteforno, per evitare die l'incendio si propaghi e mortifichi l'orgoglio svizzero della pace sul lavoro. Roberto R«ale

Persone citate: Bodio, Giovanni Colombano, Nando Ceruso, Roll

Luoghi citati: Canton, Canton Ticino, Svizzera