Turchia, non vince il Generale

Turchia, non vince il Generale Dalle elezioni di domenica, le prime dal putsch dell'80, un messaggio ai militari: il Paese è stanco di loro Turchia, non vince il Generale Maggioranza al Partito della madre patria dell'economista ultraliberale Ozal - Clamorosa sconfitta (è all'ultimo posto) del movimento favorito dal regime, quello della Democrazia nazionalista del generale Su- i nalp - Secondo nelle preferenze il Partito del popolo, formazione di una sinistra addomesticata cui però i turchi progressisti (e dissidenti) hanno voluto dare fiducia - Come reagirà il capo dello Stato Evren? NOSTRO SERVIZIO ANKARA — Le elezioni le-' glslative di domenica in Turchia sono state vinte dal Partito della madre patria diretto da Turgut Ozal. A scrutinio ultimato del circa 20 milioni di schede, questo movimento ha raccolto il 45 per cento dèlie preferenze. Il programma.di Ozal si distingue da quello dei rivali — il Partito del popolo Halkci di Nekcet Calp, al secondo posto delle preferenze, e il Partito della democrazia nazionalista del generale Sunalp — per le sue teorie economiche ultraliberiste. Già la settimana scorsa si mormorava, negli ambienti che avevano accesso ai sondaggi (la cui pubblicazione non era autorizzata), che l'ex «gestore» dell'economia nel governo militare formato in seguito al colpo di Stato del 12 settembre 1980 era in forte vantaggio rispetto al candidato favorito dei militari, Sunalp appunto. Conseguenza, della mediocre campagna elettorale svolta dal presidente del Partito della democrazia nà> r;iuiista, campagna puntai,', al limite dell'ossessione, sull'unico tema della •legge e ordine.*, o frutto delle buone prestazioni televisive del presidente del Partito della madre patria? Resta il fatto che, un anno dopo l'approva-, zlone della nuova Costituzione, e dopo la trionfale elezione del generale Evren, protagonista del putsch dell'80, alla presidenza della Repubblica, la situazione politica non pare esattamente quella che 1 capi delle forze armate auspicavano. La sconfitta del generale Sunalp (il 23 per cento dei1 voti) costituisce un messaggio ai 'Vincitori del terrorismo e dell'anarchia»: ormai, sembrano dire gli elettori, i generali hanno fatto abbastanza per 11 bene del Paese, ed è giunto il momento di una graduale apertura. Anche la «tenuta» del Partito del popolo di Calp contiene un «insegnamento» interessante. Lo Halkci all'inizio era considerato il »partito dell'opposizione dei generali», cioè una «vetrina» democratica più che una reale espressione della sinistra, malgrado 1 toni vagamente socialdemocratici della campagna elettorale. Non scorgendo una formazione incontestabilmente di sinistra, molti elettori hanno deciso di appoggiare lo Halkci piuttosto che votare scheda bianca o scheda nulla, o di scegliere candidati indipendenti. E' accaduto, per esemplo, in alcune province orientali a forte popolazione curda. Non per questo, certo, il partito di Calp diventa il virtuale successore del prp di Ecevit; ma il 30 per cento dei voti finiti allo Halkci significa che bisognerà fare i conti anche con questo movimento. Ozal avrà cosi la maggio ranza assoluta nell'Assemblea, e dovrebbe quindi, in linea di principio, essere consultato dal generale Evren per formare un governo. Tutto sembra indicare che nella conduzione della cosa pubblica vi sarà una spartizione dei compiti fra il capo dello Stato, le Forze Armate e il nuovo primo ministro. Ozal si occuperà essenzialmente di economia: e-stato chiaramente 'Tri''questa ottica, dal momento che tutta la sua campagna era stata impostata sul risanamento. E il prezzo da pagare per il risanamento, alla luce delle teorie, del futuro premier, sarà probabilmente un aumento dei fallimenti e della disoccupazione. Le forze armate si occuperanno invece del mantenimento dell'ordine pubblico. Il generale Evren ha avvertito i turchi, prima delle elezioni, che non devono aspettarsi una rapida revoca dello stato d'assedio in vigore da oltre tre anni. Finché i processi contro i militanti estremisti o i separatisti curdi non saranno con-' elusi — e stanno invece andando alle calende greche—e finché vi saranno vittime della violenza politica, i comandanti della legge marziale resteranno le autorità supreme delle varie province. Il capo dello Stato, che in base alla Costituzione del 1982 ha ampi poteri, sarà dunque l'arbitro fra autorità civili e militari. Andrà verso una forma di «democrazia autoritaria»? Oppure verso un'apertura graduale e controllata? Vi sono tre «spie» da tenere d'occhio. La stampa, innanzitutto: una legge studiata per soffocarla anche in tempi normali è giacente al Consiglio di sicurezza nazionale. Verrà promulgata prima della riunione dell'Assemblea? La seconda spia è l'università: continueranno i licenziamenti di insegnanti che si sono fatti sempre più frequenti in questi ultimi mesi per iniziativa di un Consiglio superiore decisamente reazionario? Infine, i diritti dell'uomo. Nessuno qui in Turchia spera che si ripeta l'esperienza dell'amnistia del 1972, quando la liberazione di terroristi incalliti contribuì ad alimentare l'ondata di criminalità politica che insanguinò il Paese alla fine degli Anni Settanta. Ma nelle prigioni turche, dove le condizioni di detenzione sono per tradizione disumane, e che per di più oggi sono sovrappopolate, sono rinchiusi molti colpevoli di reati d'oplnjone. Verranno liberati? E quando? Malgrado le elezioni di domenica, resta quindi molta strada da percorrere prima che la Turchia possa tornare tra le democrazie europee. Jean-Pierre Clerc Copyright < ! * Monde» v|u-r l'Italia <<!.a Stampa-, I risultati ANKARA — Questi i risultati delle elezioni in Tardila. Partito della madre patria: 212 seggi (45,1 per cento). Partito del popolo: 117 seggi (30,4 per cento). Partito della democrazia nazionalista: 71 seggi (23,2 per cento). I candidati indipendenti hanno ottenuto l'l,l per cento dei voti La percentuale dei votanti è stata del 92,3 per cento. Ankara. Turgut Ozal sorride l'elice per il successo riportato nelle elezioni (Telefoto Upi)

Luoghi citati: Ankara, Italia, Turchia