Olympia di Parigi, un mito compie trentanni di Emanuele Novazio
Olympia di Parigi, un mito compie trentanni Il tempio della canzone fu inaugurato nel '53 da Coquatrix con un memorabile Bécaud Olympia di Parigi, un mito compie trentanni Ha ospitato tutti i grandi: Piaf, Trenet, Baker, Aznavour, Brassens - Poi i Beatles, Dylan, e anche Milva e la Vanoni - Ultimo grande Montanti PARIGI — Quando, alla fine del '53, Bruno Coquatrix — nolo allora come ex impresario di Edith Piaf e autore di un centinaio di canzoni malinconiclié e dolci — trasformai un vecchiacifiienia di Boulé-' vard des Capuctnes, numerò 28, in music-hall, la gente di spettacolo è scettica, a Parigi. Pochi mesi e si ricrederà: La prima serata all'Olympia è già un successo enorme. «Storico», si dirà subito dopo. Grazie al brio del giovane cantante che inaugura la sala, l'ex pianista di Gilbert Bécaud. ■ L'epopea dell'Olympia comincia quella sera, il 5 febbraio del '54. Una scommessa. L'avvio di una storia che avrà decine di protagonisti e un campione: lui, «Bruno il patron», «l'impresario del segolo», come lo definiranno i giornali degli Anni Sessanta. Sono passali trent'anni, l'Olympia si prepara a festeggiarli. Coquatrix è scomparso nel 79, il suo posto è stato preso dalla figlia Patricia. A febbraio, la sera del 5, «accadrà qualcosa di speciale». Un grande omaggio al proprio mito e a quello di chi all'Olympia si è consacrato, o è fiori to. ine con Bgcaft&Brtassens, Tfe\nèt, drkv^nò^MÓutou'" Una lunga galleria di vóci e volti. Sul palcoscenico di Boulevard des' Capuclnes sono passati -tutti», francesi e no. Dopo la prima, magica slagio- outoudji.Leo Ferré, Edith Piàf,' Josephine Baker. E poi Àenavour, Jacques Brel, Sylvie Vartan, Dalida. Anche i Beatles, in una breve apparizione nel '64, Trini Lopez, Bob Dylan die, nel '66, si diverte ad accordare per quattórdici minuti la chitarra in palcoscenico. Fino a Nlna Hagen, nel settembre di tre anni fa e ancora^Yves Montana, ottobre '81: per ascoltarlo, sono venuti da Tokyo e New York interi cliarter, tutti in fila dalle 8 di mattina davanti albottegltino. In Boulevard des Capuclnes ricordano tante ••corride», serate finite in gigantesche chiassate di pubblico, sedie sfondate, vetri infranti (le compagnie di assicurazione lianno sempre rifiutato di assumersi i rischi dei danni alle poltrone). Per l'esibizione di Sidney Bechet, il È settembre del '54, si presentano in seimila, i posti sono meno di duemila: ottocento sèdie sono sfa¬ sciate. Al concerto di Bill Haley, nel '56, il pubblico lacera a colpi di rasoio trecento poltrone. James Brown, nel '67, esce illeso dalla sala per un soffio. JoTtnriiìTùUyday, nel '61, è sommerso, quasi, dal lancio di carte éVggetti. Gli anni recenti sono stati piii calmi. La trasformazione del music-hall, la sua evoluzione verso la formula del recital, l'ingresso prepotente della tv nel mondo della canzone, l'avanzata dello show all'americana, hanno tolto all'Olympia qualche esclusiva. I grandi raduni negli stadi, il nuovo costume giovanile, le hanno sottratto una porzione del suo pubblico. Ma il mito resiste. «Slamo un monumento», dicono in Boulevard des Capuclnes. E ricordano, con un po' di civetteria, die già ottantanni fa, tra il 1892 e il 1929, il primo Olympia (poi diventato cinema) fu luogo di debutti e di consacrazioni. Mai sentita la Bella Otero?, chiedono, e Mistlnguett, Yvonne Printemps, Max Under, Maurice Chevalier? Sono passati tutti al 28 di Boulevard des Capuclnes. Emanuele Novazio
Luoghi citati: New York, Nlna Hagen, Olympia, Parigi, Tokyo
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