L'America Latina chiede una tregua

L'America Latina chiede una tregua Per rendere 330 miliardi di dollari L'America Latina chiede una tregua DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — L'America Latina rivolge un urgente appello al Fondo Monetarlo Internazionale e alle più grandi banche statunitensi ed europee affinché stanzino nuovi prestiti per i Paesi più gravemente indebitati. »Il nostro continente rischia la bancarotta nell'84 — ci hanno detto il ministro dell'Economia Rudolf o Silva e il governatore della Banca Centrale Manuel Castlllo del Costa Rica — l'ha evitata quest'anno, ma si trova in una situazione drammatica». Silva e Castlllo ci hanno esposto alcune cifre: l'indebitamento estero latino americano è la meta di quello mondiale, 330 miliardi di dollari: è concentrato nel Brasile (oltre 90 miliardi di dollari), nel Messico (oltre 80), nell'Argentina (oltre 40) e nel Venezuela (oltre 35). L'appello dell'America Latina non è solo per nuovi prestiti, che secondo il ministro e 11 governatore costaricani nell'84 dovranno' ammontare ad almeno 25 miliardi di dollari, di cui 12 miliardi per il pericolante Brasile e 4 miliardi per il Messico. L'appello è anche per una riforma degli accordi esistenti. «JVoi proponiamo —ci hanno spiegato Silva e Castlllo — un periodo di grazia di quattro anni, in cui i Paesi più gravemente indebitati debbano ripagare solo gli interessi, e non anche parte del capitale: una proroga di otto anni delle scadenze di salito, in modo da ridurre l'entità annuale dei pagamenti stessi: l'applicazione di interessi che siano marginalmente superiori al prime rate negli Stati Uniti, e non superiori del 2 o del 2'£ per cento come adesso: agevolazioni commerciali, che ci consentano il rilancio delle esportazioni e con esse della produzione: e altre misure indispensabili.. L'iniziativa della riforma dovrebbe venire dagli Stati Uniti: «E' il loro prime rate die condiziona tutto — hanno insistito i due economisti — un punto percentuale in plii vuole dire 3 miliardi e 300 milioni di dollari di interessi extra da pagare ogni anno». Nella disamina di Silva e di Castlllo, il ^ventre molle» dell'America Latina è il Brasile. Lo scorso marzo, il Fondo Monetario Internazionale gli concesse un prestito di 5 miliardi di dollari. A maggio ne sospese però l'erogazione, perché il Brasile non seguiva la politica economica impostagli. Tra dieci giorni, il Fondo monetario dovrà votare se riprenderla o no. Il Brasile, che doveva ridurre l'inflazione al 60 per cento, sta galoppando su una del 200 per cento: negli ultimi 10 mesi 11 cruzeiro ha inoltre subito una svalutazione del 223 per cento rispetto al dollaro. I due economisti aggiungono però che non sarà meno difficile il compito di salvare l'Argentina e il Venezuela. L'Argentina è in arretrato di 7 miliardi di dollari nel pagamento dei debiti, e nell'84 dovrebbe restituire 14 miliardi di dollari di capitale. Il presidente eletto Anfonsln si accinge a mandare negli Stati Uniti e in Europa 11 probabile prossimo ministro delle Finanze Grlnspun per rinegoziare tutto. Sta approntando un programma di austerità che tagli drasticamente l'inflazione, oggi del 400 per cento, ma che lasci margine al decollo industriale. Le grandi banche private si sono rifiutate di concedere ai generali 500 milioni di 'dollari già pattuiti, c Alfonsi n vorrebbe riscuoterli il giorno stesso dei suo ingresso al governo. Quanto al Venezuela, per la quarta volta In un anno le banche gli hanno dato una proroga di tre mesi per il saldo di 18 miliardi di dollari di capitale. Si rendono conto che dovranno rinegoziare anche con esso l'intero indebitamento, ma aspettano le elezioni del 5 dicembre prossimo. In piena campagna elettorale, il presidente Campins non intende discutere nessun programma di austerità, che gli costerebbe 11 rinnovo del mandato. e>c„

Persone citate: Alfonsi, Silva